Leeds, Parigi, Orlando, i conti con il terrorismo disorganizzato

terrorismo

Sono passate oramai trentasei ore e non è affiorato ancora nessun elemento che dimostra una qualche minima forma di attivismo politico da parte di Thomas Mair, il 52enne disturbato che nel pomeriggio di giovedì 16 giugno ha ucciso la deputata laburista Jeanne Cox. Le sue frequentazioni con il suprematismo bianco si limitano all’abbonamento a una rivista sudafricana. Quanto al rapporto con National Alliance anche in questo caso il nostro “lupo solitario” si è limitato ad acquistare, nel corso degli anni, diversi volumi da “guerrigliero fai da te”, dal manuale per fabbricarsi pistole a quello sulla chimica degli esplosivi o sugli ordigni incendiari. Nella disperata solitudine della campagna inglese, nella villetta della nonna (scomparsa da un ventennio) in cui vive ormai da 40 anni, ha potuto così coltivare il suo delirio. Anche se non risulta che quelle nozioni le abbia mai applicate: dalla perquisizione della villetta non è emersa la presenza di ordigni esplosivi o incedniari, ad esempio. Nelle interviste a caldo i vicini restituiscono l’immagine di un brav’uomo, per nulla violento, disposto ad aiutare gli altri. “Uno che fa volontariato”, spiega un ragazzino. E infatti lo stesso Mair cinque anni fa aveva raccontato a un giornale regionale  – riferisce il Corriere della Sera – l’esperienza di volontariato presso un parco di Birstall, l’Oakwell Hall County Park. «Posso dire in tutta onestà che mi ha aiutato più di tutte le medicine del mondo. Molte persone che hanno problemi mentali si sentono isolate, tagliate fuori dalla comunità, credono di non contare nulla soprattutto perché non lavorano. Il volontariato può alleviare tutti questi problemi. Uscire e incontrare persone nuove è sempre una cosa positiva, ma più di questo conta il fare un lavoro fisico, utile. Quando finisci hai la sensazione di aver fatto e ottenuto qualcosa».  Poi un bel giorno esce di casa, saluta tranquillamente i vicini e va a compiere la sua missione. E a questo punto conta poco sapere qual è la molla che è scattata, se il clima politico surriscaldato della campagna elettorale è stata la goccia che fa traboccare il vaso o se esiste una centrale occulta capace di attivare a comando questi disperati con scopi precisi e ben definiti (io non ci credo, ma questa opinione sta prendendo piede).
In questi casi il delirio genera sempre tremendi effetti di realtà: nell’immediato nella perdita di una vita umana, nel breve periodo irrompendo pesantemente in uno scontro politico decisivo per il futuro dell’Unione Europea, una cosa che ci interessa e ci coinvolge tutti quanti. E sì, Mair è un folle, con una lunga storia di disagio mentale, ma il suo gesto entra nella storia. E così ci dovremo abituare a convivere con la categoria del “terrorismo disorganizzato”, con azioni che hanno moventi e modalità organizzative atipiche  rispetto anche alle forme più esasperate di guerra asimmetrica che l’offensiva jihadista ha sviluppato.
Penso al bisessuale frustrato, una persona confusa nell’identità sessuale quanto sul piano religioso, che si fa accompagnare dalla compagna a fare i sopralluoghi del club LBGTQ che frequenta per preparare il più grande omicidio di massa della storia americana. Penso al fiancheggiatore jihadista che si prende la vendetta personale su una coppia di poliziotti del suo sobborgo parigino ma poi quando si trova asserragliato nella casa delle vittime non sa che fare del figlioletto che ha reso orfano. Eppure il fatto che quest’ultimo feroce delitto si sia consumato nei giorni dell’Europeo, in un Paese in stato d’assedio, ha consegnato l’immagine di una Francia allo sbando, incapace di controllare la situazione tra lavoratori in rivolta, ultrà scatenati e ‘lupi solitari’ liberi di colpire. Così come c’è poco da rifugiarsi sullo schema psichiatrico dell’omosessuale che si rifiuta e odia la sua condizione. Lo choc della mattanza nel club di Orlando produrrà sicuramente effetti negli stili di vita e nell’approccio alla quotidianità di migliaia di membri della comunità LGBTQ, che da questi fatti escono terrorizzati. Che è, appunto, lo scopo di quello che chiamiamo genericamente terrorismo

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.