Antisemitismo, boom in Europa. In Italia l’allarme è minore

Nel giorno dell’oltraggio alla memoria della Shoa, con il furto di 20 pietre dell’inciampo rubate a Roma, al rione Monti, arriva dall’agenzia Ue sui diritti fondamentali un’indagine sull’antisemitismo, condotta nel 12 paesi che concentrano quasi tutta la popolazione ebraica europea. In Italia tutti gli indicatori sono inferiori alla media continentale. 

Antisemitismo, il 38% in Europa pensa ad emigrare

Quasi quattro ebrei su dieci in Europa (il 38%) hanno considerato negli ultimi cinque anni la possibilità di lasciare il Paese in cui vivono. Perché non si sentono più sicuri a casa loro, a causa della crescita dell’antisemitismo nel Vecchio Continente. Il 34% evita di visitare luoghi o cerimonie ebraiche perché non si sente al sicuro, una volta raggiunta la destinazione o lungo la strada. E’ quanto emerge dal rapporto su “Esperienze e percezioni dell’antisemitismo” realizzato dalla Fra. L’agenzia Ue per i Diritti Fondamentali ha intervistato in 12 Paesi europei (Austria, Belgio, Germania, Danimarca, Spagna, Francia, Ungheria, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Svezia e Regno Unito, che ospitano il 96% della popolazione ebraica dell’Ue) 16.395 persone che si definiscono ebree.

L’antisemitismo pervade la sfera pubblica

Per la Fra, l’indagine indica che “l’antisemitismo pervade la sfera pubblica, riproducendo e radicando stereotipi negativi relativi agli ebrei”. In Europa, ancora oggi, “il semplice fatto di essere ebrei aumenta la probabilità di dover affrontare un continuo flusso di abusi espressi in diverse forme, ovunque vadano, qualunque cosa leggano e con chiunque si mettano a parlare”.
Il paragone con un’indagine analoga condotta nel 2012 “mostra che cresce la percezione tra i rispondenti che l’antisemitismo è un problema che si va aggravando nei Paesi in cui vivono”. Ben l’89% ritiene che l’antisemitismo sia aumentato nei rispettivi Paese nei cinque anni precedenti e l’85% lo considera un problema “serio”.

Polonia, Germania e Belgio al top per diffusione attacchi 

Per gli ebrei europei, l’antisemitismo è più forte su Internet e social media (89%), seguiti dagli spazi pubblici (73%), mass media tradizionali (71%) e nella vita politica (70%). L’Italia, insieme al Belgio, alla Francia, e alla Polonia, è uno dei Paesi in cui la percentuale di coloro che ritengono che l’antisemitismo on line sia un problema rilevante raggiunge o supera il 90%.

Il nostro, in ogni caso, sembra essere un Paese in cui l’antisemitismo è relativamente meno propenso a manifestarsi apertamente e violentemente che altrove: mentre in media nei 12 Paesi oggetto di indagine il 24% ha visto o è stato testimone di episodi di molestie verbali o attacchi fisici nei confronti di altri ebrei negli ultimi 12 mesi, in Italia la percentuale è del 19%.
In media nei 12 Paesi il 20% ha avuto un familiare vittima di molestie o insulti verbali, o attacchi fisici, a sfondo antisemita nell’ultimo anno. In Italia la percentuale è del 12%. I Paesi europei più ostili alla popolazione ebraica sotto questo profilo sono Polonia (32% per la prima fattispecie e 25% per la seconda), Germania (29% e 27%) e Belgio (28% e 28%).

In Italia il 17% non va in sinagoga per paura 

In Italia il 17% degli ebrei evita di recarsi ad avvenimenti o luoghi ebraici per ragioni di sicurezza. Questa  percentuale  raggiunge il 43% in Olanda, il 41% in Francia e il 37% in Belgio. In ogni caso nel ’Bel Paese’ ben un ebreo su quattro, il 24%, evita sempre (6%) o spesso (18%) di indossare o di mostrare in pubblico oggetti che lo qualificherebbero come ebreo, quali una kippa o uno stella di Davide. La scelta può essere motivata da ragioni di sicurezza oppure da altre considerazioni, come il fatto che non si ritiene importante indossare tali oggetti.

Nel nostro Paese il 69% non ha considerato negli ultimi cinque anni la possibilità di emigrare: 
l’1% è emigrato ma è tornato,
il 23% ha considerato la possibilità, più del 20% registrato nel 2012;
il 7% preferisce non rispondere.
I più frequenti luoghi comuni antisemiti che si sentono o leggono regolarmente sono:
“gli ebrei si comportano come i nazisti nei confronti dei palestinesi” (51%; tra gli ebrei italiani il 60% l’ha letta o sentita),
“gli ebrei hanno troppo potere” (43%; in Italia il 37%) 
“gli ebrei sfruttano l’essere stati vittime dell’Olocausto per perseguire i loro fini” (35%; il 36% in Italia).
Luoghi comuni che si riscontrano on line (80%), sui media tradizionali (56%) e in occasione di eventi politici (48%). Nel Vecchio Continente ormai e’ ’normalizzato’

La normalizzazione dell’antisemitismo

L’indagine approfondisce anche la concezione di antisemitismo della popolazione sondata: va rilevato che l’82% degli intervistati in media (l’83% in Italia) considera antisemita il sostegno al boicottaggio di Israele o degli israeliani e il 38% (il 37% in Italia) ritiene che sia espressione di antisemitismo criticare Israele, entrambe cose la cui qualificazione come antisemitismo tout court appare opinabile.
Il rapporto indica che gli ebrei europei “hanno a che fare così tanto con abusi a sfondo antisemita che alcuni degli incidenti sembrano loro poco significativi”.

Il 79% di chi ha subito molestie a sfondo antisemita nei precedenti cinque anni non ha sporto denuncia. Principalmente a causa della convinzione (per il 48%) che non sarebbe servito a niente. Ma anche perché l’episodio è stato considerato non abbastanza grave da essere denunciato.
Anche per questo l’agenzia Ue parla di “normalizzazione” dell’antisemitismo nel Vecchio Continente. La normalizzazione è “evidente” se si considera la “vasta gamma” degli autori. Vengono infatti dall’intero arco politico, dall’estrema sinistra all’estrema destra, e da persone di tutte le classi sociali.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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