Mercenari in Ucraina, così a marzo il volontario Fontana raccontava Pravy Sektor ai lettori di Noreporter

Si fa un gran parlare di mercenari fascisti in Ucraina, a partire dallo “scoop” di Popoff Globalist, che rilancia le rivelazioni di Alessandro Lattanzio sul suo sito di informazione geopolitica “Aurora”:

Volontari italiani combattono in Ucraina inquadrati nelle fila degli squadroni paramilitari di Pravy Sektor. Sono loro stessi a rivelarlo. Volontari come Francesco Saverio Fontana, alias Francois Xavier Fontaine, alias Stan (il suo nome di battaglia). «Sono ad Odessa da ieri dove ho recuperato Ivan di SNA su richiesta di Kiev quando ci sparavano. Adesso lo accompagno su richiesta di Svaraslog», ha scritto il miliziano nazista. Non è chiar se si riferisce agli scontri avvenuti per le strade della città, oppure nella casa dei sendacati, teatro di una strage a opera di Pravy Sektor. Fontana è buon amico del fondatore di Terza Posizione Gabriele Adinolfi e anche del fondatore di Avanguardia Nazionale Stefano Delle Chiaie. Egli è anche esponente di CasaPound Italia, vicina proprio alle posizioni di Pravy Sektor. Secondo “Aurora”, Fontana sarebbe protetto dal nostro servizio segreto estero (Aise).

Per quel che mi risulta non è un mercenario ma un “volontario”, militante della destra radicale che da mesi fa la spola tra l’Ucraina e Torino. Del che è testimonianza un lungo reportage pubblicato da NoReporter il 24 marzo scorso e che riproduco qui integralmente perché al momento la pagina è irraggiungibile e l’ho recuperato dalla cache di google:

Scritto da noreporter
Lunedì 24 Marzo 2014 02:06
Incontro con il capo di Pravy Sektor e confronto con i camerati  sul campo in esclusiva per noreporterKiev
Inizialmente è stata dura far loro capire che non solo non eravamo giornalisti e ancor meno di quelli ” normali” ma che siamo invece vecchi militanti NR, ciascuno con il proprio percorso militante o militare e che non hanno dovuto troppo stare a pensarci su per capire, schierarsi …e che da subito abbiamo sentito anche il bisogno  di partire per essere con loro fisicamente.
Potete immaginare il campionario di mitomani, pseudo venditori internazionali  di armi ed autoproclamati ideologi  “puristi” che si sono disordinatamente  affacciati alle porte di Pravy Sektor per suggerire, dettare e consigliare una variegata esposizione di proposte più o meno farlocche e mirabolanti.L’apripista di noi volontari  non ucraini venuti a Kiev per dare – e non per chiedere o consigliare – è stato un francese, ora anche croato di passaporto ed adozione, Gaston Besson che seppur a soli 46 anni vanta ben 5 guerre volontarie alle spalle, tra cui quella Karen e il risorgimentio croato.
Veniamo accolti cameratescamente. D’altronde, e questa è la novità, Pravy Sektor apre ai volontari europei, ma solo dopo attenta e scrupolosa selezione da parte ucraìna, ripercorrendo in questo qualche scelta che ci è familiare….Nella Maidan, tra le sue tende, da qualche giorno è sempre più difficile trovare quelle schiere di giovani che  costituivano il nucleo forte delle Centurie di Auto Difesa, e dopo aver dismesso gli scudi tolti di forza  ai poliziotti sono ormai partiti a centinaia per rinforzare i gruppi paramilitari di Pravy Sektor e dei Patrioti Ucraini dell’Est e Sud Est. Ora si arruolano nella neo costituita  Guardia Nazionale, individuata come irripetibile occasione di armarsi da parte dei singoli, e così ricevere un addestramento militare e forgiare una truppa di soldati politici.

