21.11.79: le Brigate rosse genovesi uccidono due carabinieri

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I due carabinieri uccisi

Nel suicidio di Berardi, il gruppo dirigente delle Brigate rosse trovò un’ennesima ragione per riconoscere il generale Dalla Chiesa – che già era stato, dal ’77 in poi, l’onnipotente gestore delle carceri speciali – come l’anima nera di una guerra psicologica combattuta dall’Antiterrorismo per conto dello Stato.

Ne convennero i detenuti stessi del carcere cuneese. Attraverso «strumenti di annientamento psico-fisico», il «compagno Franco» era stato «premeditatamente suicidato». Lo scrissero «i proletari prigionieri del Campo di Cuneo». In una dichiarazione datata 24-25 ottobre alla quale Enrico Fenzi contribuì personalmente.

La linea dell’annientamento

Dunque, il gruppo dirigente delle Br riconobbe nel suicidio di Berardi una ragione ulteriore per insistere nella strategia militarista adottata a partire da via Fani. Durante l’autunno e l’inverno 1979-80, le Br perseguirono una linea dichiarata di «annientamento» dei militari dell’Arma. E tale linea prese tempestivamente la forma, a Genova, di un duplice omicidio. Perpetrato il 21 novembre, contro due carabinieri della stazione di corso Martinetti.

Un agguato al bar

Riccardo Dura giocava in casa, alle sette di quel mercoledì mattina. Corso Martinetti era infatti la strada stessa dove il mozzo della gente di mare aveva brevemente abitato con la madre, Celestina Di Leo, dopo il loro trasloco a Sampierdarena dal quartiere di San Teodoro. Qui aveva sede, tra un condominio e l’altro, il comando di quartiere dei carabinieri già colpito dalle Br nel 1976. Assassinati alle spalle dalle br fu il drammatico titolo dell’«Unità». Crivellati di colpi mentre bevevano il caffè suonò il titolo nelle pagine interne del quotidiano del Pci.

Dove già l’occhiello diceva tutto sulla dinamica della messa a morte del maresciallo Vittorio Battaglini, 44 anni, da Massa Carrara, e del carabiniere scelto Mario Tosa, 26 anni, genovese: «I due militari erano tranquillamente appoggiati al bancone del bar – Una scena agghiacciante – Mario Tosa e Vittorio Battaglini avevano persino lasciato i mitra nella loro “Gazzella” – Si sentivano tra amici – Finiti con un colpo alla testa – Nel rivendicare il duplice omicidio i terroristi hanno utilizzato il nome di Francesco Berardi, il br accusato dal compagno Guido Rossa che si è ucciso in carcere»

Sparano Dura e Lo Bianco

Non c’era molto da aggiungere. Nella città capitale della grande industria pubblica, dove un’avanguardia marxista-leninista aveva lungamente sperato di conquistare il consenso della classe operaia per realizzare infine la rivoluzione comunista, i pochi regolari della colonna genovese delle Brigate rosse non erano più altro che questo. Un pugno di spietati assassini. Quel giorno, a Sampierdarena, a sparare insieme con Dura fu Francesco Lo Bianco. Anche lui un enfant du pays, operaio nel vicino stabilimento dell’Ansaldo Meccanico Nucleare. Livio Baistrocchi serví da copertura. Lorenzo Carpi fu l’autista della Fiat 128 rubata con cui i quattro uomini del commando si allontanarono dopo l’agguato. Venne ritrovata poco dopo in via Bersezio. A pochi passi dal covo di via Zella dove «Roberto» abitava con Rina Picasso.

L’immediata protesta popolare

Al cronista dell’«Unità» restò solo da riferire dell’immediata, e nutrita, protesta popolare. «In fondo alla discesa, lungo via Cantore, si vede ora sfilare compatto il corteo delle fabbriche di Ponente. Ci sono gli operai dell’Italsider con il verde cupo dei loro giubbotti antifiamma. Ci sono i lavoratori dell’Ansaldo grandi motori e grandi turbine. Poi quelli delle Costruzioni meccaniche industriali. Passano e salutano col pugno chiuso, lanciano slogan contro la violenza ed il terrorismo. Quattro, cinquemila persone che da piazza Montano, il “cuore” di Sampierdarena, vanno verso piazza De Ferrari al comizio per lo sciopero generale». Cinquemila operai che scioperavano per l’uccisione di due carabinieri, «“anche questi – dice un sindacalista – sono morti nostri”»

