12 dicembre, fu strage di Stato? Riflessioni e documenti

i funerali dopo la strage del 12 dicembre

Anno 54 dell’era p.p.F. Oramai sono pochi aficionados a ricordare la madre di tutte le stragi, il 12 dicembre 1969. Nella mia bolla social i compagni di Contropiano, vecchia guardia rossa (capaci di trasmettere musica sacra in morte del presidente Cernenko), qualche vecchio militante maoista.

E allora preferisco rilanciare il post di tre anni fa, con le riflessioni acute di due vecchi amici e complici, Frank Cimini e Oreste Scalzone, la rassegna dello speciale del 40ennale, un altro pacchetto di link e soprattutto il pdf di “La strage di Stato”, il pamphlet che riscrisse la storia e invertì il corso del fiume …

Cimini: bomba fascista, depistaggio antifascista

Strage di stato” il titolo del libro che diede il via a una formidabile campagna di controiformazione sull’attentato di piazza Fontana conteneva un giudizio prettamente politico che ha trovato ampio riscontro nella realtà al di là di quello che sostengono statolatri in servizio permanente effettivo sia di vecchia data sia di più recente investitura da parte dei media.

Ovvio non ci sono prove formali per affermare che uomini dello Stato ordinarono il collocamento della bomba alla sede della Banca nazionale dell’Agricoltura. Furono i fascisti ad agire anche se Freda e Ventura essendo stati già assolti in precedenza non fu possibile processarli ancora per lo stesso fatto e con la stessa imputazione.

Ma iniziò da subito con la manovra repressiva contro gli anarchici un depistaggio di Stato che dura tuttora e di cui sono responsabili apparati investigativi, di intelligence e forze politiche legate a quello che da sempre viene solennemente e pomposamente definito “lo Stato democratico nato dalla Resistenza antifascista”. LEGGI TUTTO

Scalzone invoca il silenzio sul 12 dicembre

DODICIDICEMBRE ANNO 51°, una vita… / cinquantun’anni da quel giorno (che mi colse a Roma||…e non sto a ri-raccontarlo ora qui|) ; cinquantesimo ”anniversario” dalla sera delle nebbie mischiate a lacrimogeni, in cui cadde il compagno Saverio Saltarelli* ; quarantanove dalla ‘notte delle molotov di Potere Operaio||…idem|, e via via a risalire fino a ‘quest’oggi’ .

In cui sono lontano, come ”sfollato”, via dal ‘rio morbo selvaggio’ generato da accoppiamento tra ”natura” remota quiescente e “Spillover”, remotamente scatenante epidemie, nei tempi ultimi pandemìe, prevedibilmente nel ”presente largo” che include il ‘prossimo venturo’, sin-endemìe, ricorrenti* [*ancora, omissis, rinvìo ad altroquando]. Il piccolo contributo che posso dare (ancorché destinato a passare inosservato e irrilevante come lo sarebbero le parole) è – nello scatenarsi della fiumana, ridda di parole, logomachìe, memorialistiche, interpretazioni. Opinione – IL SILENZIO. Dette queste poche parole, forse già troppe e che sono già ‘contradictio in adjecto’, tacermi.

Il libro di Maltini e Fuga sulla finestra ancora aperta

E nella quasi antevigilia di quell’altro momento ‘topico’ – il ‘volo d’angelo’ del compagno Pino Pinelli da una finestra al selciato di un cortile di Questura, tonfo e voragine nelle nostre ”anime” – limitarmi a ricordare un libro da leggere. “La finestra è ancora aperta”, di Enrico Maltini e Gabriele Fuga [con qualche còmplice antiautoriale, specie una] – edizioni CO.LIBRI. Mi pare che il libro mostri, che ”è ancora peggio”. Che rispetto alle ‘vulgate’ del ‘movimento’, con testi su testi, ‘poesie & canzoni’, piéces, film, slogans, striscioni…, l’orrido sia ancora oltre, ben oltre. Strage, assassinio, ancora più “di Stato”, nella sua organicità.

