Il situazionista Cecchini e i fasciofuturisti

[Riflessioni sulle prime trionfali performance dell’attivista neofascista romano travolto da un inatteso successo: dalla fontana Rosso Trevi alle palline colorate di Trinità dei Monti]

Chi è Graziano Cecchini e perché l’establishment politico-culturale romano ce l’ha tanto con lui?

Cresciuto nelle tempeste degli anni ’70, rimasto fedele alle scelte identitarie di allora, tanto da segnalarsi come paladino di una memoria dei martiri irriducibile alle convenienze e alle convenzioni della politica politicante, il brillante autore delle beffe futuriste ha scatenato una canea di ostilità assolutamente immotivate. Come si fa ad accusarlo di avere rischiato di danneggiare la Fontana di Trevi con una boccetta di anilina in una metropoli in cui i gas di scarico si mangiano letteralmente i marmi della città imperiale? Come si fa a contestare l’accusa di interruzione di pubblico servizio per le palline rotolate a Trinità dei Monti in un Paese in cui i blocchi stradali sono prassi ordinaria (e impunita) di lotta delle comunità contro le ingerenze del Palazzo (dalle quote latte alle discariche dei rifiuti, dal deposito nucleare alle ingiuste sanzioni sportive)?

Perché è fascista? Ma via, un “fascistone” come Ciarrapico è ancora un ras del generone romano.

CrossoTrevierto, per il primo colpo straordinario (e pensare che era una scelta di ripiego … ma come insegna Napoleone – o era Berlusconi – il fattore C è importante nella vita) resta il sospetto che non gli si perdoni l’efficacia, cioè la capacità di strappare a Veltroni & Bettini la ribalta mondiale (vedi l’intervista al New York Times) ambita dalla Festa del Cinema. Ma è evidente che è proprio la cifra stilistica del performer romano, che punta proprio, situazionisticamente, a “detourner” i grandi simboli urbani, restituendo all’operazione artistica la funzione di critica radicale che era andata perdendo con l’afflosciarsi delle avanguardie degli anni 60, l’ultimo movimento di grande impatto politico e culturale. E per un’arte e una cultura sempre più paludate, organiche al Potere e al Palazzo, il ghigno beffardo di chi ricorda la situazione generale di “rottura di palle” diventa insopportabile.

Resta poi una questione più generale: per dare fondamento alle sue operazioni, Cecchini ha dovuto richiamarsi a una corrente artistica assai datata (quasi centenaria), perché la lunga vicenda del neofascismo è stata segnata dalla passività e dall’emarginazione culturale. Negli ultimi anni sembra invece affiorare un nuovo protagonismo culturale della destra radicale: alle beffe di Cecchini nelle ultime settimane si è accompagnata un’incursione di grande impatto mediatico come quella dei ragazzi di Casa Pound contro la “bolla” del Grande Fratello, per rilanciare la campagna per il mutuo sociale. Un colpo mediatico che in altri tempi sarebbe dovuto toccare ai kids dei centri sociali, cresciuti a pane e antiberlusconismo (e che c’è di peggio della sua tv per il macello dei cervelli?). E, invece, questo nuovo dinamismo futurista e situazionista comincia a rappresentare un granello di sabbia nell’ingranaggio dell’egemonia culturale della sinistra.

 

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