2 dicembre 1968: Mauro de Mauro racconta il massacro di Avola

L’articolo qui postato ha un duplice valore storico: perché racconta il massacro dei braccianti siciliani ad Avola, falcidiati a colpi di mitra dalla polizia, in pieno ’68; perché a raccontarlo sulle pagine dell’Espresso è il giornalista Mauro de Mauro, che due anni dopo sarà ucciso per aver pestato i piedi a Cosa Nostra.
PS: Ho dovuto aggiornare i link delle due canzoni dedicate al massacro: sia il pezzo di Enzo del Re (coautore della musica con Antonio Infantino) sia quello del Canzoniere di Rimini hanno subito da youtube il limite di età. Per le immagini del massacro…

La scena del delitto

 Al ventesimo chilometro della statale 115, quasi alle porte di Avola, non si passa più. Bisogna scendere dalla macchina e proseguire a piedi verso il grosso borgo che si intravede poco al di là della curva, quasi di fronte al mare.
È difficile mantenersi in equilibrio sull’asfalto di pietre e di bossoli. È uno spettacolo desolante; si ha la precisa sensazione che qui, per diverse ore, si è svolta un’accanita battaglia. In fondo al rettilineo la strada è parzialmente ostruita dalle carcasse ancora fumanti di due automezzi della polizia dati alle fiamme.
Sull’asfalto, qua e là, delle chiazze di sangue rappreso. Anche un autotreno, messo di traverso dagli operai in sciopero per bloccare la strada, è sforacchiato dai colpi e annerito dal fuoco. Proprio come una R4 e una decina di motociclette dei braccianti sui cui serbatoi i poliziotti hanno sparato per impedirgli di andarsene.
Sono le dieci di sera di lunedì 2 dicembre. Giornalisti e fotografi, accorsi da tutta l’Italia, stanno raggiungendo un paese il cui nome resterà a lungo nella storia delle lotte sindacali italiane.

Avola, a terra due chili di bossoli

È una prospera cittadina, a pochi chilometri da Siracusa, al centro di una ricchissima zona di orti e di agrumeti. Fino a ieri era noto come il “posto delle mandorle”, le buone, dolcissime, tenere mandorle di Avola. Da oggi non si potrà più nominare senza venir colti da un senso di sgomento e di profonda amarezza.
Giuseppe Scibilia, di quarantasette anni, era nato qui. Angelo Sigona, di ventinove, era nato a pochi chilometri di distanza, a Cassibile, il paese dove, nel settembre del ’43, il generale Castellano firmò l’armistizio per l’Italia sotto la tenda del generale Eisenhower.
Ora sono tutti e due distesi nella sala mortuaria dell’ospedale civile di Siracusa. Gli hanno sparato poliziotti di ogni grado, appartenenti al battaglione mobile di Siracusa, con armi diverse: dai mitra corti in dotazione agli agenti, alle pistole calibro 9, 7.65 e 6.35 in dotazione a sottufficiali, ufficiali e funzionari di Pubblica Sicurezza.
Una parte delle centinaia di bossoli raccolti poco fa sul campo di battaglia sono in possesso della Federbraccianti. Qualcuno, il deputato Antonino Piscitello, che si trovava sul posto al momento dell’eccidio, li ha anche pesati: erano più di due chili. Il piombo delle forze dell’ordine ha ridotto in fin di vita altri quattro braccianti. Uno di essi, Giorgio Garofalo, nato ad Avola trentasette anni fa, ha tredici pallottole nel ventre.

La battaglia del chilometro 20

Fa freddo. La statale 115 è in parte gelata. Ma dà un senso di gelo maggiore il doversi occupare ancora, dopo venticinque anni di lotte sindacali, di braccianti caduti sotto le raffiche della polizia. Stavano scioperando per difendere diritti e interessi elementari. Il presidente della Confagricoltura, conte Alfonso Gaetani, era in viaggio alla volta di Siracusa per contendere a questi uomini il miglioramento che reclamavano, ma la battaglia del chilometro 20 ha interrotto il suo viaggio. LEGGI TUTTO

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

1 Comment on “2 dicembre 1968: Mauro de Mauro racconta il massacro di Avola

  1. Caro amico Ugo Maria Tassinari, i nomi dei morti li conosciamo noi sessantottini, e forse qualche giovane interessato, ma non si ‘e mai saputo ,almeno ufficialmente,a parte Mario Scelba, assassino, e criminale,il nomi dei Prefetti, di Siracusa dei comandanti, dei reparti
    dei celerini, che ordinarono il massacro,facciamoli questi nomi e rendiamo alla storia i fatti.l’onorevole Antonio Piscitello, li sapeva,
    ma non fu pubblicata mai quella lista macchiata di rosso…..forse
    qualcuno era il vicequestore,Antonino Monterosso,un maresciallo, Fabrizio Modica, quelli che ho conosciuto personalmente.Ciao

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