La strage di Bologna-3. Pacini: le stesse carte del Sismi escludono la pista palestinese

Dopo lo scoop dell’Adn Kronos sulle carte del Sismi di Beirut da lui pubblicate e che avallerebbero la pista palestinese sulla strage di Bologna, Giacomo Pacini ha invitato con fermezza a leggere il suo saggio su Moro e l’intelligence. Il testo, infatti, dice tutt’altra cosa. E sicuramente non è possibile iscrivere lo storico grossetano tra i supporter della clamorosa svolta investigativa. Andiamo a leggere, quindi, gli stralci del saggio pubblicati nella sua pagina facebook

La velina del giugno 1981

“Invero che dietro alla strage vi sia stata una rappresaglia ordinata dal vertice del Fplp sembra smentito da un documento del Sismi del 15 giugno 1981 nel quale si riferiva che in seguito alla decisione della corte d’Appello dell’Aquila di non concedere la libertà provvisoria a Saleh: “non si dovrebbe più fare affidamento sulla sospensione delle operazioni terroristiche in Italia e contro interessi cittadini italiani decisa dal Fplp nel 1973”.

Il precedente 29 maggio 1981, infatti, la corte d’Appello aveva rigettato la richiesta di scarcerazione di Anzeh Saleh presentata dall’avvocato Edmondo Zappacosta. Si tratta di un documento di particolare importanza sia perché vi troviamo un ulteriore riferimento all’accordo sotterraneo tra Italia e Fplp (qui retrodatato al 1973), sia perché da esso si evince che quantomeno fino a quel giugno 1981 il Fplp aveva rispettato il Lodo Moro e che quindi il movimento di Habash non ebbe a che fare con la strage di Bologna.

L’informativa dell’aprile 1980

Il che, seppur indirettamente, sembra confermare il contenuto dell’informativa del 14 aprile 1980 più sopra citata dalla quale emergeva che Habash era contrario a colpire l’Italia, ma si diceva non in grado di garantire per le ali più radicali della resistenza palestinese e paventava il rischio che un’eventuale rappresaglia contro il nostro Paese venisse attuata da un gruppo non organico al Fplp e legato alla Libia.

È a tale proposito da tenere presente che in quell’estate 1980, oltre alla vicenda di Ortona, tra Italia e Libia era nato un forte contenzioso in seguito alla decisione del governo italiano di stipulare un trattato di protezione militare nei confronti dell’isola di Malta facendosi garante della sua neutralità e indipendenza e sottraendola così all’influenza che fino a allora su di essa aveva avuto proprio il paese di Gheddafi. Il 22 giugno, poi, l’avvocato Zappacosta presentò una nuova istanza di scarcerazione alla Cassazione che stavolta la accolse e così il 15 agosto 1981 Saleh, unico tra gli imputati, tornò in libertà seppur con l’obbligo di risiedere a Bologna e presentarsi due volte a settimana al locale commissariato di polizia.

Bologna, una verità controversa

Come ovvio, non è in questa sede che si può argomentare della verità giudiziaria sulla strage del 2 agosto 1980. E’ stato tuttavia proprio nell’ambito delle discussioni (spesso molto accese e sopra le righe) intorno a tale vicenda che si è cominciato a parlare pubblicamente dell’esistenza del Lodo Moro e del fatto che la sua violazione da parte del governo Cossiga sarebbe stata alla base della presunta ritorsione palestinese.

Lo stesso Cossiga nel luglio 2005 affermò che: “Quando [nel 1979] la polizia stradale intercettò un camion con due missili (…) il Sismi mi passò una informativa che si affermava originata dalla stazione di Beirut, alias dal colonnello Giovannone, l’uomo di Aldo Moro, secondo la quale una determinata organizzazione della resistenza palestinese, il Fplp, ricavava la proprietà dei due missili, non destinati all’Italia”.

Quanto alla strage di Bologna “rimane il dubbio più grave, e fu la prima ipotesi investigativa presa inizialmente in seria considerazione anche dalla procura della Repubblica di Bologna, che si sia trattato o di un atto ritorsivo di terrorismo arabo o della fortuita deflagrazione di una o più valigie di esplosivo trasportato dai palestinesi che si credevano garantiti dall’Accordo Moro” (…).

Le indagini su Kram

Thomas Kham in zona universitaria a Bologna

Nel 2011 la procura di Bologna ha iscritto sul registro degli indagati per la strage del 2 agosto 1980 il sopracitato Thomas Kram la cui posizione è stata archiviata nel febbraio 2015. Per i magistrati bolognesi, se è pur vero che Kram (di cui sono state accertate le competenze in materia di fabbricazione e uso di esplosivi) non ha fornito sufficienti spiegazioni sulle ragioni della sua presenza a Bologna quel 2 agosto, questo solo elemento, pur alimentando quello che hanno definito “un grumo di sospetto” sulla sua persona, non può bastare per un rinvio a giudizio con l’accusa di coinvolgimento in quel massacro.

Secondo i giudici inoltre non è possibile affermare che la strage fu la conseguenza della violazione di un patto in quanto perfino l’esistenza del Lodo Moro non avrebbe trovato conferma documentale. In realtà, se in riferimento alla posizione di Kram le conclusioni dei magistrati appaiono condivisibili, questa seconda affermazione può dirsi ampiamente superata, in quanto il Lodo Moro è ormai una verità storica acclarata. 

Al di là della vicenda della strage di Bologna ci sarà semmai da comprendere in futuro fino a quando il Lodo è rimasto in vigore e che in forme e se all’interno della complessa galassia medio-orientale vi furono gruppi che a un certo punto ritennero di non sentirsi più vincolati a tale accordo o che cercarono di farlo definitivamente saltare”.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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