Strage di Bologna: i resti non sono di Maria Fresu. Dov’è finito il suo cadavere?

E alla fine è arrivata la perizia del Dna sui resti attribuiti a Maria Fresu, vittima della strage di Bologna. Quel pezzo di faccia e quei frammenti di un arto appartengono a due diverse donne: nessuna è la giovane madre sarda. Esiste quindi una ottantesima vittima della strage e si rafforzano i sospetti ce si possa trattare della persona che trasportava l’esplosivo. Con un lungo post pubblicato su Facebook uno dei supporter della pista palestinese, Valerio Cutonilli spiega nel dettaglio tutte le implicazioni della sconvolgente conclusione dei periti. A questo punto non resta che chiedere una severa inchiesta per scoprire che fine abbia fatto il cadavere scomparso della Fresu e porre la questione della misura in cui la scoperta della ottantaseiesima vittima sia compatibile con le conclusioni processuali che condannano i Nar come autori della strage. Ecco l’analisi dell’avvocato romano

Le conclusioni dei periti

Strage di Bologna. Gli esiti degli esami comparativi del Dna di Maria Fresu – la vittima innocente dell’esplosione il cui cadavere non è mai stato ritrovato – rappresentano la prova certa di circostanze tanto gravi quanto utili a capire cosa è accaduto realmente il 2 agosto 1980.
I periti della Corte d’Assise di Bologna hanno escluso che i resti tumulati nella tomba della povera Fresu appartengano effettivamente alla vittima scomparsa.
Tali resti in realtà appartengono a due donne, nessuna delle quali appunto è la Fresu.
I resti riguardanti le dita di una mano potrebbero riguardare una delle altre vittime censite, esistendo casi di donne rimaste uccise con mutilazioni compatibili.
I resti che riguardano il lembo facciale-scalpo assolutamente no. Prestate attenzione perchè ieri è stata acquisita la prova dell’esistenza di una ottantaseiesima vittima.

Una foto impubblicabile

Innanzitutto va compreso un fatto. Il termine lembo facciale, attribuitogli dal perito Pappalardo che lo esaminò nel 1980 su mandato verbale della Procura di Bologna, è quanto meno riduttivo.
Purtroppo la fotografia di tale resto non è pubblicabile per l’aspetto terrificante. Ma si tratta della faccia di una giovane donna quasi completa e munita di capelli. Manca solo un occhio e la parte sovrastante.
Questa faccia non può essere attribuita a nessuna delle vittime censite delle strage. A darne atto, sin dal 1980, è stato il perito della Procura di Bologna, professore Giuseppe Pappalardo.
Ciò per una serie di ragioni inoppugnabili.
Le due uniche donne sfigurate, scrive Pappalardo, sono over 50 e hanno un gruppo sanguigno incompatibile con quello individuato nella faccia.
Leggendo tutti gli esami tanatologici acquisiti agli atti dell’istruttoria, io ne ho individuata in realtà una terza parzialmente sfigurata.
Ma la musica non cambia perché esiste una ulteriore evidenza scientifica che esclude l’attribuzione della faccia a una delle vittime censite. A spiegarla in udienza sono stati proprio i periti esplosivistici della Corte d’Assise che per definire il reperto hanno usato il termine tecnico di “scalpo”.

Una faccia strappata al corpo

La faccia erroneamente attribuita alla Fresu per 39 anni è stata strappata dallo scheletro a causa dell’esplosione. Si tratta di un fenomeno possibile solo se la persona è molto vicina alla valigia con l’esplosivo. Per la precisione, la vittima dello scalpo deve avere la valigia affianco. Il movimento d’aria provocato dalla detonazione penetra l’orecchio a una velocità spaventosa espellendo la faccia.
Al contrario, le vittime femminili conosciute hanno il viso deturpato dai traumi contusivi generati dai crolli.
Ciò è tanto vero che i periti esplosivisti hanno scritto di essere stati interessati dallo scalpo anche perchè le sue caratteristiche lo facevano ritenere il reperto in assoluto più vicino al punto dell’esplosione. Dato poi confermato dal quantitativo di esplosivo rinvenuto nei pezzi riesumati dello scalpo medesimo.

Una vittima sconosciuta e non reclamata

Non v’è alcun dubbio che i pezzi sottoposti a esame del dna siano quelli dello scalpo esaminato nel 1980 dal perito Pappalardo. Nella nuova perizia esplosivistica è pubblicata la foto dello scalpo scattata nel 1980 ed è identifca a quella che ho visto personalmente negli atti della vecchia istruttoria, ivi ancora custodita.
Non si scappa.
Ciò significa che esiste una ottantaseiesima vittima rimasta sconosciuta per 39 anni, mai reclamata da nessuno e talmente vicina alla valigia con l’esplosivo (attaccata al suo fianco) da aver subito lo scalpo spiegato dai periti della Corte d’Assise.
Non solo.
L’esame del dna ha escluso che i resti (anche le dita della mano) tumulati nella tomba di Maria Fresu appartenessero a questa ultima.

Chi ha fatto sparire il cadavere

Ciò significa che non v’è traccia alcuna dei resti della vittima sicuramente innocente e scomparsa nel nulla. I periti della Corte d’Assise hanno scritto per due volte, in maiuscolo, che nessuna vittima può essersi disintegrata nella stazione di Bologna. A maggior ragione la povera Fresu, considerato che l’amica sopravvissuta ha più volta dichiarato che la scomparsa si trovava vicino a lei al momento dell’esplosione, lontana diversi metri dal punto in cui era ubicata la valigia.
La carta d’identità della scomparsa è stata trovata tra le macerie dalla Polfer che l’ha consegnata ai carabinieri.
Tutto ciò significa che la scomparsa del cadavere della povera Fresu è dovuto alle condotte volontarie di terzi. Fantastica e insostenibile l’ipotesi per cui i soccorritori si siano persi tale cadavere. Ben più fondata è quella di un occultamento che ha consentito di prolungare l’inganno per 39 anni. Se infatti il cadavere della povera Fresu fosse rinvenuto, la faccia (che fu repertata da una giovane e incorruttibile dottoressa in servizio all’obitorio) avrebbe costituito sin dall’agosto 1980 la prova legale dell’esistenza di una ottantaseiesima vittima.
Questi i fatti (…).

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

1 Comment on “Strage di Bologna: i resti non sono di Maria Fresu. Dov’è finito il suo cadavere?

  1. Salve buon giorno ho saputo ora che i resti attribuiti a Maria Fresu non sono di Maria fresu.ma possibilmente i resti sarebbero un teoria la terrorista che porto la valigia poi esplosa.secondo me Maria fresu può essere una di quelle due donne con il volto sfracellato in cui il medico legale Pappalardo all’epoca si parlava

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