7 maggio 1955: nasce Alvaro Lojacono, uno dei dieci brigatisti di via Fani

alvaro lojacono

Alvaro Lojacono (Roma, 7 maggio 1955) è un ex brigatista italiano, figlio dell’economista e esponente romano del PCI Giuseppe Lojacono e della cittadina svizzera Ornella Baragiola, circostanza che gli permetterà di prendere la cittadinanza come Alvaro Baragiola e quindi evitare l’estradizione in Italia. Militante di Potere operaio e della rete clandestina guidata da Valerio Morucci, con il nome di battaglia “Otello”, è stato condannato in Italia per gli omicidi di Mikis Mantakas, di Girolamo Tartaglione e per la Strage di via Fani.

alvaro lojacono

Nel 1980 è espatriato in Algeria utilizzando i vecchi rapporti del padre, impegnato nella solidarietà internazionalista con il FLN negli anni della lotta per l’indipendenza nazionale dall’oppressione francese. Di lì si è trasferito in Brasile per poi rientrare in Svizzera.
Qui è stato colpito da un mandato di arresto internazionale con l’accusa di aver partecipato all’agguato di via Fani e di aver ucciso il 10 ottobre 1978 il giudice Girolamo Tartaglione, direttore generale del Ministero di Grazie e Giustizia.

Il 6 novembre 1989 la corte di assise del Canton Ticino lo condanna a 17 anni di prigione per l’omicidio Tartaglione e due tentativi di rapina a mano armata. Sarà scarcerato dopo 11 anni di detenzione per buona condotta.

L’omicidio Mantakas

Dopo l’assoluzione nel processo di primo grado, è stato condannato in appello in contumacia a 16 anni di carcere per l’uccisione dello studente greco Miki Mantakas avvenuto il 28 febbraio 1975 nel cortile prospiciente la sede del MSI nel quartiere Prati. Gli scontri cominciano fin dalla mattina, con la sinistra extraparlamentare che si organizza massicciamente dopo aver subito l’offensiva missina nelle prime due udienze del processo per il rogo di Primavalle.

Lojacono, testimone a favore di uno degli imputati, si scontra in tribunale con Luigi D’Addio, segretario missino al Prenestino, esponente di Lotta Popolare, il movimento peronista guidato da Paolo Signorelli. I due sono separati dal maggiore Antonio Varisco, carabiniere poi ucciso dalle Brigate Rosse.

Anche se l’arresto, subito dopo l’assalto mortale, del responsabile del servizio d’ordine di Avanguardia comunista, Fabrizio Panzieri, armato con una pistola di calibro diversa da quella usata per l’omicidio, avrebbe dovuto indirizzare le indagini in altra direzione, alla fine sarà accusato e condannato come autore materiale dell’omicidio.

Il 16 marzo a via Fani

Il 16 marzo 1978 è a via Fani, insieme a un altro irregolare ex di Potere operaio, Alessio Casimirri, a bordo di un’auto. Il loro compito è di presidiare la zona alta di via Fani, il cosiddetto “cancelletto superiore”. Devono impedire che all’inizio della fuga dopo l’assalto qualche auto si metta a inseguire il commando che si sta sganciando con il prigioniero.
La condanna nel processo Moro quater, sentenza confermata il 14 maggio 1997, all’ergastolo non ha effetti: dopo il primo proscioglimento nel 1988 per mancanza di prove, in occasione dell’arresto, la giustizia svizzera decide di non riaprire il procedimento.

L’ultimo arresto in Corsica

Nel giugno del 2000 Lojacono arrestato sulla spiaggia dell’Isola Rossa, vicino a Bastia, in Corsica, su mandato di cattura della magistratura italiana. Ottenne però la scarcerazione ed evitò l’estradizione in Italia in quanto il diritto francese non riconosce la condanna in contumacia e il diritto svizzero non prevede l’estradizione per i propri cittadini.

Attualmente collabora con il Dipartimento di Economia dell’Università di Friburgo, come esperto dei temi della sicurezza e dei conflitti.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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