Neofascisti Dall' assalto ai rom alla furia omicida l' Italia scopre la polveriera nera

Le mazze dei giustizieri nel campo Rom di Torino, il sangue senegalese innocente di Firenze, il culto osceno di "Militia" e il suo nazionalsocialismo antisemita che dovrebbe farsi "avanguardia rivoluzionaria". In quattro giorni, il vulcano di risentimento e odio sociale su cui è seduto il Paese torna a dare segni di sé. E interpella innanzitutto una "diaspora" neofascista e neo-nazista che, negli ultimi dieci anni, è stata "cultura egemone", perché diventata "senso comune" nelle cinture urbane delle grandi aree metropolitane. «Purtroppo, temo che si sia arrivati oltre la soglia - dice Ugo Maria Tassinari, uno dei più acuti osservatori da sinistra della storia della destra in Italia dal dopo-guerra ad oggi - Perché nella radicalità della nostra crisi sociale ed economica, i codici di impazzimento dei singoli, come delle piccole comunità, si moltiplicano. Si rischia di non riuscire più a ricacciare il genio dalla lampada da cui è uscito». Un' urgenza di cui ora diventa in qualche modo indizio anche una voce a lungo silente come quella del neofascista Franco "Giorgio" Freda, imputato assolto in via definitiva per la strage di piazza Fontana. Ieri, con una lunga email indirizzata anche a " Repubblica ", ha difeso "CasaPound", da quello che definisce «un affronto grave», figlio della «menzogna antifascista». «In questa Napoli assoluta (intendo per l' immondizia a cielo aperto) che è il nostro Sistema - scrive - non è follia tentare ancora di nascondere il marcio che inquina l' aria, abbarbicarsi ancora sul fronte della Resistenza che fu?». Torino, Firenze, Roma riaprono un «album di famiglia» che, oggi, è rilegato in nero. Le "tribù" neofasciste d' Italia, la «fascisteria del Terzo Millennio» raccontano un pezzo del nostro presente, ma sono figlie legittime del nostro passato, da cui non hanno mai reciso le radici. Eccole.

CARLO BONINI