Ma la sinistra non è garantista

[Una precisazione inviata all'Italia settimanale sulla questione del decreto Mancino]

Caro Veneziani,Veneziani-Marcello
devo purtroppo smentire seccamente l'autore dell'articolo "Opinioni di galera" pubblicato nel numero dell'Italia settimanale del 15 marzo u.s. Stefano Petroselli sostiene che quando Mancino varò il decreto 122, "le critiche vennero da molti garantisti". Purtroppo non è vero: in quell'occasione la sinistra italiana confermò la sua matrice stalinista e sostanzialista non rendendosi assolutamente conto della gravità del precedente, che cioè lo Stato potesse sanzionare penalmente espressioni di pensiero.
Provammo a gettare un sasso in piccionaia Oreste Scalzone ed io con un articolo su una rivista militante a scarsissima diffusione, "Indipendenza", che prendeva spunto d'occasione dall'assalto alla sede romana del Movimento politico da parte di una squadra di giovani ebrei: sostenendo appunto che chi riteneva orribile le proposizioni e i comportamenti dei cosiddetti "naziskin" aveva tutto il diritto di esercitare la "giustizia partigiana" (in senso schmittiano,  e assumendosene ovviamente le conseguenze penali) ma era un dovere - oltre che un elementare fatto di lungimiranza politica - ribellarsi a qualsiasi soluzione giudiziaria del conflitto politico. L'articolo fu ripreso, agli inizi di dicembre 92 - con grande risalto dal "Corriere della Sera" che dedicò al caso una mezza pagina con titolo a 8 colonne: "Scalzone dà una mano ai naziskin" . La nostra posizione, che mirava a suscitare un'opposizione da sinistra a quel decreto liberticida provocò furibondi attacchi nell'area della sinistra piè militante e il sonno della tribù dei garantisti.
Dalle vostre colonne si schierò contro il Decreto Mancino una giovane deputata della Lega, Irene Pivetti, assolutamente non sospettabile di cedimenti garantisti. Il suo argomentare era piuttosto da "fondamentalista" cattolica, contro il mondialismo e la societàmultirazziale, una difesa preventiva di un sentimento, ancor piè che un pensiero politico elaborato, diffuso nel popolo leghista. Posizione legittima, e utile per sparigliare, ma tutt'altra cosa da una battaglia garantista.

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