Brucia ancora Parigi. Dodici ore di guerriglia urbana. Che smacco per la polizia


 Il centro di Parigi brucia ancora. La blindatura della capitale, dopo il disastro d’immagine della settimana scorsa, è stata travolta da qualche centinaio di casseurs che hanno aggirato e ridicolizzato l’impressionante dispositivo di sicurezza. Si poteva entrare sugliChamps-Elysees solo a piedi e dopo un’accurata perquisizione.Soltanto 200 gilet gialli lo hanno accettato. Gli altri hanno cominciato la battaglia dall’Arco di Trionfo, attaccando materialmente e simbolicamente tutto quello che capitava a tiro.
La polizia, prima di tutto, ha risposto con i gas lacrimogeni e gli idranti. Poi la tomba del milite ignoto, che sorge al centro dell’Arco, con la fiamma perpetua e i fiori. Slogan, salti, con i più moderati a proteggere quel simbolo della Francia.  I casseur sono saliti sull’Arco di Trionfo a sventolare i loro vessilli. Passando dall’interno dei pilastri hanno distrutto molto di quello che trovavano sul loro cammino.
Unanime le condanne della violenza dalle forze politiche, anche dai leader dell’opposizione, da Le Pen a Hollande e a Malenchon che pure hanno espresso esplicito sostegno al momento. 
Del resto la dinamica degli scontri di oggi dimostrano in tutta evidenza che il controllo della piazza è delle correnti più radicali dell’antagonismo sociale.

La rivolta blocca lo shopping natalizio

Gruppi di black bloc, organizzati ed estremamente mobili, hanno seminato distruzione per ore, incendiando, distruggendo e saccheggiando. Iguerriglieri urbani non hanno lasciato in piedi nulla: carcasse fumanti di automobili, cataste di motorini, vetrine spaccate e buie nelle quali si saccheggia a piacere.
Il terzo sabato della protesta dei  gilet gialli ha avuto i caratteri di un’insurrezione e si è concluso con 110 feriti, uno grave, e 270 fermi. La polizia è stata attaccata, bersagliata, le auto di servizio incendiate, in un’immagine di assoluta impotenza delle forze dell’ordine ad arginare poche centinaia di teppisti. Al punto da dare l’impressione- a metà pomeriggio – di una situazione ormai fuori controllo.

Costretti a rinunciare agli Champs-Elysees, i casseur si sono scatenati – con asce, mazze da baseball e bottiglie incendiarie – contro tutto quelloche capitava loro a tiro nelle grandi, eleganti e ricche avenueadiacenti. I grandi marchi del lusso hanno visto i propri punti vendita devastati e saccheggiati, molte agenzie di banche e assicurazioni sono state distrutte, un paio di edifici sono stati invasi.
La polizia, a lungo, ha pensato a difenderli e ad aprire loro il passaggio  prima di potersi dedicare all’ordine pubblico. A fine pomeriggio, l’onda dei casseur ha investito altri quartieri, i Grands Boulevard, le Tuileries, con un incendio appiccato vicino al museo dell’Orangerie e una pesantissima griglia di ferro divelta. Infine la Gare Saint-Lazare. I vicini grandi magazzini Lafayette e Printemps, affollati nel primo weekend di dicembre, sono stati evacuati. La polizia ha faticato a proteggere i passeggeri dei treni, che non  si rendevano conto di quanto stesse accadendo attorno a loro.

Igilet gialli che erano arrivati a Parigi per protestare, in tutto 5.500, hanno lasciato in gran parte la capitale mentre era ancora illuminata dai fuochi della battaglia. Nel resto del paese, incidenti a Marsiglia, Nantes, Charleville-les-Mezieres, Saint-Etienne, Nizza. Mobilitate 75.000 persone, 6.000 in meno di una settimana fa.

Le ragioni della protesta

 La protesta? “primo obiettivo: misure per aumentare il potere di acquisto, e subito, perché troppi francesi non  arrivano alla fine del mese. Il secondo: ridurre lo scarto tra governo e cittadini. Vogliamo assemblee e referendum in modo che tutti possano esprimersi”. Lo spiega in una intervista al Corriere della Sera, Julien Terrier, uno degli otto delegati dei gilet gialli. 
“Il governo – lamenta Terrier – ha cercato di togliere credibilità  al movimento in tutti i modi. Ci hanno accusato di essere di estrema destra legati a Marine Le Pen, poi di estrema sinistra legati a Jean-Luc Màlenchon, poi hanno detto che siamo addirittura dei terroristi. Noi ci opponiamo a ogni strumentalizzazione politica o sindacale”. 
“Anche noi – aggiunge sui rincari alla benzina – vogliamo respirare un’aria meno inquinata. Ma solo il 20% della carbon tax è usato per la transizione ecologica. Deve essere destinato all’ambiente il 100%. Ci offrono incentivi ridicoli per acquistare auto elettriche costose, che a lungo termine saranno
un problema ambientale”. Il movimento smetterà , fa sapere, “quando avremo assemblee di cittadini e referendum. Siamo il Paese dei diritti dell’uomo, vogliamo una vera democrazia”. 
Dopo le manifestazioni a Bruxelles i “gilet gialli” arriveranno in altri Paesi? “E’ inevitabile – risponde – perché le condizioni di vita sono difficili in tutta Europa”.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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