15 dicembre 1978: il movimento di Bologna respinge l’assalto di Pci & co.

Due carabinieri feriti per colpi d’arma da fuoco, nove militanti del PCI (tra cui il segretario provinciale della FGCI, Alessandro Ramazza) arrestati per radunata sediziosa e porto d’armi improprie, sedici compagni del movimento arrestati a manifestazioni conclusa e accusati di blocco stradale, manifestazione sediziosa e (alcuni)di porto d’armi improprie.Si è concluso così, nella tarda mattinata di venerdì, l’arrembaggio alla riconquista di piazza Verdi e della città universitaria organizzato dal PCI tramite un apposito «Centro iniziativa unitaria per l’università», con l’adesione di CGIL CISL e UIL, leghe dei disoccupati, FGS.

Gli antefatti

Un calcolo sbagliato ha mosso tutta l’operazione orchestrata dal PCI:  il calcolo che un movimento disperso in mille rivoli, privo delle sue tradizionali forme di aggregazione politica, intaccato dal dilagare dell’eroina  non sarebbe più stato in grado di reagire ad un suo «exploit» organizzativo, fatto di nuove sigle come il « Centro iniziativa unitaria per l’università» e il «Comitato fuori sede», adeguatamente propagandato, e fatto anche della occupazione dei luoghi tradizionali d’incontro del movimento, come piazza Verdi, in piena zona universitaria. Che la scelta di arrivare ad una stretta fosse maturata «a livello nazionale», lo testimonia «la Città Futura» di questa settimana: il settimanale della FGCI apriva la sua prima pagina contro gli autonomi; a partire dai recenti fatti di Pisa e di Cosenza.

A Bologna la spaccatura fra PCI e studenti e docenti precari del movimento sugli incidenti avvenuti al Palasport di.Pisa domenica scorsa si era concretizzata in un’assemblea a lettere svoltasi lunedì. Là fu deciso il blocco delle lezioni e il proseguimento della lotta contro il decreto Pedini, mentre il PCI e le sue sigle associate abbandonavano la facoltà. A questo punto il «Centro» del PCI convoca un’assemblea dentro Lettere occupata per mercoledì, diffonde un volantino in cui condanna l’occupazione e la lotta, auspica una maggiore unità delle forze di governo, critica ogni condanna del decreto Pedini.

Il volantino viene considerato « provocatorio» dagli studenti e dai precari in lotta, i quali si riconoscono nell’assemblea svoltasi a Pisa domenica pomeriggio e nei suoi contenuti », rivendicano — al di là dei metodi sbagliati — l’espulsione del PCI da quella assemblea, decidono di non legittimare in alcun modo la presenza del PCI e quindi di «non concedere l’aula per l’assemblea di mercoledì. Un presidio nella facoltà di lettere fa sì che il Centro sia costretto a tenere la sua assemblea nella Camera del lavoro. E’ lì che viene indetta la manifestazione di venerdì con l’impegno a concluderla in piazza Verdi contro «i teppisti del movimento», e con l’«Unità»che la propaganda invitando a una partecipazione «qualificata».

Il Pci vuole regolare i conti

Il clima ormai è incandescente, ci si rende conto che il PCI ha scelto la strada del regolamento di conti decisivo. Si sente forte, e punta soprattutto sull’appoggio del sindacato e dell’intero arco istituzionale. I dirigenti della federazione di via Barberia ricordano l’appoggio ricevuto in analoghe occasioni dalla Confindustria e da quei commercianti del centro attrezzatisi ormai da tempo ad aspettare le manifestazioni con le pistole in pugno.
«Questa è la volta che chiudiamo la faccenda», sperano in federazione.

L’assemblea di lettere, giovedì, è più grossa del solito, in molti compagni c’è una specie di «ritorno d’orgoglio». E’ presto deciso il presidio della piazza centrale della zona universitaria, una manifestazione contro il decreto Pedini e la riforma Cervone, il divieto d’ingresso al corteo del PCI nelle vie dell’ateneo e nelle «zone controllate» dal movimento. Non riesca difficile a nessuno degli intervenuti riconoscere la volontà di scontro e di criminalizzazione dichiarate dal PCI.  

Piazza Verdi è presidiata fin dalle 9 di mattina di venerdì da molte centinaia di compagni. Sono senz’altro oltre il migliaio, più di quanti partecipavano abitualmente alle più recenti iniziative politiche. Vengono tenute sotto controllo tutte le strade che danno accesso al cuore dell’università.

