Dalla Resistenza alla guerra di liberazione in Mozambico, storia di un rivoluzionario

resistenza

Umberto Fusaroli Casadei è un partigiano secchiano che ha combattuto nella resistenza, restando attivo nella lotta antifascista del Dopoguerra. Membro della scorta di Togliatti, in contatto con Feltrinelli, negli anni ’70 si trasferì in Africa, dove si unì al movimento indipendentista del Mozambico, capeggiato dal futuro presidente Samora Machel, al fianco del quale Fusaroli Casadei restò fino alla morte di quest’ultimo. Tornato in Italia per sottrarsi alle minacce di morte e agli attentati che aveva subito in Mozambico, La sua figura è ben tratteggiata da Wu Ming. Morì a Forlì il 19 settembre 2007.

Partigiani nelle guerre degli altri

Asce di Guerra era uscito da qualche mese. Giravamo l’Italia per parlarne e presentarlo ai lettori. Durante un viaggio in treno, ci venne l’idea di un’antologia di racconti, ispirati alle gesta di italiani che – come Vitaliano Ravagli – avessero combattuto “le guerre degli altri”. Dai pirati mazziniani di Porto Alegre fino al Comandante Gonzalo [l’altoatesino Michael Nothdurfter, guerrigliero in Bolivia, ucciso in un blitz dei militari nel 1990].
Giorni dopo, parlando del progetto davanti a una birra, salta fuori la vicenda di un partigiano italiano che avrebbe combattuto per l’indipendenza del Mozambico. Unica fonte della storia è lo zio di un amico, Medico Senza Frontiere in Africa Meridionale.

Siamo nel 2000, i motori di ricerca sono molto più afasici di oggi e così la Rete non aiuta a pescare altre informazioni. Nel frattempo però l’amico contatta lo zio, lo zio trova una rivista – D di Repubblica – dove due anni prima è comparso un articolo. Si scopre che il partigiano si chiama Umberto Fusaroli Casadei, e questa volta Internet sputa fuori un indirizzo: via Fratelli Fusaroli Casadei, a Bertinoro, in provincia di Forlì. Un tiro di schioppo da casa nostra.
Mandiamo una vetusta lettera cartacea e una copia di Asce di guerra. Riceviamo una telefonata, fissiamo l’appuntamento.

“Ho ucciso decine di fascisti”

Ci apre la porta un anziano signore distinto, sguardo e gesti vivaci, e subito si comincia a discutere di colonialismo, resistenza, morti ammazzati. Ancora oggi, quando parliamo tra noi di quell’incontro, il primo ricordo è per la serenità con la quale Fusaroli dichiarava di avere ucciso decine e decine di fascisti (italiani e portoghesi). Come un artigiano a fine carriera che si guarda indietro, soddisfatto per il lavoro delle sue mani.

Stronzate. E’ evidente che il paragone non regge: via Fratelli Fusaroli si chiama così in ricordo di Antonio e Gaetano, il padre e lo zio di Umberto, ammazzati dalle Brigate Nere con il classico corollario di atrocità. Alle anime belle il compito di stabilire se abbiamo incontrato un boia dedito alla giustizia sommaria o un eroe vendicatore. Noi preferiamo ricordarlo con le sue stesse parole, quelle che usava per presentarsi nelle molte e-mail – alcune di 40 pagine – spedite a direttori di giornale e alte cariche dello Stato, ogni volta che una nuova polemica cercava di svalutare il significato della Resistenza o di rivalutare le scelte dei vinti.

Sono nato il 25 marzo 1926, ex comandante partigiano, il Padre, lo Zio, un Cugino trucidati dai mostri repubblichini; tre ferite riportate in diversi combattimenti contro i nazisti, sei anni di carcere per avere continuato la lotta al fine di rendere giustizia ai nostri Caduti ed una infinità di persecuzioni poliziesche, tuttora perduranti; combattente contro il fascismo coloniale Portoghese, insieme al Presidente Samora Moisés Machel [nella foto, N.d.R.], ferito gravemente altre due volte quando esercitai le funzioni di amministratore giudiziario dei beni di due mafiosi in Maputo, dopo che il Presidente Samora fu assassinato e il marasma della corruzione travolse le istituzioni.
In Mozambico sono regolarmente iscritto negli albi dei commercialisti e degli avvocati.

