Sul caso Riina si scatena la sinistra delle forche

Nella querelle sul diritto alla scarcerazione della più feroce carogna noto con piacere che alcuni dei miei amici fascisti tra i più aborriti dall’antifascisteria e dalla stampa mainstream sono sul fronte giusto dello Stato di diritto e dell’umanità della pena. E’ una piccola ma enorme soddisfazione. Terribile invece la voglia di vendetta e di sangue da parte da persone che si presupporrebbe più vicine e attenti ai temi dei diritti umani e delle libertà personali. Tra queste anche belle persone come Gianni Simioli, il popolare conduttore della Radiazza, che promuove con i Verdi uno sciopero della fame contro la ventilata scarcerazione di Totò Riina, malato terminale di cancro e gravemente cardiopatico.
Senza entrare nel merito della querelle (una sezione della Cassazione che rimanda indietro per difetto di motivazione un provvedimento negativo del tribunale di Bologna sulla richiesta di arresti domiciliari del capo dei capi non decide la libertà del boss…) mi fa piacere citare alcuni di questi campioni delle libertà. Non a caso hanno attraversato tutti e tre l’esperienza del carcere duro negli anni di piombo:

Su Riina. So che quello che sto per scrivere a proposito di Totò Riina, solleverà delle critiche, ciononostante io dico sempre quello penso. E penso che sia giusto fare in modo che Riina muoia nel suo letto. Un uomo così lo si fucila subito, in caso contrario volerlo far morire in una cella quando ormai il suo cervello è imploso, è una scelta vendicativa e uno Stato non si deve vendicare perché la Giustizia non è un atto di vendetta ma un ristabilimento dell’Ordine. Quello che sta morendo non è Riina il capo mafia ma un individuo che non sa nemmeno più chi è e cosa ha fatto. Non mi si accusi d’essere buonista, perché non lo sono, piuttosto, sono magnanimo.
[Cesare Ferri]

Ho letto commenti scomposti e fuori tono, fuori tema e spesso con bava alla bocca: “Deve crepare, deve crepare, deve crepare soffrendo…” Ahhh benedetto “resseintement”! Ahh benedetta Civiltà fondata sul “diritto” garantito anche all’ultimo!
Ma non ho neppure voglia di replicare a chi legge lucciole per lanterne. Sorridendo dedico questa bellissima canzone… Don Raffaè sarà mica Raffaele Cutolo, quello che ha più o meno un migliaio di cadaveri sulla coscienza?…. Ma De Andrè “è di un’altra razza” (cit “Il bombarolo”) e lui sapeva mettere in tarantella anche Don Raffè e farci sorridere… perché “anche in carcere il caffé lo sanno fare”
[Maurizio Murelli]

Io sono un garantista e a proposito del bambino sciolto nell’acido,vedo molto piu spietato e ingiusto dare la liberta’a persone come brusca,l’assurda legge dei pentiti,ingiusta e spietata ,che per opportunismo cantano gli amici e ritornano a godersi la vita,alla faccia dei tanti morti ammazzati
[Maurizio Ruggiero]

Per fortuna anche a sinistra c’è qualcuno che si pone il problema dello schifo trionfante:

E’ sconfortante il dibattito scatenatosi a seguito del pronunciamento della Cassazione sul prinicpio del diritto a morire dignitosamente. In primo luogo c’è un errore cognitivo, una incapacità a penetrare l’oggetto medesimo della querelle: in discussione non è Totò Riina MA elementari principi di civiltà giuridica. Ma provate a sostenerlo e vi risponderanno: “Sì ma è quello che ha fatto sciogliere nell’acido….”.  Non ci arrivano proprio. Discutere anche con un reazionario a volte può anche portare a insinuargli un dubbio. Con gli stupidi è tempo perso …
Diversi miei amici, scusate ma faccio ormai fatica a usare il termine “compagno”, fra i quali alcuni di quelli per i quali ho maggiore stima, si dimostrano sorpresi dalla vocazione forcaiola della sinistra, intendendo, per sinistra, non Minniti ma persino quella che una volta si chiamava sinistra rivoluzionaria e oggi antagonista. Ora, il fatto è che noi, negli anni ’70, abbiamo pensato di rompere con la tradizione del movimento storico comunista, con ciò intendendo quella che chiamavamo, allora, la tradizione socialdemocratica. Sottovalutavamo il fatto che, in realtà, la vocazione anti libertaria, per usare un eufemismo, si annidava ben più in profondità ed era molto più contigua a noi di quanto credessimo e apparteneva, appunto, ad ampissimi settori della cosiddetta sinistra rivoluzionaria, oggi detta “antagonista”. Poi le cose sono andate come sono andate e, travolti da una crisi e da una sconfitta epocale, alla fine siamo quasi “tornati a casa”, per lo meno nel senso che non abbiamo approfondito quella rottura e la necessaria separazione dei nostri destini. Quindi, il problema riguarda la ridefinizione generale della nostra identità in senso libertario, perché, per la sua parte maggioritaria, certe posizioni sono manifestazioni “normali”, “ontologiche” mi si passi il termine, della sinistra.
[Enrico Galmozzi]

Come nota l’impareggiabile Ugo Tassinari su questa storia di Riina è fitto così di fascisti molto meno forcaioli e infoiati della brava gente di sinistra. La quale sinistra è intanto impegnata a scannarsi non su cosa fare ma sul dichiararsi o meno di centrosinistra, il che basta a dimostrare che Basaglia i manicomi li doveva spalancare altro che chiudere. Ma se rinasco giuro che piuttosto che diventare di sinistra mi taglio una mano: la sinistra…
[Andrea Colombo]

 

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

2 Comments on “Sul caso Riina si scatena la sinistra delle forche

  1. Se i neofascisti amici di Tassinari sono favorevoli alla scarcerazione di Riina lo sono non per magnanimità ma perché sono anche loro esponenti dello Stato profondo: neofascisti e mafiosi durante la guerra fredda stavano dalla stessa parte della barricata, quella del fronte anticomunista.

  2. I forcaioli di sinista non sono persone di principio in quanto applicano i loro principi in maniera discriminatoria. Garantisti nei confronti dei compagni che sbagliano, sedicenti abolizionisti dell’ergastolo ma implacabili aguzzini con Priebke. Presunti nemici della pena capitale ma indulgenti e ciechi con le esecuzioni extragiufiziali a mezzo droni di Obama. Oggi si accaniscono su Riina, sul quale il giudizio di condanna penale e umana resta totale, ma che nondimeno deve godere degli stessi diritti umani che spettano ad ogni carcerato condannato anche per crimini efferati

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