Rivolta della Magliana, l’autocritica della Rete dei Comunisti e la sfida di CasaPound

Grande è il fermento dopo la “rivolta della Magliana” di sabato scorso, con gli indigeni che invadono e sfasciano il centro sociale occupato come rappresaglia per i danni fatti dai compagni negli scontri con la polizia nella mobilitazione antifascista.

Netta e lucida la riflessione della Rete dei Comunisti, l’organizzazione dell’estrema sinistra ben radicata in alcuni quartieri popolari romani e in diversi settori del pubblico impiego:

maglianaQuanto accaduto nel quartiere romano della Magliana – oltre al pesante ruolo repressivo svolto dalla polizia in aperta complicità con l’estrema destra – manifesta, al di là dell’episodio specifico, una frattura sociale che coinvolge ampi strati della popolazione. La reazione di alcuni abitanti del quartiere contro gli attivisti del centro sociale – per quanto avvenuta in un contesto di tensione e drammatizzazione – segnala un vuoto culturale e politico ed una condizione di forte frammentazione identitaria e sociale che in simili condizioni apre la strada alle pulsioni violente, razziste e antisociali che i neofascisti si candidano a rappresentare.

Non è la prima volta che episodi di questo tipo si materializzano in una metropoli sia italiana che europea e non è la prima volta che “segmenti di popolo” diventano, più o meno inconsapevolmente, strumento pratico dell’ideologia del capitale e delle necessità di normalizzazione da parte di chi detiene il potere. Anche i recenti pogrom razzisti consumatisi a Capalbio prima e poi a Gorino, pur in un contesto fortemente differente, erano stati la spia di un malessere sociale trasversale che cova nelle viscere della società e che coinvolge significativi settori popolari esposti al rovinoso corso della crisi. Tutto ciò avviene – come da tempo andiamo sostenendo – in un inedito contesto di “vuoto di rappresentanza” determinatosi a seguito non solo dei giganteschi processi di ristrutturazione capitalistica, ma anche in conseguenza della catastrofe politica della “sinistra” e del dissolvimento di quel complesso di strutture e strumenti i quali, a vario titolo, erano innervati nella composizione di classe e che svolgevano una positiva funzione di orientamento e di mobilitazione progressista. E’ evidente che in uno scenario di questo tipo i processi di desolidarizzazione sono, naturalmente, destinati a lievitare a fronte dei colpi della crisi mentre la rabbia indistinta ed il razzismo diventano il coagulo ed il collettore unico dei soggetti sociali subalterni. Del resto la fortuna e l’exploit politico di molte formazioni/movimenti politici (sia quelle dichiaratamente di destra o alcune cosiddette post/ideologiche) è avvenuto, in Italia come altrove, quando queste forme della politica sono riuscite ad intercettare e dialogare con queste espressioni del malessere sociale spesso definite, dispregiativamente, come “populiste” da ciò che residua del ceto politico della “sinistra”. Il pasticciaccio di Magliana, pur da inquadrare in un contesto in cui regnano la disgregazione sociale e l’aumento della contrapposizione tra segmenti deboli delle popolazioni metropolitane, ci stimola, non formalisticamente ma come soggettività politica militante, ad andare più a fondo nell’analisi e nell’inchiesta di classe per essere in grado di leggere la situazione e trovare le forme politiche per intervenirvi efficacemente. LEGGI TUTTO

maglianaDall’altra parte arriva la sfida di CasaPound che con Davide Di Stefano, il coordinatore nazionale di Sovranità, da una parte annuncia l’apertura domani di una sede nel quartiere della rivolta e dall’altra punzecchia i “leoni da tastiera” pronti ad esaltarsi sui social per un “mezzo corteo”, dando “patenti di coraggio e rivoluzione” ma incapaci nella realtà di “fare politica” e di “contrastare l’antifascismo”

C’è un aspetto interessante nelle immagini girate da Marius Lupu, un graphic designer e artista romeno attivo anche in Italia, sabato scorso durante la rivolta della Magliana e caricate su youtube non editate. Dal minuto 3’40” c’è la testimonianza di una donna del quartiere che anche se la manifestazione di destra era tenuta da Forza Nuova più volte ripete “quelli di CasaPound”.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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