Siamo  in presenza di ormai numerosi inviti a sciogliere le milizie e a riconsegnare le armi  in nome di un ritorno alla  legalità  di Stato da  parte del presidente ad interim Turcinov e di Yatseniuk, esponenti entrambi del partito liberale Patria, lo stesso della oligarca Timoshenko protagonista dell’abortita rivoluzione arancione di sorosiana memoria e di fatto rivale nella conquista e nel saccheggio delle risorse nazionali del fuggitivo Yanukovich, oltretutto imprigionata per esersi fatta corrompere da Gazprom e giocata proprio da Putin come suo referente diplomatico.

Il Quartier Generale di Pravy Sektor, in seguito all’incendio criminale per mano dei Berkut che ha assassinato decine di persone lo scorso 18 di febbraio nel palazzo dei Sindacati (se un piano era  riservato a Pravy Sektor, gli altri erano occupati da organizzazioni  anche non militarizzate nonché, da un mini ospedale da campo organizzato da volontari civili) si è spostato in un hotel che si affaccia sulla piazza Europa in fondo alla Kreshstik, a meno di duecento metri da Maidan.

Dalla strada si vedono solo le vetrate principali dell’albergo Dnipro chiuse e  sprangate. Vi si accede da un’entrata laterale gestita da ordinati militanti di Pravy Sektor immediatamente riconoscibili dal bracciale.

All’interno si trovano gli uffici operativi e logistici  che occupano un intero piano, mentre quello inferiore e quello immediatamente superiore sono presidiati dall’ala militare (volutamente non indichiamo qual è il piano dell’hotel  requisito e lo nominiamo solo perché si stanno spostando in altra zona; l’immenso bivacco di   Maidan è destinato allo sgombero parziale e a diventare un museo a cielo aperto).

Accedere all’interno è qualcosa di surreale, a parte una bandierina da tavolino di Pravy Sektor ed alcune copie dei fogli di lotta, niente si distingue da un normale hotel. Non una cartaccia, non un commento ad alta voce, nessun “campeggiatore ” e non una sola bottiglia vuota abbandonata nell’atrio, mentre la reception  continua ad operare in assoluta apparente normalità.

Solo all’entrata dell’ascensore si trovano guardie armate  che filtrano gli accessi ai piani del Comando.
Dopo una breve visita al piano operativo nei giorni che si susseguono veniamo ricevuti o lì o  in un tavolino del bar dell’atrio trasformato in sale riunioni.
Singolarmente assente ogni traccia di alcolici, si conversa con solo un caffé.

L’ala Militare comandata da Valery alcune riunioni con noi le terrà  anche in un angolino di un caffé situato alla sinistra dell’entrata dell’hotel, in prossimità  di un cippo posato sul marciapiede e di una moltitudine di mazzi di fiori che  ricordano i caduti dell’ Instituskaya street ove più violento è stato il contrattacco dei Berkut e dei cecchini il giorno in cui Maidan stava per cadere, al mattino del 20 febbraio.

Quella che doveva essere un’intervista tradizionale , si è così svolta  tra mille interruzioni e riunioni operative anche improvvise spesso interrotte dal richiamo del carismatico Dmitry Yarosh, leader nazional  rivoluzionario dallo sguardo penetrante ma gentile, in cui immediatamente senti e riconosci  il capo naturale; l’intervista-dibattito si è quindi sviluppata  in una lunga e appassionata discussione  tenutasi in inglese, tra tante loro domande sul nostro passato, citando i nostri anni di piombo e la repressione, da Avanguardia Nazionale a Terza Posizione per finire a Casa Pound, il tutto in francese,  russo e ucraino con Dmitry S. del Settore Relazioni internazionali – Movimenti (prova che non siamo stati considerati semplici esterni o giornalisti ) e Nana D. l’assistente di Yarosh che parla inglese; spesso presente anche Gaston Besson, ma solo a tratti quando non era impegnato in altre attività  di costituzione della Brigata Internazionale di Pravy Sektor ed  io che insistevo con il mio registratorino Olympus perché avevo promesso a Gabriele di ottenere questa intervista ufficiale destinata ai nostri camerati italiani in un ruolo che normalmente non mi è proprio.

