Edgardo Sogno, il golpista bianco, muore il 5 agosto 2000

Edgardo Sogno si affidò con decisione ad Aldo Cazzullo: Credo sia arrivato il momento di non tacere più nulla. «Iniziando l’ organizzazione militare per lo strappo al vertice sul modello gollista, io non avevo dubbi, come non ne aveva Randolfo Pacciardi, di compiere un atto dovuto, nella difesa della libertà democratica e per la ricostruzione dello Stato sulle sue basi storiche e risorgimentali». Era l’intervista per la sua biografia terminale, a fine secolo. E’ morto infatti il 5 agosto 2000.

Edgardo Sogno

Le ragioni del fallimento del golpe di Edgardo Sogno

A ridosso dell’anniversario della strage dell’Italicus, che suggestivamente è connessa al suo golpe bianco. In programma per il ferragosto del 1974, un golpe al tempo stesso antifascista e anticomunista, guidato da due eroi anticomunisti della Resistenza. Per molti il disinnesco furono le dimissioni di Richard Nixon, l’8 agosto 1974. Il presidente americano era stato travolto dallo scandalo Watergate. Anche quella è un’ipotesi suggestiva: perché oggi sappiamo che Sogno era storicamente agente di influenza britannica non amerikana.

Quindi è molto più probabile che a disinnescare il golpe sia stata l’abile manovra burocratica di Giulio Andreotti, ministro della Difesa che, alla vigilia delle ferie d’Agosto, il 31 luglio 1974, trasferì tutti i generali che avevano ruoli operativi ed erano sospettati di collegamenti con il duo golpista. Il leader della resistenza bianca, l’organizzatore della controinsorgenza alla Fiat se la cavò alla grande, uscendo del tutto assolto dal processo contro i golpe degli anni ’70 (Borghese, Fumagalli,Sogno). Ma invece continua il mito del partigiano bianco vittima del feroce Luciano Violante…. Ad aiutarci a capire sicuramente ci soccorre la biografia del suo “braccio armato”, Luigi Cavallo. In realtà il vero cervello strategico dell’operazione

Luigi Cavallo, lo scienziato della provocazione

[Questo ritratto di Luigi Cavallo, un protagonista della guerra civile italiana a bassa intensità, l’ho scritto 40 anni fa, per il primo quotidiano per cui ho lavorato, in occasione del suo arresto in Francia]
Cavallo_sognoLuigi Cavallo è da 40 anni protagonista delle più oscure vicende della cronaca giudiziaria, politica e finanziaria nazionale. L’ultimo episodio -che gli ha procurato l’arresto in Francia per estorsione- è esemplare nel suo “stile di lavoro”.

La campagna contro Roberto Calvi

Michele Sindona gli fornisce dossier compromettenti sulle attività finanziarie di Roberto Calvi, in un momento in cui il finanziere siciliano era già in rovina, mentre il banchiere ambrosiano era al top, e a lui organizza una durissima campagna di stampa, che si concluderà solo dopo una costosa tangente estorta al presidente dell’Ambrosiano – 500.000 dollari- benevolo mediatore il comune socio d’affari Licio Gelli.
La verità delle accuse lanciate dall’agenzia di stampa Cavallo – conti cifrati in Svizzera, disponibilità illecita di capitali all’estero- sarà confermata dalle inchieste giudiziarie che porteranno in galera, anni dopo, Roberto Calvi.

Il ruolo di Michele Sindona nel raggiro

Del resto era logico: Sindona era stato maestro e socio in questi traffici finanziari “sporchi” e quindi era molto ben informato su queste faccende. Toccherà ora alla magistratura stabilire se Cavallo è stato complice consapevole dell’infame raggiro (poco nobile ricattare un socio di traffici illeciti, o no?) oppure uno zelante operatore dell’informazione che ha utilizzato con spregiudicatezza e determinazione delle “buone fonti”.
Emerge comunque con chiarezza la figura di un personaggio disponibile per “operazioni sporche”, cosa del resto su cui aveva accumulato in 40 anni di carriera un’invidiabile esperienza.

Da Stella Rossa all’Unità torinese

Aveva cominciato infatti, durante la Resistenza, militando in un gruppo minoritario della sinistra torinese “Stella Rossa“, organizzazione antistalinista che ha pagato un alto prezzo umano nella lotta armata forse anche perché “infiltrata” da provocatori e agenti segreti.
Cavallo diventa quindi capocronista dell’edizione torinese dell’Unità ma la sua brillante carriera politico-giornalistica nel Pci è improvvisamente stroncata, alla fine degli anni ’40 in relazione alla scomparsa di fondi di cassa del partito.

Con Edgardo Sogno fonda Pace e Libertà

Dopo alcuni anni -siamo ormai in piena guerra fredda- ricompare sulla scena pubblica torinese: fonda con Edgardo Sogno Pace e Libertà. Al gruppo anticomunista avrebbe collaborato l’anarchico Gianfranco Bertoli, l’autore della strage alla Questura di Milano nel maggio 1973- ed è attivo organizzatore dei “sindacati gialli”. Al servizio di Vittorio Valletta lavorava alla schedatura dei militanti comunisti in fabbrica ma contemporaneamente organizza gli operai nel Sida, il sindacato autonomo dell’automobile che porta avanti una linea di aperta collaborazione tra padronato e lavoratori, secondo un modello “americano” di relazioni industriali, che negli anni della ricostruzione e poi del boom si dimostra vincente.

Con Edgardo Sogno ancora per il golpe bianco

Il lungo ciclo di lotte operaie della Fiat negli anni ’60 lo emargina e spazza via la sua organizzazione sindacale: ma Cavallo è sempre pronto per una nuova avventura. Risulterà quindi coinvolto a metà degli anni ’70 nell’inchiesta del “golpe bianco” organizzato da Edgardo Sogno – ma le accuse si sgonfieranno al termine dell’istruttoria- mentre continua la sua attività pubblicistica con l’agenzia giornalistica A.

Organizzerà infatti durissime campagne contro Giacomo Mancini, la Sir di Nino Rovelli, contro Enrico Cuccia e la Mediobanca, trovandosi molto spesso in significativa contiguità con Michele Sindona nel lungo regolamento di conti interno alla finanza italiana degli anni ’70 che si conclude con la totale debacle del banchiere siciliano.

L’intervento nel caso Agca

La vicenda di questi giorni è probabilmente un pendant di quegli anni: recentemente era infatti un po` scomparso dalla scena, sia perché oggetto di frequenti attenzioni da parte della magistratura, sia perché a suo dire sotto tiro dalle Brigate Rosse. Eppure un recente episodio va ricordato, perché probabilmente significativo di un suo ennesimo giro di valzer, di un suo tentativo di riciclaggio: non più tardi di due mesi fa, infatti, la sua agenzia diffondeva un dossier sul “caso Ali Agca” in cui venivano ostinatamente smontate tutte le accuse contro il bulgaro Antonov e si addebitava alla Cia la costruzione di false prove sulle responsabilità della “bulgarian connection” nell’attentato del Papa. E per un personaggio a detta di molti in odor di servizi segreti americani è davvero notevole.
NAPOLINOTTE 23 MAGGIO 1984

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