23 maggio. 28 anni dopo la morte di Giovanni Falcone: la mafia sommersa

Ventotto anni fa la strage di Capaci con la morte di Giovanni Falcone, della moglie della scorta. Come il sequestro Moro per le Brigate Rosse, il punto di massima offensiva del terrorismo mafioso rappresenta l’inizio della fine. In pochi mesi arrivano, con la strage di via d’Amelio, il 41 bis, l’arresto di Riina, la trattativa insanguinata dalla campagna contro i monumenti. La Cosa nostra di Provenzano rappresenta un’altra cosa: la mafia che torna a incistarsi nel potere, che riesce finanche, camaleonticamente, a indossare i panni dell’Antimafia.

Una realtà con cui dobbiamo fare i conti ancora oggi. Ma la strage di Capaci rappresenta anche qualcos’altro: un grande momento di presa di coscienza collettiva, il giorno della scelta per tanti giovani di un impegno civile, sociale e politico da portare avanti. Nel nome di Falcone e Borsellino. Come racconta magnificamente Lucilla Parlato, un un post su facebook, in occasione del 25esimo anniversario:

Sono trascorsi 25 anni da quel 23 maggio 1992, il giorno della strage di Capaci in cui persero la vita il Giudice palermitano Antimafia Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della sua scorta, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. “E forse questo io lo avevo messo pure nel conto, perché ero convinto che lo avrebbero eliminato comunque. Almeno, dissi, se deve essere eliminato l’opinione pubblica lo deve sapere e lo deve conoscere.  
Il Pool Antimafia deve morire davanti a tutti, non deve morire in silenzio” commentò Borsellino, ucciso qualche settimana dopo. Avevo 23 anni, Massimiliano Gallo 20. Eravamo già due ragazzetti atipici, che odiavano uscire il sabato sera. Ma quel sabato – non esistevano web e cellulari ai tempi – rimanemmo paralizzati di fronte alla tv di casa sua. Io ricordo quello stupore impotente e la sensazione che il mondo faceva schifo.
Poi da grande più di un 23 maggio l’ho passato a Palermo, senza mai dimenticare la rabbia e lo stupore di quel sabato dei miei 23 anni. Ci sono giorni che restano impressi nella memoria per tutta la vita. Quello di un quarto di secolo fa sicuramente ha segnato il passaggio definitivo alla mia età adulta, quella della consapevolezza peggiore. E credo che non accadde solo a me. Ci sono storie che segnano passaggi collettivi di una intera generazione. Come quel sabato 23 maggio 1992.

Quello che ha rappresentato il 12 dicembre 1969 per la mia generazione…

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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