Gli studenti e la lotta contro l’Aids

[Un pezzo di colore su uno sciopero studentesco, 25 anni fa, quando ancora insegnavo a scuola oltre che già lavoravo in un quotidiano. A rileggere l'anacoluto finale mi vengono i brividi]

aidsEro convinto che fosse l'ennesimo prodotto di un sapere studentesco ormai raffinato sul terreno del rifiuto dello studio.
Quando sono entrato in classe ieri mattina, in leggero ritardo e ho visto i banchi desolatamente vuoti.
Ho pensato subito a un "filone di massa" (già mercoledì i miei alunni si erano lamentati per i troppi compiti) e anche quando gli altri insegnanti, che vagavano tra bar e sala professori, mi hanno rassicurato che di uno sciopero in piena regola si trattava, non ho potuto contenere l'irritazione: ah, perché non sono rimasto nel mio lettone.
La rivelazione folgorante dell'accaduto mi è giunta solo un'ora dopo: un capannello dei rappresentanti di classe in cortile irresistibilmente mi ha attratto. E anche se, da buon ex militante, mi sono imposto uno stile di rigoroso distacco dalle intemperanze giovanili, la mia curiosità ha trafitto la cortina del silenzio.
Litigavano per una questione di metodo: le ragioni dello sciopero non erano state discusse e comunicate preventivamente agli studenti e cosi si scontravano i sostenitori della democrazia a tutti i costi e i fautori dell'urgenza del movimento. Solo dopo qualche minuto sono riuscito a chiedere (e a sapere) contro chi e che cosa gli studenti avevano scioperato, massicciamente e nonostante la pioggia: contro l'Aids.
A Pozzuoli era il quinto sciopero in quindici giorni: era stato preceduto da una manifestazione provinciale contro le proposte di Craxi sulle tossicodipendenze (indetta dalla Fgci sulla parola d'ordine: "in galera gli spacciatori, non i tossicodipendenti"): da due cortei cittadini per l'acqua, dopo casi di epatite virale all'istituto magistrale; da uno sciopero spontaneo per avere l'accensione dei riscaldamenti a scuola con sette giorni di anticipo sui regolamenti.
Il modello interpretativo elaborato dai tuttologi di turno sul nuovo movimento studentesco, i cosiddetti ragazzi dell'85, a questo punto salta del tutto: movimento impolitico, su obiettivi concreti, non ideologici. L'acqua, il riscaldamento, il disagio materiale, e, si, anche l'impunita` degli spacciatori, fanno parte dell'orizzonte quotidiano di qualsiasi studente di un'area metropolitana come quella di Napoli. Ma mobilitarsi contro la peste, suvvia, è storia da colonna infame.
Contro l'Aids? E perché: contro gli americani che l'hanno seminato come raffinato strumento di guerra batteriologica, secondo una versione diffusa dal Kgb pre-glasnost? contro Reagan e il suo staff che hanno fatto un uso terroristico per emarginare e punire i comportamenti devianti - sesso e droga - delle minoranze underground? contro tossicomani e omosessuali che la nuova peste, da moderni untori, diffondono? contro il governo che non finanzia con mezzi sufficienti ricerca e prevenzione? contro la gente comune che emargina i nuovi appestati e tutti i potenziali mostri?
Tante domande, nessuna risposta. La sicurezza che tutta questa storia non abbia senso si stempera in un ricordo: quante volte i miei professori si sono indispettiti per i nostri scioperi - il Vietnam, la strage di stato, il contratto dei metalmeccanici. E un dubbio: troveranno prima il vaccino dell'Aids o i colpevoli della strage di piazza Fontana - 12 dicembre 1969, quattro processi, nessun colpevole, e la rabbia gridata tante volte per gli innocenti carcerati e i morti impuniti?
Ma ha continuato inquietante a rodermi il tarlo - e ho poi scoperto che si trattava di un sentire comune a parecchi della mia generazione -: perché uno sciopero contro l'Aids? L'enigma, lacerante me l'ha risolto tra il compiaciuto e il seccato uno studente che ha liquidato repentinamente le mie ubbie: "Ma professore dove vive? Non ha visto la televisione ieri sera? L'ha detto anche il presidente Cossiga. Bisogna manifestare contro l'Aids".
Il ricordo delle ultime manifestazioni di massa indette dalla Rai - all'epoca Eiar - mi aumenta il mal di testa.
1 dicembre 1988 IL GIORNALE DI NAPOLI

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