Scontri di Roma, per Militant e Operai contro alla ribalta il contropotere ultrà

Ieri pomeriggio ho postato un mio contributo sul Napolista, in merito alla discussione aspra ma civile tra Massimiliano Longo e Giampaolo Longo sugli scontri di Roma. Ragionando in merito alla strategia delle rilevanze giornalistiche ho preso posizione sul primato della sparatoria sulla trattativa e ho argomentato la mia scelta.

Oggi verifico, ancora una volta, che la risposta è nella domanda. Leggo in un blog di movimento, Militant, espressione di un’area dell’antifascisteria romana dalla vocazione fortemente stradaiola, che le cose non stanno così, che il fatto del giorno è un altro su cui riflettere: all’Olimpico la curva del Napoli ha espresso un livello di contropotere a cui lo Stato prima si è dovuto piegare per poi scatenare il barnum mediatico e occultare l’evidenza.

Sabato scorso si è palesato in tutta la sua evidenza quel contropotere sociale che alcune curve ancora riescono ad esercitare nei confronti del potere legittimo organizzato dallo Stato. Una dimostrazione che non può non aver messo in imbarazzo i rappresentanti legali del potere costituito, che infatti hanno dato avvio all’ennesima compagna di criminalizzazione verso il tifo organizzato e tutto ciò che gli ruota attorno. Non abbiamo intenzione di entrare nella vicenda della sparatoria. Non solo perché i contorni sono quanto mai indefiniti e oscuri, ma perché non costituisce il fatto importante della giornata. L’evento dirimente, affermatosi per l’ennesima volta su un campo di calcio, è il potere alternativo che alcune curve riescono a contrapporre al potere costituito. E tale potere è fondato su una collettività organizzata che si oppone con vari metodi, anche utilizzando l’uso della forza, al potere statale. Sabato la curva del Napoli ha dimostrato ancora una volta che senza il volere dei tifosi organizzati la partita di calcio non si gioca, e che quel mondo politico-economico che ruota intorno al gioco del calcio non può non fare i conti con i suoi protagonisti principali, che non sono i giocatori ma i tifosi organizzati.

Da questo punto di vista la sparatoria diventa un accidente di cui non vale neanche la pena parlare. Intanto però l’odio tra le due tifoserie si radicalizza e questa non è una buona cosa. Non è per nulla una buona cosa.

Più articolato ma nella sostanza convergente il ragionamento di una testata operaista, Operai contro che pubblica la lettera di un lettore napoletano:

Sembra surreale, ma dopo i fatti accaduti a Roma durante la finale di Coppa Italia tra il Napoli e la Fiorentina, c’è sì la gravissima sparatoria che ha visto coinvolti i tifosi della squadra del Napoli, ma soprattutto c’è lui, Genny ’a carogna. I media si sono in primo luogo accaniti su questo aspetto della vicenda. Fioccano commenti ed editoriali sulla resa dello stato agli ultras. Eppure di argomenti ce ne sarebbero. Una pessima organizzazione che ha consentito l’anarchia più totale, l’emergere di neonazisti che trafiggono a colpi di pistola alcuni tifosi, i soccorsi che arrivano dopo oltre un’ora e via dicendo. Invece il dibattito pubblico guidato dai media si è soffermato sul ruolo di un capo ultras nello svolgimento dell’evento sportivo. L’istantanea della trattativa tra lo stato e gli ultras è stata digerita malissimo. E sì, perché di negoziazione si è trattato. Al di là delle inutili e ridicole smentite, le immagini parlano chiaro. Il telecronista della Rai, davanti a milioni di telespettatori, commentando esclusivamente le immagini, ha annunciato lo svolgimento della partita solo dopo aver visto il cenno chiaro ed evidente di Genny ’a carogna. La trattativa non solo ci è stata ma ha visto ben delineate le parti in causa: un gruppo di ultras, organizzato e determinato ha imposto alcune condizioni per lo svolgimento della partita. I responsabili dell’ordine pubblico, che ben conoscono le piazze, hanno dovuto piegarsi ai rapporti di forza esistenti in quel momento. Un gruppo, per quanto minoritario ma organizzato e combattivo, capace di guidare in qualche modo una massa notevole di tifosi, poteva determinare una situazione ingestibile con un costo ben più alto di quello pagato. In quel territorio che era lo stadio hanno dunque contato i rapporti di forza e quei rapporti hanno imposto la trattativa.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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