13-14 aprile 1979: stato d’assedio ai funerali degli autonomi di Thiene

Verso le 17.30 dell’11 aprile 1979, a Thiene, in provincia di Vicenza, esplode un ordigno in un appartamento in via Vittorio Veneto 48. Muoiono dilaniati dall’esplosione tre militanti del Gruppo sociale di Thiene, una delle strutture dei Collettivi Politici Veneti. Maria Antonietta Berna (22 anni: nella foto durante un’occupazione di case), il metalmeccanico Angelo Del Santo (24 anni) e lo studente di medicina Alberto Graziani (25 anni).

L’esplosione è provocata dallo scoppio accidentale della pentola a pressione piena di polvere di mina. I due uomini stanno preparando un ordigno mentre la ragazza, compagna dell’affittuario, è alla macchina da cucire in un’altra stanza. In quei giorni ci furono decine di azioni e incendi in risposta all’arresto di decine di compagni del movimento comunista veneto e non solo avvenuto il 7 aprile dello stesso anno.  Le “notti dei fuochi” (decine di attacchi in contemporanea a bassa e diffusa intensità) erano la modalità specifica di uso della forza da parte dell’Autonomia organizzata veneta

La storia dei tre militanti

La storia dei tre compagni è ricostruita da Gianni Sartori:
Resasi indipendente dalla famiglia, Antonietta viveva di lavoro nero svolto a domicilio. Angelo Dal Santo, operaio, nel 1978 era entrato nel consiglio di fabbrica  della RIMAR. Grazie al suo impegno i lavoratori di questa fabbrica metalmeccanica di Lugo avevano ottenuto migliori condizioni normative e salariali. Aveva poi organizzato picchetti e ronde contro gli straordinari. Partecipò  all’occupazione di case sfitte e della “Spinnaker”. Ai suoi funerali, oltre a centinaia di compagni, erano presenti tutte le operaie di tale fabbrica. Alberto Graziani, studente universitario, aveva preso parte a tutte le iniziative del movimento: lotte per la casa e contro gli straordinari, organizzazione di precari e disoccupati…

Il ricordo del movimento

In un comunicato del 1° maggio 1979  i tre militanti vennero ricordati dal “Comitato per la liberazione dei compagni in carcere”:

Come movimento comunista, al di là delle attuali differenze interne, rivendichiamo la figura politica di questi compagni. Maria Antonietta Berna, Angelo Dal Santo, Alberto Graziani sono stati parte integrante nella loro militanza di tutte le lotte dei proletari della zona. Sono morti esprimendo la rabbia, l’odio, l’antagonismo di classe contro questo Stato, contro questa società fondata e organizzata sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Nessuna disputa di linea politica e le differenziazioni di impostazione e di analisi e di pratica dentro il movimento possono offuscare e negare l’appartenenza di questi compagni all’intero movimento rivoluzionario, a tutti i comunisti.

Di fronte all’iniziativa del nemico di classe, alle iniziative repressive, al terrore fisico e psicologico, al terrorismo propagandistico, allo stravolgimento e strumentalizzazione dei fatti, l’intero movimento di classe deve rivendicare a sé questi compagni caduti, per non dimenticare, per ricordare. Non vogliamo discutere di fronte al nemico la loro morte, essa vive oggettivamente e soggettivamente dentro il movimento di classe in Italia, alla sua altezza e nelle sue difficoltà, nel suo sviluppo fatto con la vita e con la morte di migliaia di compagni lungo una strada che porti fuori dalla barbarie capitalistica e dalla miseria del socialismo reale, per il comunismo. A questa strada difficile questi tre compagni hanno dato comunque il loro contributo, la loro vita. Per questo, oggi più che mai, sono con tutti noi”.

Tagliapietra a Radio Onda d’urto

L’intervista di Radio Onda d’Urto a Donato Tagliapietra, autore del libro sull’Autonomia vicentina, il quinto della saga sull’Autonomia

https://www.radiondadurto.org/wp-content/uploads/2019/04/donato-tagliapietra-11-aprile-thiene_USARE-GIOVEDI-11-Aprile.mp3

Una repressione brutale

L’intestatario dell’appartamento, il pittore decoratore Lorenzo Bortoli, anch’egli militante dei CPV, è arrestato insieme ad altri tredici militanti nell’inchiesta sull’esplosione. Lorenzo Bortoli morirà suicida in carcere il 19 giugno 1979.

La brutalità della macchina repressiva si dispiega già dal giorno dell’esplosione. La sera stessa – ricorda ancora gianni Sartori – arrivano i primi arresti. Vengono incarcerati Chiara, moglie di Angelo; Lucia, compagna di Alberto; Lorenzo, compagno di Antonietta. Nel giro di poche ore anche Corrado e Tiziana che abitavano con Chiara e Angelo. Un altro ordine di cattura viene spiccato contro  Donato, al momento irreperibile. Nel frattempo vengono eseguite decine di perquisizioni e si effettuano numerosi fermi.

Un gran numero di posti di blocco trasforma i dintorni di Thiene in un quartiere cattolico di Belfast. Tutti coloro che in qualche modo avevano a che fare con il Gruppo Sociale di Thiene rischiano ora l’incriminazione per banda armata. A tutti gli arrestati vengono contestati: l’appartenenza ad una associazione sovversiva costituita in banda armata; il concorso nella fabbricazione dell’ordigno esplosivo e nella detenzione di armi; il concorso in tutti gli episodi avvenuti nel Veneto negli anni precedenti. Fino al concorso morale nella morte dei tre giovani di Thiene.

In un documento presentato da un imputato alla Corte d’Assise (“Quegli anni, quei giorni, autonomia operaia e lotte sociali nel Vicentino: 1976-1979”) viene riportato che  “la sera dell’11 aprile Chiara, Lucia e Lorenzo vengono condotti all’obitorio dell’ospedale di Thiene e lì costretti al riconoscimento dei corpi straziati e devastati”. E aggiunge “…il riconoscimento venne effettuato con criteri infami usandolo come deterrente per tutti i compagni”.

I funerali in stato d’assedio

Il 12 aprile 1979 un volantino intitolato “Ci sono morti che pesano come piume e vite che pesano come montagne” ricorda i caduti. I tre militanti , dice il comunicato, “sono morti esprimendo la rabbia, l’odio, l’antagonismo di classe contro questo Stato, contro questa società fondata ed organizzata sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo”.
Il  13 aprile è il giorno dei funerali di Maria Antonietta Berna, sepolta a Thiene, e di Angelo Del Santo, seppellito in una frazione vicina, a Chiuppano. Qui la polizia ha militarizzato l’intera area, impendendo l’accesso al cimitero. Parecchie centinaia di giovani riescono comunque ad avvicinarsi alla chiesa utilizzando piccole strade che passano attraverso i campi, per l’ultimo saluto al militante morto.
Il 14 aprile 1979 si celebrano a Sarcedo i funerali di Alberto Graziani. Parecchie centinaia di persone superano i posti di blocco posti dalle forze dell’ordine intorno alla città. Alla cerimonia lo salutano in silenzio a pugno chiuso.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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