Napolitano testimone: ma cosa credevate potesse venire a raccontare?

Ho scritto qualche mese fa un pamphlet, “Napolitano, il capo della banda”, che, al di là della cazzimma dell’editore che ha forzato sul titolo, più che una requisitoria contro la persona del capo dello Stato è una riflessione con forti venatura autobiografiche sull’eutanasia della sinistra storica. tema di strettissima attualità, nel momento in cui le traiettorie del Pd divergono tra la Leopolda di governo e il San Giovanni di lotta. Sono passati 30 anni dai funerali di Berlinguer e certi ircocervi sono irriproducibili.

Ciò premesso, posso quindi serenamente prendere la parola per esprimere la mia modesta opinione: imbecilli, che cosa vi aspettavate che uscisse in termini di verità processuale dalla deposizione di Napolitano?

Era chiamato a rispondere di due circostanze “de relato”:

che cosa gli avesse detto il suo consulente giuridico D’Ambrosio sulle vicende di vent’anni fa definite oggi come “trattativa”;

che cosa sapesse dell’essere potenziale bersaglio, insieme al collega Spadolini, di un attentato mafioso.

Ha risposto: non sapeva della trattativa, sapeva quello che gli avevano detto chi aveva scoperto e segnalato il pericolo.

Valeva la pena armare tutto il casino che c’è stato per così poco, per così ovvie e rassicuranti risposte?

 

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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