2 giugno 1977, Torino. Lotta alle festività soppresse. Arrestato commando di Prima Linea

prima linea

Attentati al tritolo contro i servizi pubblici nel quadro della lotta alle festività soppresse: cinque terroristi presi, tra loro una ragazza. Un piano, in parte sventato, avrebbe dovuto paralizzare i trasporti.  Sono tutti studenti, appartengono a “Prima linea”. Con sabotaggi al deposito Satti e agli scambi Atm volevano impedire il lavoro nel giorno di festa. Scoperto un covo, sequestrati esplosivi, armi, proiettili, piani di battaglia. Altri ricercati

Quattro attentati al tritolo avrebbero dovuto paralizzare la circolazione del mezzi pubblici, ieri, In città. Il piano è stato sventato dall’Intervento della polizia, quattro persone sono arrestate, una quinta è fermata perché rintracciata trascorsa la flagranza di reato. Sono tutti giovani, tutti studenti. Fanno parte, secondo l’accusa, del gruppo « Prima linea », una organizzazione clandestina che pratica la lotta armata, si ispira al terrorismo delle Brigate rosse e si riconduce al « partito combattente » per la creazione del quale operano, da tempo, i gruppi più radicali dell’area della sinistra di base. Sono in carcere: Riccardo Borgogno, 23 anni, torinese; G. C., 17 anni, di Bolzano; Valerla Cora, 21 anni, di Niella Belbo (Cuneo), via Cadorna 45; Carlo Favero, 19 anni, torinese di Leini. E’ fermato Cesare Rambaudi, 18 anni, torinese.

L’organizzazione

Sono accusati di costituzione di banda armata, fabbricazione e porto abusivo di materiale esplodente, di porto d’armi e munizioni, danneggiamento, furto, interruzione del pubblici trasporti. « Prima linea » è già stata protagonista di episodi violenti. Ha « firmato » azioni a Firenze, Bologna, Roma, e il 19 maggio scorso a Milano, dove con cariche di tritolo vennero fatti saltare due tratti di binario della metropolitana. Contro il metrò venne usato l’esplosivo, dichiararono gli attentatori, « per impedire agli operai di andare al lavoro il giorno dell’Ascensione, festività abolita ».
Anche Valeria Cora, quando le hanno messo le manette ai polsi, avrebbe detto: «Oggi è una festa cancellata e gli operai sono costretti a lavorare, per arricchire i padroni: noi abbiamo tentato di impedirlo con questi attentati». Il gruppo aveva colpito in città altre volte.

Le azioni precedenti

Sei persone irrompono, il 7 ottobre, negli uffici di una ditta di corso Vittorio 87. Lanciano molotov, con lo spray scrivono su una parete: «Il posto di lavoro non si tocca ». Obiettivo dell’assalto doveva essere un’agenzia della Singer, da poco trasferita. Dopo 24 ore l’impresa viene rivendicata con un volantino.

Una settimana più tardi irruzione, lancio di molotov e devastazioni al circolo Donati, sede della corrente di Forze Nuove che fa capo al ministro dell’industria Carlo Donat Cattin e gli onorevoli Bodrato e Porcellana.

Auto rapinate il 13 gennaio in un’autorimessa di via Bllgny 8; tre giovani mascherati, il pomeriggio successivo fanno irruzione tempestosa nell’ufficio riscossione dell’Istituto autonomo case popolari in corso Molise 47. Ancora: assalto allo studio del deputato di Democrazia nazionale Andrea Galasso. Molotov, colpi di pistola. E’ il 2 febbraio.

Passano soltanto 48 ore, ed ecco l’esplosione nella sede dell’Associazione piccole industrie. Gli assalti contro Circolo Donati, Api, Ex-Singer, Sip e on. Galasso, secondo gli inquirenti, sono « certamente » opera di Prima linea, per gli altri, si assicura, esistono sospetti. Ed eccoci a ieri.
PS: All’epoca dei fatti era ignoto che fosse stata Prima Linea a uccidere il brigadiere Ciotta della Digos il 12 marzo 1978.

