Guerra civile in Ucraina, perché faccio fatica ad orientarmi

In principio – almeno per uno come me che si è affacciato all’impegno politico ai tempi della guerra del Vietnam – erano i due campi. E le cose tutto sommate sembravano abbastanza semplici. Per quanto noi, ultragauchisti, potessimo ritenere spento da tempo il faro della Piazza Rossa, comunque era chiaro che il nemico fosse l’imperialismo americano. E non solo perché concretamente a dieci chilometri da casa mia c’era il comando Nato per il Sud Europa ma anche perché i nostri cuori si infiammavano per le eroiche gesta dei barbudos e dei vietcong. Abbiamo poi scoperto che le cose erano un po’ più complicate ma allora le analisi e le scelte di posizionamento erano in sostanza facili.

Ora le cose si sono maledettamente complicate e io provo invidia per gli amici che riescono a trovare sempre la rotta nel grande disordine di questa epoca confusa. Da anni sono più interessato ai temi concreti delle libertà individuali e dei diritti civili che al sogno palingenetico di un mondo migliore. Al tempo stesso ho consolidato (limite mio, confesso) una assoluta incapacità di apprezzare e tanto meno di usare la potenza cognitiva  della geopolitica. Così, pur comprendendo sostanzialmente le ragioni di chi, da destra o da sinistra, ha individuato nella Russia di Putin il polo principale di resistenza al dominio americano, in me prevale la crescente irritazione per i tratti illiberali del regime, la negazione dei diritti civili, il crescente peso culturale del clero ortodosso.

La guerra civile in Ucraina mi sembra paradigmatica di questa mia confusione e incapacità di schierarmi. Nei giorni scorsi grande rimbalzo mediatico ha avuto la segnalazione, effettuata da un elemento di spicco del movimento eurasiatista, Alessandro Lattanzio sul ruolo di un “mercenario” italiano nel massacro di Odessa.

Francesco Saverio Fontana. Su internet si presenta come Francoise Xavier Fontaine, è amico e sodale di Gabriele Adinolfi e Stefano delle Chiaie. È un’esponente di CasaPound Italia che tiene i collegamenti con gli squadristi neonazisti ucraini almeno da marzo 2014. Ha partecipato alla strage di Odessa: “Sono ad Odessa da ieri dove ho recuperato Ivan di SNA su richiesta di Kiev quando ci sparavano. Adesso lo accompagno su richiesta di Svaraslog”. Fontana è protetto dal servizio segreto italiano AISE e probabilmente anche dai carabinieri. Probabilmente, da come si può evincere dal curriculum, ha anche operato come schedatore di operai e sindacalisti presso la FIAT, a sua volta una struttura collegata a Gladio. Non è una novità che CasaPound Italia abbia simili legami con il mondo dei militari, i carabinieri e i servizi segreti. Il vicepresidente di CasaPound Simone DiStefano è figlio del noto ‘esperto’ informatico-tecnologico Luigi DiStefano, il cui principale lavoro ‘scientifico’ è consistito nel fare accreditare la strage di Ustica ai Libici. Ma non è un caso, DiStefano senior ha lavorato per industrie nucleari e belliche italiane. I crimini efferati a cui ha partecipato CasaPound (CasaGladio) in Ucraina sono i prodromi di ciò che CasaPound, su mandato di Gladio/AISE/Carabinieri potrebbe compiere in Italia un domani? La strategia della tensione e lo stragismo nazi-atlantista non tramontano mai.

Conosco da anni Fontana, figura di spicco della fascisteria torinese e così non ho avuto difficoltà – avendo accesso alla sua bacheca su Facebook – a riconoscere in lui il “Francesco”  che a marzo ha presentato in un lungo reportage il Pravyi Sektor ai lettori di Noreporter, il giornale online diretto da Gabriele Adinolfi (uno bravissimo che riesce a difendere al tempo stesso le istanze del cuore che batte per gli eroici insorti ucraini e i ragionamenti della testa che descrivono le motivazioni strategiche del sostegno a Putin). Ho reso partecipi i lettori dell’Alter-Ugo di questa scoperta (che logicamente indebolisce l’ipotesi di un suo ruolo attivo nei combattimenti). Il pezzo è stato così commentato dallo stesso Fontana:

