7 maggio 1980: la brigata XXVIII marzo gambizza il giornalista Guido Passalacqua

guido passalacqua

La mattina del 7 maggio 1980 un commando della neonata Brigata XXVIII marzo entra, con il solito pretesto del fattorino, nella casa del giornalista Guido Passalacqua a Milano e gli tira due colpi alle gambe. Nel volantino di rivendicazione, fatto trovare ai suoi colleghi della redazione di “la Repubblica”, in cui lavorava dalla fondazione, lo definiscono “giornalista riformista”.
La Brigata si è appena costituita sull’onda emotiva suscitata dall’uccisione di quattro militanti delle Brigate Rosse da parte dei carabinieri dei Reparti Speciali del gen. Carlo Alberto Dalla Chiesa, avvenuta a Genova, il 28 marzo 1980, nella base di via Fracchia.

I militanti che danno vita al nuovo gruppo armato provengono da precedenti esperienze organizzative. In particolare da Guerriglia Rossa, Formazioni Comuniste Combattenti, e, prima ancora, dal ceppo originario delle Brigate Comuniste, la rete armata dell’area di “Rosso”. Due dei sei militanti del gruppo di fuoco, Mario Marano e Francesco Giordano, provenivano invece dai ranghi delle Unità comuniste combattenti dopo una militanza pubblica in Lotta Continua.
L’intenzione dichiarata è di accreditarsi, attraverso l’azione armata,  per entrare in relazione con le Brigate Rosse.
La Brigata XVIII Marzo traduce in intervento armato una elaborazione, iniziata in Guerriglia Rossa, sulla funzione manipolativa dei media ed in particolare degli apparati giornalistici. L’approfondita capacità d’analisi sviluppata scatenerà un delirio paranoico su presunti mandanti e ispiratori del gruppo.

Le azioni principali

Due sono le azioni principali:
– ferimento di Guido Passalacqua, giornalista del quotidiano La Repubblica (Milano 7-5-80);
– attentato mortale contro Walter Tobagi, editorialista del Corriere della Sera (Milano 25-5-80).
Il 7 ottobre 1980, in seguito all’arresto e alla collaborazione di Marco Barbone, tutti i componenti sono individuati e arrestati.
Il 6 aprile 1984 nell’ospedale di Udine, ricoverato d’urgenza dal carcere dove stava scontando la condanna a 28 anni, muore Manfredi De Stefano, con Giordano il solo a non essersi pentito.
Nel 1986, con la scarcerazione di Marano, l’unico a restare in carcere è Giordano.

Per approfondire

Fin qui la scheda del “Progetto Memoria”, la grande ricerca promossa da “Sensibili alle foglie” per costruire un archivio informativo di matrice non giudiziaria-poliziesca sulla lotta armata in Italia. Manca quindi tutto il pezzo sulla figura del “superpentito” Marco Barbone, approdato a Comunione e Liberazione. Vi propongo quindi un po’ di materiali di approfondimento. A partire dal fatto che oramai sono dieci anni che Guido Passalacqua è morto: 

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

1 Comment on “7 maggio 1980: la brigata XXVIII marzo gambizza il giornalista Guido Passalacqua

  1. Io uscii da CL quando portarono Barbone ad un nostro ritiro spirituale per preparare gli esami di Università sessione estiva nel 1986. Insisteva a dire che aveva incontrato Cristo in carcere. Come un’altra personcina l’ex amante di Vallanzasca che si era fatta suora e dopo un paio d’anni aveva avuto un incidente con una 126 imbottita di droga

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.