Il presidio respinge il corteo del Pci

Lo schieramento messo insieme dai PCI non supera (secondo l’ANSA) il migliaio di persone, non sono poche quelle « bardate» venute lì con l’intenzione di sfogarsi. Nove di loro sono stati pizzicati dalla polizia prima ancora che si muovessero in corteo, subito all’interno della zona universitaria: erano attrezzati per la rissa e per la «guerriglia urbana», non hanno potuto fare a meno di portarli dentro. Del resto il clamoroso arresto dei militanti del PCI e del segretario provinciale della FGCI segna anche la rivincita del questore Palma, attaccato in continuazione dal segretario Imbeni per la sua scarsa attenzione « nell’attuazione dell’ordine pubblico».

Il PCI sempre fiancheggiato dai carabinieri, cerca di entrare nella zona universitaria ma il corteo, vistosi fronteggiato dai presidi del movimento, devia e si reca a Porta Zamboni dove, nella sala Pincherle della facoltà di matematica, tengono un’assemblea. Verso le 11 a piazza Verdi decidono di uscire in corteo da via Zamboni in direzione delle due torri e di piazza Maggiore (cioè nella direzione opposta al PCI), ma nel corso delle trattative con la DIGOS partono — durissime— le prime cariche.Per un’ora sono respinti attacchi della polizia, provenienti da tre vie differenti.

Le cariche e la sparatoria

Le strade intorno a piazza Verdi sono bloccate con automobili messe di traverso, vengono usati i sassi e le molotov. Dopo un’ora i compagni riescono a defluire in corteo mentre la polizia inizia la sua retata per fermare e arrestare gli «isolati». Agisce con una esasperazione particolare dovuta alla sparatoria che qualcuno, dalla parte dei manifestanti, gli ha fatto contro. 

Un giovane carabiniere di 18 anni, Gaetano lannace, finisce all’ospedale Sant’Orsola con una pallottola nell’addome.  E’ in prognosi riservata. Un sottotenente di 22 anni ha il ginocchio fratturato da un proiettile. Giuseppe Paparosi, studente di 20 ani, ha avuto il setto nasale fratturato dalla polizia.

L’assemblea del movimento convocata venerdì pomeriggio emette un comunicato in cui si denunciano le responsabilità del PCI e della polizia in scontri che chi presidiava piazza Verdi non aveva ricercato in alcun modo.

Nessun giudizio viene espresso sulla sparatoria contro i carabinieri. Dal canto suo PCI ha definito «incomprensibile» l’arresto dei suoi militanti ( e il segretario della camera dei lavoro, Andrea Amaro, ha assicurato che erano giovani «nient’affatto intenzionati a provocare disordini. Corre voce che i nove — per i quali è stata aperta un’inchiesta separata da quella dei 16 arresti del movimento, ed è stato emesso un «comunicato di solidarietà del «comitato cittadino per l’ordine democratico e antifascista » —verranno presto rimessi in libertà.

L’armamento del servizio d’ordine del pci

Subito dopo gli scontri verificatesi nel centro di Bologna, la polizia ha messo in atto un enorme setacciamento in tutta la città. In questo modo sono stati arrestati 16 compagni del movimento, la maggior parte dei quali fermati in luoghi molto distanti da quelli degli scontri. I compagni sono: (…) Sono accusati di: travisamento,adunata sediziosa, resistenza e blocco stradale. 

Dentro la zona universitaria sono invece stati arrestati  9 militanti del PCI, facenti parte di una squadra del Servizio d’Ordine della manifestazione contro il terrorismo indetta da FGCI,  FGSI,  Sindacati,  PDUP e MLS. Sono: (…) [i due elenchi dei nomi sono omessi dal blog per un evidente diritto all’oblio]. I loro nomi, per pressioni fatte dal PCI, sono stati a lungo tenuti nascosti. Per le stesse, insistenti pressioni fatte, si dice, verranno liberati moltopresto. Sono accusati di detenzione di armi improprie (di ogni genere):  un coltello a serramanico, una chiave inglese di grossa dimensione, quattro fionde, 46 pezzi di piombo, 17 cubetti di porfido, 70 biglie di vetro e 5 manganelli. Tutta roba utile per una manifestazione contro il terrorismo.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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