Il raid fallito

Sono le 2,50 quando in questura viene dato l’allarme. Un vigile urbano ha visto ombre muoversi nel deposito Vanchiglia della Satti in corso Regio Parco angolo corso Novara. Sul posto piombano le volanti 7 e 18. All’arrivo della polizia sei giovani tentano di fuggire, la polizia spara in alto, quattro si arrendono subito, un altro verrà individuato poche ore più tardi. L’ultimo fugge, forse su una Mini. La polizia ritiene che sia il «capo», è già identificato, ma il dott. Fiorello, dell’ufficio politico e il dott. Criscuolo, del servizi di sicurezza, mantengono un assoluto riserbo. Nelle mani degli agenti sono finiti tre giovani, Carlo Favero, Riccardo Borgogno, Giorgio Corrarati e una ragazza armata con una Beretta cal. 6,35: è Valeria Cora. Addosso a G. C. parecchi proiettili.

Un’altra pistola cal. 7,65 e una rivoltella Smith and Wesson cal. 38 special vengono trovate all’interno del deposito; una quarta pistola cal. 7,65 viene scoperta nascosta sotto un mucchio di carbone chiusa in un sacchetto di plastica. Nel pressi dell’autoparco sono parcheggiate tre 500: una appartiene alla Cora, le altre sono rubate.

Le prime indagini fanno scoprire gli «obiettivi» del giovani: i pullman. Forse in alcuni serbatoi della benzina, trovati senza tappo, è stata gettata sabbia, altri mezzi hanno i copertoni tagliati. In questura si cerca di fare il punto della situazione, la polizia Individua i primi collegamenti. Riccardo Borgogno studia legge e Valeria Cora lettere. C. e Favero studiano alla succursale di via Bllgny del VII Istituto tecnico commerciale. Per gli inquirenti il nome di Borgogno non è nuovo: è già stato denunciato per volantinaggio, il suo nome compare in un rapporto, ora nelle mani del giudice, steso dalla polizia dopo l’arresto di Barbara Graglia, Luisa Giulia Borelli, Giuseppe Filidoro, Mario Scavino, Enrico Galmozzi.

Un’altra squadra in campo

Mentre in questura si cerca di ricomporre il mosaico, un secondo gruppo, del quale nessuno aveva sospettato l’esistenza, cerca di compiere tre attentati. Alle 3,20 un’esplosione in piazza Carducci manda in frantumi i vetri di due pullman, delle case vicine e danneggia lo scambio di servizio dei binari dell’Atm. Venticinque minuti più tardi, benzina viene gettata all’interno dell’ufficio riscossione dell’Istituto case popolari, distrutte le suppellettili. Alle 4,15 Cittadini dell’ordine scorgono un giovane armeggiare vicino a una macchina, dà l’allarme, lo sconosciuto fugge.

Alle spalle, vicino ai binari, si lascia un ordigno, un barattolo di vetro con un chilo di esplosivo ad alto potenziale. Se fosse esploso, precisa con un comunicato l’Atm, « avrebbe potuto determinare la paralisi del deposito ». Si arriva al nome di uno dei fuggiaschi dell’assalto al deposito della Satti. E’ Cesare Rambaudi, gli uomini dell’ufficio politico lo prelevano da scuola, alla succursale di via Bllgny del VII istituto tecnico commerciale. Sono le 12,30 quando la polizia localizza una base: una soffitta in via Cottolengo 21, affittata per 35 mila lire al mese da Carlo Favero, pochi mesi or sono.

Prima, però, secondo gli inquirenti, la stanza era occupata dal misterioso giovane della Mini Morris. L’arredamento è spartano: tre sedie, un tavolo, una branda, un fornello a gas, uno specchio. Dentro ci sono 15 proiettili di vario calibro, due tubi da mezzo chilo di cheddite; in un angolo, alcuni documenti, in un opuscolo «sull’uso, impiego, manutenzione delle armi e posizioni per sparare ». Colui che l’ha compilato raccomanda: «Sappiate che le armi uccidono».
FONTE: La Stampa, 3 giugno 1977

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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