Dopo i convenevoli e i ringraziamenti di rito la prima domanda, formulata nel secco e metallico tono di Gabriele, era più o meno questa:

– Avete combattuto e con il sangue dei caduti vi siete posti come avanguardia rivoluzionaria eppure dal resto del mondo siete costantemente sotto esame e questo fatto è di per sé grottesco. Avreste  comunque voglia di precisare a quei (coglioni) presuntuosi che si permettono di giudicarvi da lontano, senza nulla conoscere della vostra realtà  effettiva e dei vostri scopi  o comunque  ai nazionalisti europei quali siano i vostri obiettivi ?

Dmitry ci risponde sempre cercando  anche Nana con lo sguardo. Mai si è presentato da solo in veste ufficiale,  per non dare adito a interpretazioni “estensive” delle sue parole  e sempre con quel tono quasi  sottovoce tipico del  rispettoso parlare che identifica l’educata gioventù ucraìna che ha uno stile a noi ormai desueto.

Riassumiamo le sue considerazioni sulle “obiezioni” o sulle “preoccupazioni” dei  rivoluzionari da tastiera in occidente.

Per quanto riguarda il polverone suscitato dall’incontro con l’ambasciatore israeliano preoccupato per l’avvenire della numerosa comunità  ebraica Ucraina (la quarta per importanza) che secondo certe sirene porebbe essere a rischio di pogrom, i camerati ucraìni sono rimasti  a dir poco stupiti.

E sulle relazioni con gli altri?
Rigettato il coinvolgimento nel governo (se non per una collaborazione con il ministero della Sicurezza Nazionale guidato dall’ex capo delle centurie di autodifesa di Maidan Paruby) le posizioni sono sempre stare chiare e coerenti con il pensiero di Bandera: fraterne con chi appoggi la nazione Ucraina, tolleranti con chi non se ne immischi senza interferire in alcun modo e ostili con chi l’avversi.

Pravy Sektor era presente in Maidan con   cinquecento persone che si alternavano nel corso delle 24 ore.  La parte maggioritaria era formata dai Trybuz (Trident) banderisti puri, dai Patrioti Ucraini – ASN , un gruppo Skin e dai reduci dell’Afghanistan (chiamati gli afgans), poi c’erano il Comitato di solidarietà  per i nazionalisti in carcere e altre  sigle.
Ogni centuria, compresa quella femminile, aveva i suoi nomi di battaglia (Vikings , ecc).

Ora vogliono porsi come soggetto realmente alternativo, come è emerso nel corso del congresso tenutisi a Kiev il 22 marzo. (Nella foto dove Yarosh è  in pullover militare e a destra Valery in mimetica).

Dmitry Yarosh sarà  il candidato ufficiale alle presidenziali, si propone così di presidiare quelle zone in cui Pravy Sektor non era presente, e di organizzare gerarchicamente i nuclei territoriali di recente costituzione  puntando all’isolamento e alla neutralizzazione dei prevedibili provocatori futuri e dei rivoluzionari dell’ultima ora.

Le priorità  di Pravy Sektor  per ora sono tre  e il loro ordine d’importanza si è invertito  solo recentemente nell’emergenza, in seguito all’intervento militare russo in Crimea e all’evidente tentativo di dividere l’Ucraina in due messo in atto da agitatori prezzolati di ambo i bandi.

– “Lotta contro il nemico esterno anche con propria forza  militare  nel caso che la Russia invada l’Est e il Sud Est”.

Ci tiene a precisare  che viene indicato  come nemico lo sciovinismo e l’imperialismo neo-stalinista russo che ha individuato in Pravy Sektor il male assoluto (Yarosh e Muzyko sono stati inseriti a tempo di record nella lista dei ricercati internazionali per terrorismo in base a dichiarazioni false ) “e non  la popolazione russa che rimane un popolo vicino e di cui la Rus Kiev è stata la culla della civiltà” .

– “Il ricambio (Full reload)  completo di una classe politica trasformista compromessasi insistentemente con oligarchi di vario tipo  negli ultimi venti anni  con i vari governi liberistici ed antinazionali che si sono succeduti senza soluzione di continuità”.

