Fulvio Bufi ricorda Geppi Marotta: è uno dei pochi che si è sempre ricordato degli amici

Fulvio Bufi è il corrispondente da Napoli del “Corriere della Sera” In gioventù fu militante dell’estrema sinistra vomerese e, in questo ruolo, ebbe a che fare con Geppi Marotta, l’imprenditore scomparso a Napoli, allora attivista neofascista. Mi ha chiesto ospitalità per raccontare la storia di una (quasi) amicizia nata per strada. E anche lui restituisce il senso di una comunità, che autoironicamente si definisce la “vecchia guardia”, rimasta coesa e  non caduta nelle spire dell’individualismo …

Il giorno in cui conobbi Geppi Marotta non fu il giorno in cui ci stringemmo la mano. In realtà ci eravamo già incrociati molti anni prima, bambini nella pasticceria dei suoi genitori in via Mascagni al Vomero, ma questo ce lo saremmo ricordati solo successivamente. Il giorno in cui ci conoscemmo, invece, non sapevamo nemmeno il nome l’uno dell’altro.

Credo fosse il 1975, o comunque quei tempi lì, metà degli anni Settanta, quando quelli della nostra età spesso si dividevano per appartenenza che definire politica, almeno per quel che riguarda me, oggi mi risulta faticoso. Le nostre appartenenze erano opposte, e il nostro incontro fu uno scontro. In realtà in quel parco di via San Domenico dove ci affrontammo -tre o quattro noi, tre o quattro loro- stavamo riuscendo, cosa rarissima per quegli anni, a parlare senza arrivare a prenderci a botte, ma poi spuntò qualcuno che fece precipitare la situazione. Successero cose pesanti e poteva finire peggio che con due soli in ospedale. Che comunque non fummo né io ne lui.
Ci incontrammo di nuovo oltre un anno dopo a Palinuro, dove Geppi era di casa e aveva moltissimi amici. Volendo avrebbe potuto beccare di notte me e gli altri due con cui ero in vacanza mentre dormivamo sulla spiaggia. Non avremmo avuto scampo. Invece venne di giorno e in compagnia di due sole persone: scelse di non approfittare di una situazione che gli era favorevolissima. Non so quanti altri (camerati o compagni) in quella situazione avrebbero fatto altrettanto. Quella volta riuscimmo a parlare. E alla fine ci stringemmo la mano. Credo che in quella occasione iniziai a capire quanto fosse sbagliato odiare qualcuno solo per il suo pensiero, e quindi iniziai a imparare anche a non odiare affatto. Oggi, poi, credo che i ragazzi che in quegli anni si odiarono fino anche a uccidersi, in realtà erano molto meno diversi da quello che credevano: erano dei puri sia da una parte che dall’altra, solo che davano alla loro purezza nomi diversi. Ma questo è un altro discorso.
Negli anni successivi non posso dire di essere diventato amico di Geppi Marotta. Ma crescendo continuammo a rispettarci, e quando capitava di incontrarci, soprattutto al Vomero, restavamo sempre qualche minuto a chiacchierare. Di lui ho apprezzato l’essersi sempre ricordato dei vecchi amici. La sua azienda di successo ha dato lavoro a molti che con Geppi divisero i giovanili ideali politici. Per quanto ne so dal lato opposto forse uno solo, ovviamente parlo di Napoli, ha fatto qualcosa di simile, anche se più in piccolo. Ma se da qualche parte ha dominato l’individualismo non è stato tra quei ragazzi che da giovane detestavo e che poi, per quelli che ho conosciuto (oltre a Geppi Marotta, Cico De Palma, un altro che pure se n’è andato troppo presto e di cui pure ho avuto modo di constatare le grandi doti umane), ho imparato a stimare. E sono contento di aver avuto l’opportunità di dire a Geppi quanto l’ho apprezzato per l’iniziativa della sua azienda in favore dei ragazzi reclusi a Nisida. In un mondo di gente che chiacchiera, promette e non mantiene, lui faceva le cose seriamente. E mancherà a molti.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

11 Comments on “Fulvio Bufi ricorda Geppi Marotta: è uno dei pochi che si è sempre ricordato degli amici

  1. …a Fulvio:
    ” importante non è il colore del gatto , ma acchiappare il topo ” ( MaoTzeDong )…e purtroppo accecati dai miti incapacitanti dell’ antifascismo/anticomunismo , il TOPO – SISTEMA c’è scappato…

    • Davide: era Deng Tsiao Ping (secondo la vecchia traslitterazione), l’anima realista del gruppo dirigente maoista, quella che dopo la liquidazione della banda dei quattro, ha condotto con successo la Cina all’economia di mercato

  2. La società civile napoletana perde una gran persona, che ha dato lavoro e si è impegnato per i giovani di Nisida.
    Certo, se è vero quello che mi è stato detto (e, ripeto, sempre *qualora sia tutto vero*, non avendolo visto con i miei occhi), a proposito di croci celtiche e saluti/cori fascisti al funerale, forse, sarebbe stato meglio evitare, ed avrebbero fatto meglio a conservare i bandieroni ed i bollenti spiriti per altre occasioni…

  3. Ero tra quelli col braccio teso e la mano aperta : il solo modo che conoscono i CAMERATI per salutare UNO che OLTREPASSA la Vita.
    E la bandiera con croce celtica che ha ricoperto la bara è il solo VESSILLO che , io come tanti , riconosco nei colori e nei simboli, cosiccome ogni altra bandiera rappresenta che in quei colori ( quasi sempre senza simboli ) riconosce la sua Patria e l appartenenza.
    O forse dà fastidio che Geppj era un FASCISTA VERO , che mai è stato prono ai compromessi e alle miserie della politica nefanda ? Lui è andato via lasciandoci il sorriso di chi è andato incontro alla morte a TESTA ALTA , senza mai aver RINNEGATO la sua FEDE

  4. Cara Fla Pane, concordo con te quando dici che con la morte di Geppi Marotta quella che chiami società civile perde una grande persona,che ha dato lavoro a tante persone, che si è impegnato per i giovani di Nisida, sono stato al suo funerale, e per rispetto alla sua storia politica, alla sua militanza, al suo modo di pensare e di agire,come figlio della stessa comunità politica, ero con braccio teso e la mano aperta.
    Geppi va ricordato anche per il suo impegno politico, la sua militanza nel variegato mondo della destra radicale, oltre che per le sue capacità imprenditoriale ed il suo impegno per i ragazzi di Nisida…

  5. Davide devi essere fiero di essere stato PRESENTE ieri a Piazza Europa, come ne sono fiero io e tutti gli altri amici camerati di Geppy. Lui continuerà a essere fra di noi assieme a Antonio e a tutti i nostri amici che non ci sono più.

  6. Sia chiaro, avrei scritto altrettanto per falci, martelli e pugni chiusi. Per come la vedo io, è uno di quei momenti in cui ci si stringe tutti, a prescindere dai colori. Ma, è ovvio, rimane solo il mio punto di vista.

    • C’è una differenza sostanziale, “flapane”. Che Marotta e i suoi camerati sono stati in vita dei reietti la cui identità comunitaria è spesso rimossa e rinnegata. Credo quindi che sia giusto che abbiano celebrato a modo loro il rito. Tenga conto, per quel che vale, che tanto Bufi quanto io, militavamo dall’altro lato della barricata …

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