Il caso Faranda, la parola ai familiari delle vittime

 

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Nella foto della Stampa Faranda Milani e Moro alla presentazione milanese del libro

Quello che oramai passerà alla cronaca come il caso Faranda, l’invito revocato a due ex br a partecipare come testimonial a un corso di formazione per magistrati sulla giustizia riparativa, si rivela una verità mutilata. Il pezzo che manca (essere l’invito il coronamento di un percorso tra carnefici e vittime che ha messo capo a “Il libro dell’incontro”) ce lo racconta una bella lettera di Agnese Moro, Manlio Milani e Sabina Rossa sulla decisione della Scuola Superiore della Magistratura di annullare l’invito, visibile solo grazie alla correttezza della rivista di Magistratura democratica, Questione giustizia, perché i giornali a cui era stata inviata hanno molto poco elegantemente “glissato”. I tre nell’ordine sono da tempo impegnati in un percorso di ricostruzione  storica e di servizio pubblico ma la stampa mainstream li ritiene evidentemente indegni di parola pubblica.

Desideriamo esprimere la nostra amarezza per la decisione della Scuola Superiore della Magistratura di annullare l’invito, da tempo rivoltoci, a presentare il nostro percorso di giustizia riparativa (reso pubblico con il Libro dell’incontro, il Saggiatore 2015) e di impedirci, così, di dialogare con i magistrati all’interno di un corso di formazione su “Giustizia riparativa e alternative al processo e alla pena”, organizzato dalla Scuola stessa. Della decisione dispiacciono particolarmente alcune cose.
1. Non aver potuto rispondere alle attese dei partecipanti, probabilmente interessati a conoscere un’esperienza di giustizia riparativa durata molti anni e che ha coinvolto tante persone così diverse per storie, temperamento, culture.
2. Non aver potuto ricevere dai partecipanti, così qualificati, suggerimenti, osservazioni, consigli che sarebbero stati preziosi per il futuro del nostro cammino.
3. Vedere trattati i partecipanti stessi come se fossero persone incapaci di discernere situazioni e affermazioni. Come non si stesse parlando di chi, per il suo lavoro, deve farlo continuamente a fronte di situazioni ben più complesse e difficili rispetto a una esperienza di incontro tra vittime e autori di reato.
4. Vedere una certa sacralizzazione della Scuola come se essa fosse custode esclusiva della memoria dei caduti e potesse essere contaminata, proprio lì dove si scambino idee ed esperienze, dalla presenza anche di persone che hanno compiuto azioni gravissime, seguite da lunghi e sofferti cammini significativi.
5. Dispiace poi, e molto, che si sia giustificato l’annullamento dell’invito con l’idea che il fatto che persone che hanno commesso reati, sono state giudicate e hanno scontato la loro pena, parlando a magistrati nella sede della Scuola, avrebbero offeso la nostra Costituzione. Non possiamo accettarlo. Sappiamo benissimo che la pena, nel nostro ordinamento costituzionale, serve alla rieducazione del condannato al quale non può essere chiesto, né ordinato, di perdere il diritto a esprimere le proprie idee e le proprie esperienze, e con esse la propria personalità.
6. Dispiace molto, infine, che nel comunicato stampa del Direttivo della Scuola, con cui si annuncia l’annullamento dell’incontro con i testimoni, non siano stati menzionati i nomi di tutti gli invitati, ma soltanto quelli degli autori di reato, disconoscendone così pregiudizialmente il percorso riparativo che essi hanno fatto insieme a noi, vittime. Questo incontro è il cuore di un percorso di giustizia riparativa. Ci sembra che con questo “invito al silenzio” si sia evidenziata l’incapacità di comprendere ciò che noi viviamo come un punto fermo: che la memoria “pubblica” richiede il racconto e l’ascolto delle memorie “diverse” e particolari. Ciò non implica, ovviamente, di essere d’accordo, ma di aprire spazi di confronto dai quali possa emergere una più piena consapevolezza delle vie della violenza, per riconoscerle e prevenirne le tragiche conseguenze.

Agnese Moro – Figlia di Aldo Moro
Manlio Milani – Familiare di vittima della strage di Piazza Loggia
Sabina Rossa – figlia di Guido Rossa Brescia 

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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