– “L’unificazione di tutti gli ucraìni (anche all’estero – sono circa 10 milioni di cui 4 in Russia) contro i separatisti provocatori all’Est del Paese (Kharkiv, Dneprotrosk, Zaporozye e Donetsk”  Odessa ha reagito bene ma sono infiltrate da  turisti, ovvero da commandos  che cercano la provocazione ed i morti per dare pretesto ai russi di intervenire a  protezione dei loro cosiddetti fratelli (” so called brothers”).

Alla domanda su quali siano i reali sentimenti tra Popolo ucraìno e russo e all’interno delle minoranze la risposta è stata come sempre accompagnata da un sorriso eloquente e stupito di come i nostri esperti non abbiano la minima idea della naturale complessità  del mondo ucraìno.

“Se è vero che a Volyn e Lviv all’ovest vi è una tradizionale e comprensibile avversione alla Russia di cui si ricordano occupazioni, gli eccidi, le deportazioni e la carestia  forzata (Holodomor) che ha mietuto milioni di vittime, nella regioni aldilà  del Dnipro non esiste una vera differenziazione tra russofoni e ukrainifoni anche nelle migliaia di etnicamente russi che si sono istallati nel corso degli anni nell’attuale Ucraìna, a seguito  degli spostamenti delle famiglie di militari o in alri settori civili  in un naturale avvicendamento logistico tipico  dei funzionari della ex URSS”.
Yarosh stesso è Dniprodzerzhynsk dell’Est della Nazione, e in tutta Pravy Sektor si parla indifferentemente russo o ucraìno, così come la stessa Kiev è a larghissima maggioranza russofona pur essendo l’epicentro della Rivoluzione.

Insiste Yarosh:

“Non esiste un sentimento nazionale anti-russo se non quello generato dalla recente invasione;  gli stessi russofoni vogliono restare in grande maggioranza in Ucraìna in un Paese che sentono ormai loro là dove vivono i loro affetti e i loro figli.
Non é un caso che le nostre manifestazioni si svolgessero con larga affluenza di gente durante il fine settimana perché composte da gente di popolo, da lavoratori, da gente comune, mentre i turisti sono attivisti etero-finanziati che non lavorando in Ucraìna possono organizzare le loro proteste durante la settimana lavorativa .
Noi siamo contro lo sciovinismo imperialista neo-staliniano.
E a quelli che replicano che di fatto ciò – ovvero la nostra fierezza nazionale! – difenderebbe l’ovest cosmopolita contro una Russia bianca,  ricordo che lo stesso regime di Putin propugna un credo trans-razziale allargato alle popolazioni asiatiche distanti da noi e dai nostri valori. Basta vedere quanti caucasici ed immigrati sono oggi presenti a Mosca e quanti se ne vedono qui.
In Russia ove soffriamo della mancanza di una informazione ucraina, la popolazione è facile preda della disinformazione e della distorsione dei fatti che le viene  presentata; basta osservare i media russi che ormai  disegnano una giunta putchista neo nazista assetata di sangue russo  ma incredibilmente guidata da ebrei fascisti e filo Usa che parlano a loro volta russo!)
Né qui, né all’Est i russofoni o gli etnicamente russi vengono discriminati o ancor peggio si spara loro .Questa è solo propaganda  per giustificare un intervento neo-imperialista sovietico”.

E qui abbiamo un certo imbarazzo e tacciamo: se Yarosh avesse tempo da perdere per i segaioli e si mettesse scorrere fb scoprirebbe tanti rivoluzionari di tastiera nostrana ripetere esattamente la stessa propaganda contro i “neonzaisti ebraici”……

“In Pravy Sektor, e voi francesi ed italiani – tu Gaston e Francesco –  ne siete la prova, la lotta è politica e tutti quelli che si riconoscono nella Rivoluzione Nazionale sono i benvenuti”.

In tema di alleanze geopolitiche, la recente intervista pubblica di Yarosh (era del giorno precedente al nostro colloquio ) aveva ribadito le posizioni

– no alla NATO;

– sì solo ad un allargamento alla UE dei nostri prodotti ma non in quanto membro a parte intera;

– continuazione e ripresa dello sviluppo dei rapporti tradizionali con la Russia;

– costituzione di una naturale alleanza con paesi baltici più affini   in funzione di cuscinetto tra Russia ed UE in nome di una equi-distanza ai due mondi.

