POLITICA
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Un arcipelago che vive nei sotterranei della politica diventato una riserva
di voti. Rauti esalta i vincitori palestinesi, Fiore è antiislamico
Al killer Liboni ad Hamas
tutti i miti dell'alleato nero

di FILIPPO CECCARELLI

<B>Al killer Liboni ad Hamas<br>tutti i miti dell'alleato nero</B>
Adriano Tilgher

SOTTO terra, come è noto, si trova tutto e il contrario di tutto: pozzi neri, radici e catacombe; e cantine, miniere, fogne, rocce, sorgenti, templi e verminai. Fa certo impressione - ma fa anche un po' ridere - immaginarsi Silvio Berlusconi che con la pala in mano scava cunicoli e ammucchia detriti nell'underground dell'estrema destra. Per aprirsi varchi elettorali, oltretutto, quando molti, moltissimi abitanti dell'ipogeo nero nemmeno vanno a votare per la semplice ragione che alla democrazia credono ancora meno di quanto ci creda lui.

Passi per le trattative con Alessandra Mussolini, da una dozzina d'anni pienamente legittimata dalla cultura televisiva dei talk-show. Ma gli altri? Chi spiegherà mai al Cavaliere che il Mis di Rauti esalta Hamas mentre Forza Nuova di Roberto Fiore, campione di islamo-fobia, invita i militanti a barrare con un pennarello rosso tutte le banconote da 20 euro nel pezzo di cartina geografica che corrisponde a Istambul? Chi avrà il cuore di ricordare al leader della Casa delle libertà che non molto tempo fa Adriano Tilgher, del Fronte Nazionale, si proclamava "nazional-bolscevico"? O di rendergli noto che la Fiamma Tricolore ha programmato un raduno (ad Albano, il 25 febbraio) al termine del quale un gruppo che si chiama "La peggio gioventù" si esibirà nel loro pezzo davvero più forte: un'ode a Luciano Liboni, "il lupo", cioè il rapinatore che nell'estate del 2004 terrorizzò l'Italia dopo aver ucciso a bruciapelo un carabiniere?

Colpisce l'indifferenza di Fini e degli altri notabili di An, come se il negoziato messo in piedi da Berlusconi non li riguardasse. Ma si comprende pure: nessuno meglio di loro conosce quel mondo lì, e se ne tiene debitamente a distanza. Sanno le bizzarrie, le incessanti rivalità, la deriva alla polverizzazione, i pericoli, anche, della filibusta nera. Hanno ormai scelto il potere, le segreteria e gli autisti dei ministeri, la Santanché, le fiction su Marinetti e i servizi su Novella 2000. Nell'Italia degli album di famiglia, la secolarizzazione che ha investito anche la destra estrema assegna a ciascuno il proprio incubo.

Fiuggi è Fiuggi, non c'è dubbio, e il fascismo è diventato il male assoluto: ma dopo essersi sciroppati anche loro tante invettive contro l'oro e l'usura, i vari rappresentanti del "colonnellume" capiscono che Julius Evola sarebbe come minimo restio a cavalcare la tigre di un accordo elettorale con il magnate del lusso e della televisione commerciale.

Così, sganciatosi definitivamente da An, più che un (trascurabile) segmento del mercato elettorale l'underground della tarda modernità neofascista appare oggi come una vasta riserva di marginalità pre-politica. Vecchie cicatrici, occhiali neri, vecchietti rabbiosi e giovanotti ispirati, sogni e odori di palestra, miti e simboli che si accumulano e si aggrovigliano.
Senza che tutto questo costituisca più, francamente - e per fortuna - una emergenza reale.

Come tutti gli incubi, l'estrema destra rimane tale se dall'esterno la si continua a immaginare come un'entità integra, totale, unificante. Quando invece non lo è affatto, anzi a veder bene non lo è mai stata. Il problema, semmai, è che a smontarla pezzo pezzo si resta sopraffatti dalle più smaglianti inconciliabilità. Tra la croce celtica e la svastica, per dire, c'è già una bella distanza; come esiste d'altra parte una bella differenza tra la messa in latino e il ciclo bretone.

Però a questo punto converrà segnalare che in quell'universo caotico abbondano pure "maghetti" esoterici, pagani della Nouvelle droit, seguaci dell'induismo tradizionale; mentre, sulle tracce di René Guenon, la casa editrice di Claudio Mutti, filologo imprigionato per terrorismo (e poi assolto) è la prima ad aver pubblicato le opere di Khomeini. Ma intanto ferve la militanza nelle curve degli stadi, la cocaina se la vede con l'arcangelo Michele di Codreanu, il movimento skin con la Spagna clerico-fascista e l'ossessione omofobica con i più incalliti dionionici, variante guerriera.

Un tempo, è vero, c'era Mussolini a tenere insieme il baraccone. Ma oggi, a oltre mezzo secolo di distanza, si fa fatica a conservare dentro una stessa cornice una studiosa come Alessandra Colla, già collaboratrice di Freda, che ha riscoperto e "lanciato" la figura di Ipazia, astronoma e filosofa uccisa da fanatici cristiani del V secolo, oggi divenuta icona di femministe e gay, ecco, è impensabile anche solo accostare la Colla a vecchi attrezzi dei servizi segreti che s'inventano polizie parallele e in piena notte spediscono minacciosi e sgrammaticatissimi messaggi a giornalisti.

Ha scritto bene uno studioso tutt'altro che di destra, Ugo Maria Tassinari, che a ben vedere "il nero non è l'assenza, ma la somma di tutti i colori". In un interessante dvd (Guerrieri, storia di una generazione in nero, Immaginapoli) l'estate scorsa Tassinari ha mostrato piccoli frammenti di questo mondo abbandonato a se stesso: la guardia d'onore alla tomba del Duce, con tanto di mantello, estremo tributo alla più resistente tanatofilia, e l'ascesi alpina di una spedizione che ha reso omaggio alle ceneri di Evola sul ghiacciaio del Monte Rosa; i ragazzi di "Casa Pound", non troppo diversi dai loro coetanei dei Centri sociali e l'ispirazione ecologista che ha preso uno dei teorici dello spontaneismo armato, Fabrizio Zani, che parte con la religione degli indiani d'America, ma finisce col parlare male della Lega e di Borghezio.

E di nuovo: tutto e il suo contrario si ritrova sotto terra. Addirittura raggi di luce, come la rappresentazione che Mario Tuti (tre omicidi alle spalle) ha allestito con attori e detenuti attori da un testo, "Secondo Qoélet", arrangiato da Luciano Violante sulla base dell'Ecclesiaste. "C'è un tempo per uccidere - dice - e un tempo per sanare". Ora ci sarebbe anche, in democrazia, un tempo per votare. Berlusconi, si capisce, scava come e dove può. Chissà se qualcuno ha la pazienza di spiegargli che forse sta solo raschiando gli avanzi, i residui, il fondo incrostato di un barile ormai vuoto.

(16 febbraio 2006)