Omicidio Esposito, quattro giovani romani indagati? Intanto si discute del clima di “guerra tra tifosi”

Sono pischelli (età tra i 23 e i 25 anni) con precedenti da stadio i quattro ultrà che sarebbero stati in compagnia di Daniele De Santis nell’assalto al pullman dei tifosi del Napoli e che ora sono indagati per gli scontri culminati con il ferimento di Ciro Esposito, deceduto dopo settimane di agonia. Si sarebbe trattato di una sorta di ronda che ha scelto un bersaglio a casaccio, secondo la ricostruzione che ci offre Rosario Dello Jacovo sul blog Sputtanapoli:

I loro nomi non sono stati ancora diffusi e i quattro sono indagati a piede libero, ma c’è grande attesa sulla loro identità perché voci insistenti parlano da tempo di parentele eccellenti. La dinamica invece, secondo la tesi della procura, sarebbe priva di premeditazione. Il gruppo si sarebbe portato in zona con l’intento di “cercare rogna”, senza avere un obiettivo preciso, ritrovandosi quasi casualmente coinvolto negli incidenti 

La svolta annunciata delle indagini sarebbe quindi avvenuta e l’accenno alla presenza di “sospettati eccellenti” potrebbe offrire una risposta ai dubbi sollevati sull’andamento lento dell’inchiesta e sul tentativo di circoscrivere la responsabilità al solo arrestato per l’ omicidio Esposito (che, ricordiamolo, potrebbe non avere sparato). E infatti la Procura di Roma, secondo il Fatto, smentisce. Così non si riesce a disinnescare un pretesto per alimentare la “guerra tra ultras”, pretesto evocato da un presunto giovane capo della curva azzurra, intervistato da Enzo Ciaccio per Lettera43:

«Nei giorni scorsi», racconta Genny «abbiamo letto sui giornali che era imminente l’arresto dei complici di De Santis, il neofascista accusato di aver sparato a Tor di Quinto contro Ciro Esposito. Si sussurrava perfino il numero delle persone da arrestare: cinque, tutti amici di De Santis e suoi complici nell’organizzazione della trappola che è costata la vita a Ciro nostro». Invece, continua Genny, «non se ne è più saputo nulla. Nessun arresto. Al Viminale stanno buttando a scordarsela. Perciò, reagire per noi è necessario».

Così, anche se la Digos ha gettato acqua sul fuoco, escludendo il movente ultrà per il secondo lieve accoltellamento di un giovane romano a Napoli in dieci giorni, c’è chi ha evidentemente interesse a mantenere alta la tensione. Nel mio post di ieri segnalavo una certa superficialità ed eccesso di enfasi dei media mainstream. Massimiliano Gallo, partendo dalle mie riflessioni e dalle smentite della Digos, si chiede provocatoriamente sul Napolista se allora la questione sia stata solo suscitata dalla stampa. Ovviamente non è così, e infatti evoca uno scenario assai inquietante. I due episodi sono comunque successi e che quindi si può ipotizzare, pur in assenza di un ruolo di esponenti del tifo organizzato, che ad armare la mano dei puncicatori sia stata una forma di odio sociale e tribale che è tangibile e diffuso:

Abbiamo già scritto, ma lo ripetiamo, che non c’è alcun bisogno di appartenere a un gruppo organizzato di tifosi per accreditare la pista di una vendetta. E anche sul termine vendetta bisogna intendersi. Siamo in presenza di una rivalità, per non parlare di odio, che va ben oltre lo stadio. È un problema di rilevanza sociale. In questo, l’atteggiamento dei media è spaventosamente superficiale. Manca il personaggio da copertina, manca il Genny ’a carogna. Ed è proprio questa assenza a dover, invece, inquietare di più. Da qualche settimana nel bar napoletano di Testaccio è scomparso anche l’ultimo riferimento al tifo per gli azzurri. Non è un bel segnale. Possiamo solo aspettare che le forze dell’ordine svolgano le loro indagini. Ma noi lavoriamo su Internet. E non possiamo che sorridere quando leggiamo che la polizia indaga sui social network dove ha scoperto esistere un odio acceso tra le due tifoserie. Ohibò. Ma, scusate, visto tutto quel che quotidianamente leggiamo, perché ci sorprende tanto la notizia di un romano eventualmente accoltellato solo in quanto romano? Non sarebbe la logica conseguenza di tutto quel che ci vediamo scorrere quotidianamente sotto gli occhi? E non è affatto detto che debba avvenire per mano di un appartenente al cosiddetto tifo organizzato. 

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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