Alla domanda su come fosse il regime di Yanukovich e se si presentasse  ancora con segni della vecchia retorica comunista, Dmitry nuovamente accenna un silenzioso sorriso che potrebbe anche essere una smorfia di disgusto quando sente pronunciarne il nome.

“No , il regime di Yanukovich , come quelli che si sono succeduti prima di lui – Timoshenko et similia – era un regime solo particolarmente kleptokratico e criminale; corrotto sin dalle fondamenta a difesa di una casta di oligarchi e di persone del suo clan che si sono arricchite spartendosi le nostre ricchezze nazionali  in modo vergognoso.
E’ vero che appoggiava il governo oltre al Partito delle Regioni dello stesso Yanukovich anche il Partito Comunista; ma questo partito è però appiattito su posizioni vetero sovietiche e privo di una elaborazione politica propria.
Noi siamo sempre stati all’opposizione anche negli anni precedenti come Trident e con i nostri camerati dei Parrioti Ucraìni i cui vertici erano da anni in prigione per sospette attività terroristiche  e sono stati liberati subito dopo la cacciata di Yanukovich (adesso di questi tempi dubitiamo che ciò potrebbe verificarsi nuovamente).
Siamo intervenuti in massa in Maidan solo in un secondo momento  quando il  movimento dei partiti di opposizione blanda (in realtà  la chiama apparente) e parlamentar liberale  Patria, Udar e Svoboda ) non sono più stati capaci di reagire e proteggere tanta brava gente che si è  trovata indifesa dagli attacchi  di Polizia e titushky (feccia pagata dal regime che ha provato a coinvolgere anche gli ultras senza riuscirvi).
Prima ancora dei Cento  Eroi  Caduti, di cui si parla ovunque, gli Heavenly Hundred,   sono scomparsi letteralmente nel nulla, spesso prelevati sotto casa, quasi trecento attivisti dell’opposizione di Maidan.
Allora abbiamo compreso che potevamo e dovevamo dare il nostro contributo non solo alla difesa di Maidan dall’arroganza assassina  del sistema, ma che dovevamo veicolare lo scontento dei manifestanti in una vera rivoluzione nazionale per abbattere il regime kleptocratico e criminale che ci governava e per creare le fondamenta di un nuovo Stato”.

“Rispetto al governo attuale, di cui molti sostenitori si sono schierati nella prima fase pacifica di Maidan, abbiamo già  parlato .
In questa fase  è nostro dovere difendere la Nazione dalla aggressione esterna e da quella interna dei separatisti.
Abbiamo comunque deciso di scendere in campo contro sin dalle elezioni contro il governo liberale che  non ci rappresenta in nulla e per nulla.
In questo senso possiamo dire che l’intervento di Putin si è rivelato il naturale alleato di questa classe dirigente inaccettabilmente debole e compromessa che vuol svendere  ciò che resta del nostro Paese ad Usa e Ue”.

“Perché non abbiamo contestato Bernard Henry-Levy ?” Scatta un ulteriore sorriso ….”Chi? In Ucraina non lo conosce quasi nessuno, è arrivato accompagnato da una scorta di esponenti di Patria e  il francese in cui parlava, distorto dagli altoparlanti non aiutava a far  comprendere a nessuno più di qualche parola di ciò che questo illustre sconosciuto diceva…
In ogni caso questo tizio è con i liberali e i liberali sono con lui. Noi siamo contro i liberali. Fate voi”.

“La vostra lotta contro il sistema unipolare Usa e liberistico internazionale è anche la nostra . Ovviamente ci sono in Ucraìna  anche altre priorità  come la difesa dal neo stalinismo  russo portatore di guerra.
Sappiamo di esser presi tra due fronti liberal-democratici; siamo consci del fatto che si combattono a nostre spese per allargare le loro sfere di influenza, ma quale è l’alternativa a questanostra sfida impari?
Arrendersi per soccombere senza batterci? Negli ultimi mesi il popolo e la gioventù ucraìna hanno riscoperto la voglia ed il bisogno di combattere insieme alla consapevolezza di poter morire ogni giorno per difendere la nostra libertà  e il bisogno di cambiamento”

E  qui Dmitry mi  sorprende  e mi commuove : “Mio nonno mi ha insegnato una frase di voi italiani – Meglio vivere un giorno da leoni che cento anni da pecora! – very fascist indeed !”

