Giovedì nero, Cerullo accusa: Almirante sbagliò a fidarsi di Servello

giovedì nero
Del 12 aprile 1973, il giovedì nero in cui i fascisti milanesi ammazzarono per sbaglio un poliziotto nel corso di violenti scontri di piazza ci siamo accanitamente occupati l’anno scorso, in polemica con Saverio Ferrari, a proposito del presunto (e manifestamente fallace) riconoscimento di Sergio Ramelli in un gruppetto di avanguardisti vicini a Maurizio Murelli (nel video youtube sotto la sua testimonianza in “Morire di politica”) al momento del lancio della prima SRCM contro le forze dell’ordine.
Ora, nell’anniversario, leggiamo su Destra.it una testimonianza scioccante di Pietro Cerullo, all’epoca presidente del Fronte della Gioventù, e non nuovo ad altre clamorose rivelazioni (sui funerali di Carlo Falvella, ad esempio) contro il gruppo dirigente missino dell’epoca. A suo dire lui e il segretario del Fronte della Gioventù Massimo Anderson avrebbero messo in guardia Giorgio Almirante dai pericoli di una sfida di piazza in un clima di grande tensione (pochi giorni prima Nico Azzi era stato arrestato per un fallito attentato su un treno) ma il segretario avrebbe sbagliato a fidarsi delle parole rassicuranti del federale milanese dell’epoca, Franco Servello:

Si poteva e si doveva evitare. Nei giorni precedenti, Anderson ed io, rispettivamente Segretario e Presidente del Fronte della Gioventù, avevamo allarmato il Segretario del MSI, Giorgio Almirante, dei gravi, probabili più che possibili rischi di svolgere la manifestazione voluta e programmata dai dirigenti di Milano, Servello in testa, nonostante il divieto delle autorità. Eravamo consapevoli, e avevamo indizi attendibili, che i nostri giovani erano esasperati e determinati a non subire sopraffazioni e violenze già in atto a Milano da parte del rituale “fronte antifascista”, nei fatti da parte dei comunisti e degli extraparlamentari, che avevano da tempo mano libera in città come del resto in ogni parte d’Italia. Lo dicemmo ad Almirante ancora il giorno prima, considerando più saggio e politicamente più utile rispettare un divieto delle autorità di pubblica sicurezza , denunciando le responsabilità e la debolezza del Governo, che rischiare altre vittime fra i nostri attivisti. Lui si copri’ con un’ennesima rassicurazione telefonica di Servello, cui ci fece assistere. Io, per confermare e sottolineare il mio dissenso, rifiutai di andare a Milano. Tutti sappiamo come andò a finire. Al dolore si aggiunse la vergogna della denuncia dei presunti colpevoli proprio da parte di chi aveva contro ogni logica voluto un evento già incandescente e nel dubbio che non lo fosse abbastanza vi aveva coinvolto Ciccio Franco, il simbolo della rivolta di Reggio Calabria! Contro ogni logica, se non quella di far rientrare nella D.C. ” i voti in libera uscita”, secondo l’espressione di Andreotti, che nel biennio 1971/72 erano approdati al M.S.I. – D.N., anche sull’onda lunga, soprattutto a Milano, dell’uccisione dell’agente Antonio Annarumma da parte degli extraparlamentari di sinistra il 19 novembre 1969. Se non quella che Arturo Michelini leggeva nella linea almirantiana: “la linea del galleggiante”, che segnala quando l ‘acqua sta per travasare e bisogna correre ai ripari.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

1 Comment on “Giovedì nero, Cerullo accusa: Almirante sbagliò a fidarsi di Servello

  1. considerando che Almirante morì nel 1988 quindi in un periodo in cui gli eventi erano ancora piuttosto recenti ed altrettanto Ciccio Franco morto nel 1991 morto Servello un paio d’anni fa, credo che Cerullo (casualmente mio conterraneo, essendo nato nel 1936 in quel di Ravenna) possa scrivere un libro di memorie per raccontare la propria versione dei fatti su diversi episodi (morte di Carlo Falvella, giovedì nero di Milano, eccetera) considerando che già altri esponenti di Democrazia Nazionale (Anderson, Delfino) nel decennio scorso hanno scritto le loro memorie, considerando che oramai i protagonisti di quegli anni (anche se son trascorsi poco più di quarant’anni) stanno andandosene tutti, poco alla volta, considerando che dei vertici giovanili missini di quegli anni ’70oltre ad Anderson ancora nessuno ha realizzato un libro di memorie e considerando che sarebbe il quarto demonazionale a scriver un libro di memorie (dopo Roberti nel 1988 Anderson e Delfino) pensando che anche per quel che riguarda i protagonisti di Democrazia Nazionale che possono ancor oggi portare una propria testimonianza sono comunque rimasti in pochi (almeno che io sappia

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