Le false accuse su Schio

Quasi in contemporanea con le elezioni del 2001 – anche Umberto Fusaroli si ritrovò al centro di uno “scandalo” giornalistico con annessa denuncia.
Stefano Zurlo de “Il Giornale” pubblicò una presunta intervista, nella quale il nostro sosteneva di aver partecipato all’eccidio di Schio. Nell’articolo, Zurlo cita due passaggi della chilometrica autobiografia di Fusaroli (2000 cartelle di Word, tuttora inedite). Il primo racconta di come Rumba – il protagonista della storia – fu invitato a partecipare a quell’azione. Il secondo la descrive nel dettaglio. Il primo c’è davvero, il secondo no. Nel dicembre 2003, il GIP del tribunale di Vicenza ha archiviato la procedura, “potendosi ragionevolmente escludere che l’indagato fosse anche solamente presente a quei tragici fatti”. Tra l’altro, Rumba è un nome di fantasia, da molti scambiato per il nome di battaglia di Fusaroli, che invece era chiamato semplicemente così, “Fusaroli”, dai compagni partigiani dell’Ottava Brigata Garibaldi.

L’attentato fallito

Nel frattempo, il 6 agosto 2001, un pacco bomba destinato a Fusaroli era esploso nella sede del corriere SDA di Forlimpopoli.
Chissà se qualche pubblico ministero ha provato a rintracciare gli autori della spedizione, magari tra i tanti fascistelli che si aggiravano per la Rete dichiarando di voler fare un salto a Bertinoro, vista la breve distanza da Predappio…
Umberto Fusaroli Casadei è morto per aver mancato una precedenza, in un incrocio che già anni prima gli era costato un incidente.
Ai complottardi piacerà sapere che già nel passato i freni della sua automobile gli avevano dato qualche grattacapo.

“Ora ho valicato gli 80 ma il cervello funziona ancora e se posso servire a qualcosa, nella morta gora in cui vegetiamo…” (Umberto Fusaroli Casadei)

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

1 Comment on “Dalla Resistenza alla guerra di liberazione in Mozambico, storia di un rivoluzionario

  1. Sono di Forlì ed ho avuto modo di conoscere molto bene il fusaroli Casadei. Molto bene. Al di la’ del fatto che era un personaggio ben conosciuto per le tante cazzate che sparava una dietro l’altra, è persona nota nell’ambiente per avere ucciso decine di fascisti, è vero, ma a guerra finita. Alcuni di questi li ha ammazzato nel sonno intrufolandosi nelle loro case: in particolare raccontava di una coppia che aveva sempre detestato perché, a suo djre, lei se la faceva solo con i fascisti, e con quel suo sguardo sprezzante che ha sempre avuto mi raccontò di come fosse entrato nella casa della coppia di notte, avesse strangolato nel sonno il marito (neanche fascista) picchiando la moglie che interveniva per difenderlo e uccidendo la moglie con le stesse mani dopo esserci sincerato del fatto che non fosse vero le piacevano solo i fascisti. Stava cercando qualche legame con il PMLI di Scuderi, molto attivo a Forlì, e fece qualche sovvenzione per sostenere le atrivita, ma neppure il PMLI volle nulla a che vedere con lui. Mi colpì molto nel periodo della nostra conoscenza per quella patina di viscoso liquame che lo avvolgeva mentre parlava sbavando da un lato della bocca, immerso nei ricordi di un tempo. Nei nostri numerosi incontri non parlò mai di Mozambico, e sì che parlava parlava parlava… Il pacco bomba può essere stato spedito da chiunque, era molto conosciuto in zona per la sua vigliaccheria nei comportamenti tenuti a guerra conclusa. Davvero un brutto personaggio.

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