19 aprile 1979. Cesare Battisti: l’agente Digos Campagna l’ho ucciso io

andrea campagna

” Per quanto riguarda l’omicidio di Andrea Campagna, cui io ho partecipato sparando, l’indicazione è stata data dal collettivo di Zona Sud, in quanto íl Campagna era stato ritenuto uno dei principali responsabili di una retata di compagni del collettivo Barona che erano stati poi torturati in caserma. Lui conosceva bene i soggetti del collettivo Barona in quanto il suocero abitava in quella zona. Per lui fu decisa la morte nel corso di una riunione dei PAC e io mi sono reso disponibile all’azione”.
Così Cesare Battisti, 40 anni dopo, assume la responsabilità diretta e personale dell’esecuzione dell’agente della Digos di Milano

Le confessioni dello scrittore

“Io non ho mai – prosegue la confessione dell’ex militante dei Pac – ricevuto personalmente alcuna richiesta di eliminazione soggetti come il Campagna ed il Santoro che furono uccisi e del Torregiani e Sabadin per i quali io avevo optato per il solo ferimento. Come mi avete chiesto, non sono in grado di riferire i nomi di coloro dei collettivi del terrítorio che nei vari casi chiesero il nostro intervento. Non per una volontà omertosa, bensì perché essendo io in quel periodo clandestino non era opportuno che avessi contatti con militanti che vivevano pubblicamente il territorio.
Non voglio coprire nessuno, voglio solo dire come erano le cose. Voglio precisare che Lei mi ha parlato di freddezza che sembrerebbe io abbia manifestato nei casi in cui ho sparato. In merito intendo evidenziare che io non sono un killer. Sono stato una persona che ha creduto in quell’epoca nelle cose che abbiamo fatto. Quindi la mia determinazíone era data da un movente ideologico e non da un temperamento feroce, quando credi in una cosa sei deciso e determínato. A ripensarci oggi provo una sensazíone di disagio ma all’epoca era così.

I PAC uccidono l’agente della Digos milanese Andrea Campagna al termine del suo turno di servizio, intorno alle 14 del 19 aprile 1979. L’agguato ha luogo in via Modica, alla Barona, di fronte al portone dell’abitazione della sua fidanzata. Il poliziotto si accingeva a salire sulla propria autovettura per accompagnare il futuro suocero al lavoro. Il commando dei Proletari armati per il comunismo lo raggiunge con cinque colpi di una grossa rivoltella. Gli attentatori si allontanarono poi su di una Fiat 127.

La rivendicazione dei Pac

Nella successiva rivendicazione i PAC parlarono di Campagna come «torturatore di proletari». In realtà l’agente svolgeva mansioni da autista. A tradire l’agente ucciso le riprese televisive sulla scena dell’arresto di alcuni innocenti accusati del delitto Torregiani, prosciolti dopo essere stati vittime di brutalità poliziesche.

Diverse rivendicazioni dell’attentato a Campagna giunsero ai giornali, ma la seconda dei PAC risultò la più attendibile perché conteneva particolari — noti solo agli inquirenti — sull’arma usata; contrariamente a quanto diffuso dai media, il calibro usato non era il .38 special, ma il .357 Magnum. In un’operazione del giugno successivo la polizia procedette all’arresto di circa quaranta persone sospette in varie parti d’Italia. A Milano sequestrarono diverse armi. Una calibro .357 collegò i casi Torregiani e Campagna con l’omicidio Santoro, maresciallo degli agenti di custodia ucciso a Udine.

Le condanne al processo

La sentenza del 1985 condannò all’ergastolo Claudio Lavazza, Paola Filippi, Luigi Bergamin, Gabriele Grimaldi e Cesare Battisti. Quest’ultimo  in contumacia, in quanto benché arrestato nel corso della  retata del giugno 1979 nell’appartamento dove fu rinvenuta la .357 Magnum e condannato a 13 anni per il concorso nell’omicidio Torregiani, banda armata e detenzione illegale di armi da fuoco evase dal carcere di Frosinone nell’ottobre 1981 grazie a un attacco organizzato dai Colp. Trent’anni toccarono ad altri cinque imputati. I pentiti Mutti e Fatone ricevettero forti sconti di pena con condanne solo a nove anni e mezzo e nove anni di reclusione.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.