LA QUARTA GAMBA, I TRANSFUGHI E L’ETERNA ANIMA DC

Ugo Maria Tassinari

Nella complicata diaspora di Forza Italia, stressata dall’interdetto di Berlusconi, la scissione di Fitto fu classificata di “destra” per la fermezza anti-inciucio del Nazareno. Ma oggi, nel fulgore della campagna elettorale, riaffiora a pieno l’immortale anima (demo)cristiana.

La spina dorsale della rinata Udc, orfana del transfuga Casini, ha evidenti matrici cielline: con Lupi e Formigoni in Lombardia, Fitto e Latronico sulla dorsale appulo-lucana. Ma la spinta ecumenica al centro è evidente, vista la campagna acquisti, a destra quanto a sinistra.

Un mese fa non erano neanche presenti, a via Anzio. Ora, grazie alle candidature negate da Forza Italia e generosamente offerte all’ex assessore della giunta Pittella, Benedetto e agli azzurri pentiti Napoli e Castelluccio, si ritrovano con il secondo gruppo in consiglio regionale.

La legge elettorale a doppio canale favorisce meccanismi schizofrenici. Tutti insieme a spingere nei collegi uninominali, che al centrodestra possono dare, persino, l’unica maggioranza realisticamente possibile, e poi giù botte nel proporzionale alla conquista del resto migliore.

La migliaia di voti che i transfughi portano in dote alla quarta gamba ha l’effetto immediato di allargare la competizione per l’unico seggio conteso al listino del Senato: se il resto del centrodestra supera in percentuale LeU saranno tre a contenderselo e non solo Lega e FdI.

 

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