Gli chiedo ancora se esistono movimenti NR Europei che costituiscono dei modelli di riferimento … Di nuovo un sorriso gentile e fortunatamente mi risponde così : “siamo già oggetto di troppe provocazioni e distorsioni del nostro pensiero, facciamo riferimento ufficiale al solo pensiero  di Bandera , alla sua Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini – OUN e al suo Esercito Insurrezionale Ucraìno –UPA”.

A me che gli chiedo: Cosa balena ai tuoi occhi e alle tue orecchie che mi sembrano sufficientemente allenati da capire se esistono anche altri riferimenti tra di noi? … risponde con un sorriso!
Il sorriso sereno di chi combatte ed è padrone di sé.
Da noi non lo trovi facilmente, solitamente c’è il ghigno sprezzante e represso di chi si lascia vivere e non è anarca, ribelle, combattente o guerriero.
Ma sentenzia e continuerà a farlo.
Gli inferiori odiano chi svetta sopra di loro e devono sminuirlo a tutti i costi.
Ma non ci riescono mai.
C’è chi vive, muore e sorride; c’è chi sbava e sentenzia senza essere nessuno e senza rappresentare nulla se non un’esistenza insipida e l’invidia per gli altri.

Poi, fortunatamente, c’è tanta gente che osserva, che tace, che impara e che sa bene, per educazione, per natura o per istinto, che chi giudica è sempre una nullità volgare e che chi valuta lo fa con calma, con serenità, con cautela e con rispetto. E premette l’essenza e il valore alle chiacchiere del piccolo ultimo uomo zarathustriano.

Ultimo aggiornamento Lunedì 24 Marzo 2014 08:19

La cosa divertente è che, nei giorni seguenti, quando si accese sulla mia bacheca facebook una appassionata discussione sul leader di Pravy Sektor ammazzato dalle teste di cuoio, più di un sapientone pontificava che Fontana non era mai stato in Ucraina e millantava competenze ed esperienze

 

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

2 Comments on “Mercenari in Ucraina, così a marzo il volontario Fontana raccontava Pravy Sektor ai lettori di Noreporter

  1. Mercenario è chi percepisce una paga, io sostengo la rivoluzione nazionale in Ucraina, viaggio a mie spese anche se mi in verità mi danno molte zuppe e anche “salo” ( lardo ) a volontà .
    Almeno lì la rivoluzione la fanno invece di passare le giornate su internet a fare i commissari politici antifascisti credendosi per questo rivoluzionari.

    Non son militante di Casa Pound, quindi vi prego di non chiamarla in causa se siete onesti. Quella maglietta ha molti anni ed era un regalo destinato ad un ucraino a Zaparozhya.
    L’ho indossata su richiesta del destinatario del regalo per esprimere la mia italianità in occasione di una bella e commovente celebrazione religiosa precristiana in una foresta a sole 11 ore di bus da Odessa ove sono arrivato solo il 2.

    In quanto ad Adinolfi e Delle Chiaie non hanno bisogno di qualcuno che parli al posto loro.

    Adinolfi poi mi sembra che abbia capito perfettamente come stanno le cose e chi è contro chi; cosa che ai rivoluzionari da tastiera pare molto difficile. Mi sembra anche che tenga una posizione molto equilibrata e costruttiva.

    In quanto ai servizi è vero; li abbiamo incontrati spesso, contro le nostre organizzazioni degli anni settanta si sono mossi e parecchio, ci hanno calunniati, hanno provato a costruire prove e ci hanno anche sparato addosso.

    Sì i servizi li conosciamo, noi; come conosciamo la guerra qui.

    Non deliriamo, questo lo lasciamo ad altri.

    Francesco in Pravyi Sektor

    Stan quasi una vita fa …

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