Don Raffaele Cutolo e lo scoop annunciato sul sequestro Moro: qualche domanda

Perché non ha mai collaborato con lo Stato? Perché non ha voluto contribuire a sciogliere quel grumo di misteri che ha accompagnato prima la sua irresistibile ascesa e poi il suo rapido declino? Perché si è negato la possibilità di trascorrere la vecchiaia lontano dal 41 bis per godersi la moglie e la figlia? Perché, restando in silenzio, ha consapevolmente allungato il collo sotto quella ghigliottina rappresentata da 13 ergastoli? Da sempre Raffaele Cutolo si porta appresso un grappolo di interrogativi quasi tutti senza risposta. Almeno fino a ieri, quando il quotidiano “la Repubblica” ha raccontato che l’ex boss di Ottaviano, feroce capo della Nuova camorra organizzata attualmente al carcere duro nel penitenziario di Parma, ha aperto il suo scrigno di segreti per svelare ciò che sa sul sequestro di Aldo Moro, lo statista democristiano rapito dalle Brigate Rosse il 16 marzo del 1978 e poi assassinato 55 giorni dopo, all’alba del 9 maggio.

Così Bruno De Stefano, grande e autentico “esperto” di camorra pone qualche domanda in merito allo “scooppettone” della Repubblica. Scoop decisamente anomalo, visto che le grandi rivelazioni annunciate nel titolo, sul ruolo della ndrangheta, non compaiono nel testo
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E’ lo stesso De Stefano che prova a dare qualche risposta, sia pure nella forma delle interrogative retoriche:
Detto questo, è il caso di porsi delle domande. Quesiti suggeriti dall’imperscrutabile comportamento che Cutolo ha tenuto da quando è finito in galera. Come mai, ad esempio, ha deciso di parlare proprio ora che ha 74 anni e un fisico sfibrato da una una serie di malanni? Per quale oscura ragione ha deciso di sbriciolare quel muro del silenzio dietro il quale si è nascosto per decenni, irrobustendolo ogni tanto con ambigue allusioni, tipo “se esco e parlo, crolla il Parlamento»? Addentrarsi in suggestive dietrologie è tempo perso, meglio affidarsi a fatti concreti, ad uno in particolare. Non è la prima volta che Cutolo compie un passo in avanti verso lo Stato. Più di vent’anni fa, infatti, il camorrista di Ottaviano aveva deciso di collaborare con i magistrati ed aveva anche verbalizzato alcune dichiarazioni. A raccontarlo è stato Franco Roberti, attuale capo della Direzione nazionale antimafia e per lungo tempo pubblico ministero a Napoli. Cinque anni fa, il magistrato svelò che l’ex boss aveva deciso di vuotare il sacco, ma che poi innestò la marcia indietro proprio mentre era pronto il trasferimento in una località protetta. Sostenne di non voler più pentirsi perché le sue donne, cioè la moglie Immacolata Iacone e la sorella Rosetta, gli avevano detto di non farlo. Una spiegazione che non hai mai convinto Roberti, secondo il quale «Cutolo indietreggiò sulla strada del pentimento perché fu minacciato dai servizi segreti». Un’affermazione piuttosto impegnativa pronunciata da un magistrato di primissimo piano. E allora, dunque, come mai proprio adesso l’ex boss è tornato, seppur parzialmente, suoi suoi passi? E perché, infine, non parlare invece della trattativa per l’assessore regionale democristiano Ciro Cirillo, rapito dalle Br nell’aprile del 1981 e poi liberato al termine di un oscuro e ripugnante mercanteggiamento tra Dc, pezzi dello Stato e camorristi?

 

 

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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