12 maggio 1948: nasce Vincenzo Guagliardo. Dalla lotta armata alla non violenza radicale

vincenzo guagliardo

Vincenzo Guagliardo, figlio di emigrati siciliani, nasce nel 1948 in Tunisia. Nel 1962 l’intera famiglia rientra in Italia, dove il padre trova impiego come operaio a Torino presso la Fiat. Vincenzo frequenta l’istituto tecnico per geometri e, dopo varie occupazioni, a diciannove anni, entra in fabbrica. Partecipa ai movimenti di lotta che nascono negli anni Sessanta, transitando dalla federazione giovanile comunista all’area operaista dei Quaderni rossi e che scuotono l’Italia lungo tutto il decennio successivo e oltre.

Nei primi anni Settanta diventa membro dell’organizzazione armata Brigate Rosse, partecipando alla fondazione della colonna torinese. Arrestato e processato come componente del nucleo storico delle Br è scarcerato per decorrenza termini nel 1978 ed entra in clandestinità. La sua prima azione armata nel gennaio 1979 è l’omicidio di Guido Rossa, il sindacalista della Cgil che denuncia e fa arrestare Franco Berardi, il postino delle Br  nell’Italsider di Conegliano Arrestato nel dicembre1980, Guagliardo sarà perciò condannato all’ergastolo. In carcere, senza mai dissociarsi e pentirsi approda a posizioni radicalmente non violente. Gliene rende merito Oreste Scalzone, in un’intervista del 2007, in occasione del rientro in Italia dopo 26 anni di esilio: “ono affascinato dalla strategia della non violenza attiva come resistenza alla violenza invisibile della legalità. Ma non ne ho la grazia. Penso che non sia possibile senza essere violenti. La non violenza è meno simmetrica rispetto al potere. La non violenza è più rivoluzionaria anche se non riesco a credere che sia davvero possibile. Penso a Vincenzo Guagliardo. Un operaio Fiat. Si è fatto 25 anni come brigatista rosso e non ha mai chiesto nemmeno l’applicazione della legge Gozzini. È agli antipodi della dissociazione premiale ma nel suo percorso è diventato un non violento integrale. Lui lo invidio un po’ perché ha questa grazia” 
Nel quadro di questa scelta umana Guagliardo accetta un lancinante confronto con la figlia della sua vittima, ponendo come condizione che la cosa non gli assicuri benefici penitenziari. In occasione dell’incontro racconta a Sabina Rossa la dinamica dell’attentato: «Mi hanno avvisato quando stava arrivando tuo padre, che dev’essersi accorto di qualcosa. Probabilmente era sul chi va là ed è corso verso la sua auto. È salito ed era pronto a partire. Io l’ho raggiunto e ho sparato. I vetri del finestrino sono andati in frantumi. Ho infilato il braccio dentro la macchina e ho sparato ancora, a distanza ravvicinata, 15-20 centimetri circa. Ma lui ha avuto una reazione che non mi aspettavo, si è voltato verso di me e ha raccolto le gambe al petto, cominciando a scalciare. Io avevo la Beretta 81, calibro 7.65 con il silenziatore, ero sicuro di averlo preso perché l’ho sentito lamentarsi. Mi stavo ritirando quando è sopraggiunto Dura, che ha sparato ancora».
Guagliardo, coerente alla sua scelta, non comunica ai giudici l’incontro con Sabina Rossa e gli è quindi negata la liberazione (concessa invece agli altri ex brigatisti dopo che presero contatto con i parenti delle vittime). Nell’ottobre 2008 Sabina si rivolse al presidente del tribunale di sorveglianza per chiedere che fosse concessa a Guagliardo la libertà condizionale: «Io ho incontrato Guagliardo nella cooperativa dove lavora in semilibertà, credo nel suo ravvedimento e lo voglio testimoniare». Al terzo tentativo, i giudici gli concessero la libertà condizionale; il magistrato: l’ex-terrorista «ha aderito all’opzione di pieno recupero sociale, con piena e matura adesione ai modelli comportamentali di riferimento» nell’aprile 2011, dopo trentun anni di detenzione. Un “gesto di civiltà”, ha ripetuto Sabina Rossa dopo aver saputo della liberazione di Vincenzo Guagliardo e Nadia Ponti. “Credo che i magistrati abbiano preso una decisione giusta. Nel nostro paese nessuna pena può essere a vita e io stessa mi sono spesa per il rispetto di questo principio di democrazia”. Positivo il commento di Francesco Romeo, legale dei due ex terroristi: “Le decisioni del tribunale sono conformi ai principi costituzionali e testimoniano del lungo percorso di risocializzazione sviluppatosi attraverso una detenzione effettiva di oltre 31 anni da parte dei miei assistiti”.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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