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Per il procuratore generale di Roma l’emblema della criminalità nel calcio è Genny ’a carogna, non De Santis che ha ucciso Ciro Esposito

Per il procuratore generale di Roma l’emblema della criminalità nel calcio è Genny ’a carogna, non De Santis che ha ucciso Ciro Esposito

Come giustamente sottolineato in un tweet da Ugo Maria Tassinari, la definitiva consacrazione del messaggio distorto dei fatti del 3 maggio è avvenuta stamattina all’inaugurazione dell’anno giudiziario a Roma. Nella tradizionale relazione, il procuratore generale (facente funzioni) della corte d’appello di Roma, Antonio Marini, ha cominciato ricordando l’inchiesta Mafia Capitale. Poi, però, nel denunciare infiltrazioni criminali nel mondo del calcio, non ha legato Mafia Capitale agli ambiente eversivi di estrema destra – come anche emerso da qualche intercettazione telefonica – ambiente nel quale è cresciuto il De Santis, alias Gastone, colui il quale ha ucciso a colpi di pistola Ciro Esposito. No, ha parlato di Genny ’a carogna. Lo ha fatto lui dopo che persino i media, e da mesi, avevano ripristinato la naturale gerarchia delle notizie in merito alle violenze del 3 maggio.

Così riporta il sito del Corriere della Sera: “Il pallone «è diventato un grande business» ed è «una potentissima arma di consenso e di coesione sociale, elementi di cui la criminalità è alla costante ricerca». Per questo «negli ultimi anni i rapporti con la criminalità organizzata sono diventati sempre più stretti e connotati di ambiguità, soprattutto quelli con la tifoseria degli ultras». Un caso emblematico, secondo il pg, è stato l’aggressione al tifoso napoletano Ciro Esposito in occasione della finale di Coppa Italia del 3 maggio scorso, con un personaggio come Gennaro De Tommaso, «Genny `a carogna», in primo piano.”

Non la destra eversiva romana, quindi. Quella che ha alimentato l’inchiesta più importante della Procura di Roma. Ma Genny ’a carogna. Sarebbe inutile ripetere la solita litania. 

  

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