Mercenario è chi percepisce una paga, io sostengo la rivoluzione nazionale in Ucraina, viaggio a mie spese anche se mi in verità mi danno molte zuppe e anche “salo” ( lardo ) a volontà . Almeno lì la rivoluzione la fanno invece di passare le giornate su internet a fare i commissari politici antifascisti credendosi per questo rivoluzionari. Non son militante di Casa Pound, quindi vi prego di non chiamarla in causa se siete onesti. Quella maglietta ha molti anni ed era un regalo destinato ad un ucraino a Zaparozhya. L’ho indossata su richiesta del destinatario del regalo per esprimere la mia italianità in occasione di una bella e commovente celebrazione religiosa precristiana in una foresta a sole 11 ore di bus da Odessa ove sono arrivato solo il 2. In quanto ad Adinolfi e Delle Chiaie non hanno bisogno di qualcuno che parli al posto loro. Adinolfi poi mi sembra che abbia capito perfettamente come stanno le cose e chi è contro chi; cosa che ai rivoluzionari da tastiera pare molto difficile. Mi sembra anche che tenga una posizione molto equilibrata e costruttiva. In quanto ai servizi è vero; li abbiamo incontrati spesso, contro le nostre organizzazioni degli anni settanta si sono mossi e parecchio, ci hanno calunniati, hanno provato a costruire prove e ci hanno anche sparato addosso. Sì i servizi li conosciamo, noi; come conosciamo la guerra qui. Non deliriamo, questo lo lasciamo ad altri.

          Francesco in Pravyi Sektor  Stan quasi una vita fa …

E quindi fasci contro compagni come opposte tifoserie del derby Kiev-Mosca? Troppo facile. Guardate infatti questo manifesto che indice una commemorazione per i martiri della primavera russa.

 A chiamare in piazza a Milano il 13 maggio, prescrivendo soltanto l’uso di bandiere italiane, russe o della Repubblica di Donetsk, l’enclave russa in Ucraina, sono infatti i tradizionalisti comunitari di Millennium, un gruppo che si presenta così:

I Popoli, depauperati da ogni sovranità e potere decisionale, rendono ogni autorità alle minoranze che dirigono gli affari mondiali secondo il proprio interesse. Culture e religioni muoiono esangui sugli altari dei simulacri postmoderni. La nuova legge è il Caos. In questo contesto Millennium afferma la propria azione ordinatrice. Millennium si identifica nel ruolo del partito rivoluzionario europeo, impegnato nella liberazione dell’Europa dal giogo unipolare e nell’edificazione di un paradigma culturale europeo. All’entropia incipiente, Millennium contrappone le leggi risorte della Giustizia, della Tradizione e della Comunità.  Millennium si propone come Partito Comunitarista garante degli interessi dei Popoli Europei, della comunità nazionale italiana e delle comunità etno-culturali specifiche al suo interno.

 

Comunitarismo come liberalismo, quindi. E il mito dell’obščina ci sta tutto. Qui, quindi, Putin ritorna il baluardo contro la globalizzazione mondialista. Ma i “cameragni” di Millennium non sono soli. Perché oggi infatti mi è anche toccato di vedere un’altra foto, diciamo più rassicurante:

La posta Francesco Santoianni, storico militante troskista napoletano, da sempre impegnato nelle campagne antimperialista (è stato tra l’altro protagonista delle iniziative in difesa dei governi legittimi di Libia e Siria). Il commento è onesto: “9 maggio contro la Guerra: Presidio al Consolato Ucraino a Napoli. Ancora in pochi ma con le idee giuste. La Politica si fa così”.

A sventolare sono le bandiere di due gruppi minoritari dell’estrema sinistra neocomunista: i Carc, ingiustamente accusati di essere stati un serbatoio di reclutamento delle nuove Brigate Rosse, e il Partito comunista di Marco Rizzo, un’autentica garanzia di rosso antico. E io mi sento, chissà perché, più tranquillo.

POST SCRIPTUM: a complicare il ragionamento arriva qualche minuto fa (domenica 11 maggio, ore 10.55) Andrea Carancini che mi tagga il suo ultimo post. “Cortocircuiti rossobruni” attinge abbondantemente dal mio vecchio blog e, usando un metodo che anch’io ho praticato a lungo (la combinazione di analogia e contiguità), dimostra che tra Lattanzio e Adinolfi ci sono solo due gradi di prossimità: perché Adinolfi è sodale di Murelli che è marito di Alessandra Colla che è direttore responsabile di Eurasia, rivista del cui comitato di  redazione fa parte anche lo stesso Lattanzio (più volte accusato, a torto, di rossobrunismo, nda). A onor del vero, Carancini sostiene che il legame tra Adinolfi e Colla è diretto (la sostituì alla direzione di Orion una dozzina di anni fa) ma io, ben conoscendo gli attuali interessi e passioni di Alessandra (l’animalismo, la lotta alla vivisezione), mi sono permesso questa precisazione. Che nulla toglie al ragionamento di Andrea (che comprendo ma non condivido…).

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

1 Comment on “Guerra civile in Ucraina, perché faccio fatica ad orientarmi

  1. Caro Ugo. “è stato tra l’altro protagonista delle iniziative in difesa dei governi legittimi di Libia e Siria”, Veramente, non è proprio così. Sono contro l’aggressione che (anche) il governo dei mio Paese ha condotto e conduce contro il popolo libico e siriano. Aggressione che, tra l’altro, è servita a desertificare ogni vera opposizione democratica in Libia come in Siria.
    Un abbraccio. Francesco Santoianni

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