Il dissenso di un irregolare Br

Invano aveva qualcosa da aggiungere un irregolare delle Br qual era il ventunenne FF. Invano, come già dopo l’omicidio di Rossa, l’artigiano aveva da prendersela con «Roberto» per avere trucidato a Sampierdarena due proletari i quali, indossando un’uniforme, cercavano semplicemente di sbarcare il lunario. Perché un conto era stata, secondo FF, la messa a morte di un poliziotto di livello dell’Antiterrorismo come il commissario Esposito. «E poi invece i carabinieri… in corso Martinetti…»

Il commissario Esposito era «una figura di un certo tipo», mi spiegherà FF oltre quarant’anni dopo. «Stiamo parlando di un contesto come quello, di un mondo che si era dato certe regole sue. E le regole erano anche queste. Quindi all’interno di quelle regole ci stavano, certe cose. Sbagliate, paradossali, allucinanti, tutto quello che vuoi. Però c’era una logica».

«Ma ti sembra lo stesso uno che si prende un caffè in un bar al mattino? No, a me non mi convince questa cosa. Non sarò un grande politico…» Per FF, l’uno o l’altro dei due carabinieri uccisi in corso Martinetti era «un disgraziato che stava pigliando un caffè». Da qui, mi ha raccontato, un altro suo scontro con Dura. «Terribile, terribile, terribile». Ma anche – dobbiamo pensare – totalmente inutile.

FONTE: Sergio Luzzatto, Dolore e furore

La cronaca

La pattuglia del nucleo radiomobile con il maresciallo Vittorio Battaglini, toscano, 44 anni, e il carabiniere scelto Mario Tosa, genovese, 26 anni esce alle 7 e 10 per prendere servizio e, come di consuetudine, si ferma in via Monti al bar “Angelo” per un caffè.

La rivendicazione

Il commando terrorista entra subito in azione e crivella di colpi i due carabinieri poi si allontana a bordo di una 128 rubata. Sono raccolti intorno ai due caduti ben 11 bossoli di calibro 9. Una telefonata al “Corriere Mercantile” rivendica l’assassinio ad opera delle Brigate Rosse – colonna Francesco Berardi. Nello stesso periodo la colonna romana ha ucciso due poliziotti di quartiere. La data scelta per l’agguato ha un preciso valore simbolico: il 21 novembre si festeggia la Virgo Fedelis, la Madonna patrona dei carabinieri.

La medaglia d’oro al valore civile

Ai due militari sarà assegnata la medaglia d’oro al valor civile e dedicata una strada a Genova, nel terzo anniversario dell’attentato. Al maresciallo Battaglini è dedicata il comando della compagnia dei Carabinieri ad Arenzano, in provincia di Genova. Ricorda un amico di infanzia di Tosi: “Mentre riceveva dalle mani del Presidente della Repubblica Sandro Pertini la medaglia d’oro al valor civile, non pianse. A casa, tempo dopo, pronunciò a bassa voce una frase in dialetto Genovese, che mi è rimasta in testa: ‘una madre dà il figlio allo stato e lo stato dà in cambio un piccolo pezzo di metallo che brilla freddo e inutile’, si sbottonò la camicia, alzo il reggiseno e pose la medaglia sul cuore”.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

5 Comments on “21.11.79: le Brigate rosse genovesi uccidono due carabinieri

  1. Li conoscevo , quando ero ragazzino mia madre era grave praticamente in coma, e il carabiniere scelto Mario Tosa prontamente buttò giù la porta così fu possibile portarla all’ospedale, era la Primavera del 1979 , lo ricordo sempre con grande affetto

  2. Che tragedia quel giorno per Genova, al tempo abitavo in C.so Martinetti poco vicino al luogo dell’attentato anche oggi ci passò spesso e il ricordo torna sempre in mente.

  3. All’epoca ero poco più di un ragazzino, eppure saputa la notizia mi recai sul luogo dell’eccidio. Ricordo come fosse ora ciò che vidi..Una tazzina di caffè rotta a terra nel bar e sangue…. Sarà un caso che poi passai 37 anni della mia vita lavorativa all’anti terrorismo? chi lo sà…. certo è che ancora oggi, io non ho dimenticato ciò che i miei occhi di adoloscente hanno visto….

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