Strage di Bologna. Anna Di Vittorio, una vittima che rifiuta il ruolo in nome del Diritto

Qualche giorno fa Anna Di Vittorio, la sorella di Mauro, l’85 vittima che qualcuno voleva trasformare nel responsabile della strage di Bologna, ha diffuso una seconda dichiarazione, dopo quella rilasciata all’inizio di agosto, a commento della richiesta della Procura di Bologna di archiviare le indagini sulla c.d. pista palestinese (vedi il testo integrale qui). La dichiarazione è accompagnata da una significativa documentazione di supporto che offre importanti elementi di verifica e di approfondimento sul caso. Ci torneremo su nei prossimi giorni. Per il momento ci interessa piuttosto sottolineare l’assoluta anomalia della sua figura di “familiare di vittima” che non solo si sottrae al “paradigma vittimario” ma addirittura, in nome di un progetto di riconciliazione nazionale, rinuncia in modo gratuito e unilaterale al suo diritto naturale alla vendetta e al rancore.

Anna Di Vittorio, con il pieno sostegno di suo marito Gian Carlo Calidori, amico del cuore di un’altra vittima, Sergio Secci, si è infatti spinta fin a concedere il perdono a Francesca Mambro, permettendo così alla fondatrice dei Nar di accedere al beneficio della libertà condizionale. La condotta ambigua dei due condannati per la strage, in merito alla campagna criminalizzatrice portata avanti dall’onorevole Raisi ai danni di Mauro Di Vittorio, è oggetto del primo dei chiarimenti che innervano l’intervento di Anna. Ne riparleremo.

E torniamo invece alla questione politica.  Quando Anna parla del fratello, lo definisce così: “Mauro Di Vittorio: (mio fratello); mio – nostro –  concittadino”. La locuzione “mio fratello” è tra parentesi. Le parentesi non vogliono certo sminuire la parentela, ma intendono collocarla nella “giusta” dimensione personale. La locuzione “mio – nostro – concittadino” vuole “ri-valutare” la dimensione civico-civile del concetto stesso. Lo Stato di Diritto è, e resta, superiore allo “stato tribale”  – dove vale la “legge del sangue”: la più iniqua e crudele che ci sia. Lo Stato di Diritto è, e resta, superiore allo “stato etico” (di famigerata memoria) perché con esso tornano a spadroneggiare le “corporazioni familistico-vittimarie”. Proprio in nome di questa visione, prima di attaccare con i “chiarimenti”, Anna ribadisce due concetti:

1) “con la stessa fiducia con cui ho atteso il responso della Procura di Bologna, ora attendo il responso del Tribunale di Bologna”

2) “confermo la mia fiducia nell’Ordinamento Giurisdizionale della Repubblica Italiana”.

Questa piena fiducia nel principio del monopolio statale dell’amministrazione della giustizia, che confligge con la pretesa delle vittime di avere diritto permanente di interferenza sull’esecuzione della pena, si accompagna a una rigorosa adesione al dettato costituzionale. E infatti conclude il suo intervento, dopo essersi definita “la nuova vittima della Strage di Bologna, la vittima dei nuovi ‘opposti estremismi’ ” invocando l’articolo 54 della Costituzione. Quello che recita:

Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi.

I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.

Anna Di Vittorio chiama per nome e per cognome gli “opposti estremisti”:

L’ex on. Raisi e il presidente Bolognesi, coi loro comportamenti hanno voluto disattendere il Comma II dell’articolo 54 della Costituzione Italiana. Quanto a me, posso dire di essermi conformata alla lettera e allo spirito del Comma I dello stesso Articolo 54. Prendo atto di me stessa.

Sublime understatement…

 

 

 

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

2 Comments on “Strage di Bologna. Anna Di Vittorio, una vittima che rifiuta il ruolo in nome del Diritto

  1. Trovo molto volgare questo tuo intervento caro Tassinari. Io non ho mai voluto criminalizzare Mauro Di Vittorio. nelle mie indagini ho solo riportato episodi gravi e relativi alla presenza di Di Vittorio alla stazione di Bologna e ho chiesto di indagare su quegli episodi e capire perche’ tali fatti furono silenziati a suo tempo. Tutti i testimoni sentiti dalla Procura anche nelle nuove indagini hanno confermato quei fatti caro Tassinari, leggiti la richiesta di archiviazione prima di parlare a vanvera. Non solo se avessi offeso qualcuno sarei stato querelato, attendo da anni querele per quello che dico e faccio sulla strage di Bologna, ma per ora l’unico che ha querelato sono io e ho sempre vinto compreso su Bolognesi La vicenda di Di Vittorio non e`chiara e anche le risposte della sorella non lo sono e non spazzano via i dubbi a cominciare da quello piu grave: perche’ su Di Vittorio da subito di e’ alzato un muro che ha impedito qualsiasi verifica sulla sua presenza a Bologna quel giorno e sulle modalita’ del suo riconoscimento. Detto cio’ e’ evidente che da qui ad accusarlo di qualcosa la strada e’ lunga e per uno come me, da sempre garantista, e’lunghissima. Ps noto che si evidenzia il fatto che sono un ex parlamentare, rassicuro a tutti che in questa veste mi trovo divinamente facendo ora l’imprenditore nel paese di mia madre, uno splendido Paese, la Spagna. Per correttezza scrivete ex parlamentare, perche’ onorevoli si rimane tutta la vita cosi’ per vostra informazione e per quello che conta questo titolo assurdo. Cordiali saluti

    Enzo Raisi

  2. Caro Raisi,
    la sua tesi di fondo è che Mauro Di Vittorio trasportava l’esplosivo che ha causato la strage. In questo modo lei trasforma una vittima in autore di un crimine. E comunque ho letto quanto basta: le conclusioni della Procura sono che non ci sono elementi a carico di Mauro Di Vittorio né dei due tedeschi. Capisco che le dispaccia che il suo gran lavoro non abbia sortito effetti ma dovrà farsene una ragione se anche il giudice istruttore arriverà alle stesse conclusioni. Per quel che mi riguarda continuo a lasciare spazio al dibattito anche a chi, come lei, mi critica ingiustamente, nonostante il mio garbo istituzionale: io l’ho chiamata onorevole anche se so bene che non è più parlamentare..

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