Più che di questa o quella cosca, di questo o quel settore ”deviato”. Fascismi, servizî, elementi di fascismo organicamente sussunti in ”liberal-demo-fascismo reale”, nell’insieme. Alcuni semplici nomi (Russomanno Silvano, D’Amato Federico Umberto, rimandano ad un ancor più ‘dentro, in alto’… La natura ‘ordinaria’, ‘normale’ dei Poteri Costituiti è cancerosa, e produce metastasi. Forma-cancro e metastasi non sono degenerazioni neoplastiche che derogano dalla Legalità. Sono costitutive della ‘Legalità reale’, della statalità ‘realmente essente’ : non c’è altro, né in ”buono”, né in ”ancor più dietro-sopra”…

I deliri dietrologici e l’infame tecnica del sospetto

A confronto, i delirî peraltro lucrativi dei dietrologismi, ‘cospirazionismi’ alla – solo per fare uno dei nomi più grotteschi, ‘alla Cucchiarelli’*, con doppie bombe e doppî doppî, sono litotici, sono sineddoche, e il riscontro è che intorbidano tutto, col risultato a ben vedere di schizzar fango su chi si è ribellato, insinuando ‘passerelle’ ambigue che vogliono annebbiare la radicale estraneità ostile – come, su altri ‘plateaux’, il sottile sospetto, l’arrovesciamento che vuole ‘mascariare’ la persona violentata, intorbidando ambiguamente l’insieme, con esportazioni proiettive quantomeno parziali, fino al subliminale.

L’ “assassinio dell’anima” che consumano (nel senso del testo del diario di Daniel Paul Schreber* in “La famiglia che uccide” di Morton Schatzman*), hanno come esito risultante quello di seminare un infame sospetto su chi ha osato levar la mano ribelle fino al sacrificio. Non ci hanno forse riprovato, in tempi più recenti, su Peppino Impastato ; e in tempi ancor più recenti e in corso, su Giulio Regeni?

Il ricordo di un paio di presentazioni

Conservo il ricordo di un paio di presentazioni del libro di cui sopra, a Brescia e alla ‘Panetteria’ a Milano, con la passione di un comune spasimo di parresìa e i giochi e i ‘tiri mancini’ delle memorie. Ricordo il discutere appassionato, tra Gabriele Fuga (l’altro autore, Enrico Maltini, era stato forse già strappato via da un male crudele che lo aveva divorato), le figlie di Licia e Giuseppe Pinelli, Pasquale Valitutti, ”Lello”, e tantealtre persone presenti e capaci di confronti anche dolorosi, ma non avvelenati dal fiele del ”Giudiz’Io”||…|. Del pari, ricordo anche la serata di un dodici dicembre di qualche anno prima al ‘Kinesis’ di Tradate. Attorno a un documentario dell’epoca, presenti alcuni dei testimonî filmati: Paolo Ranieri, il fratello di Eddie Ginosa… [s.e.o.o.].Ecco ”tutto”. Se posso dirlo, nella generale distopìa, saluD.

Il libro “La Strage di Stato”

Lo speciale del cinquantennale del 12 dicembre

Per approfondire ancora il 12 dicembre

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

2 commenti su “12 dicembre, fu strage di Stato? Riflessioni e documenti

  1. IN MORTE DI LICIA PINELLI

    Considerazioni e divagazioni minime su una vecchia agendina stropicciata…e su un’intervista mancata

    Gianni Sartori

    Ogni tanto, sfogliando la vetusta agendina che non mi decidevo a buttare (non dopo aver almeno ricopiato nomi, numeri e indirizzi di quelli ancora in vita, sempre meno), lo ritrovavo. Tra quello di Claudio Venza e l’altro della redazione di “A”, di fatto Paolo Finzi (o era quello di Fabio Santin? Devo controllare…).

    Me l’aveva dato, penso ormai più di quindici anni fa se non venti, proprio Claudio Venza spronandomi a intervistarla. Non me l’ero mai sentita. Ci sono incontri, interviste o semplici conversazioni che – per me almeno – risultano troppo dolorose. Di quelle che poi ti porti appresso nel tempo. Per dirne un paio, alla madre di Patsy O’Hara (prigioniero politico repubblicano morto in sciopero della fame nel 1981) e a Duma Kumalo uno dei “Sei di Sharpeville” (vittima di torture, scampato alla pena capitale e scomparso prematuramente nel febbraio 2006). Semplicemente devastanti per quanto mi riguardava.

    Per cui, dopo aver rimandato di giorno in giorno la telefonata e l’intervista alla vedova di Pino, avevo deciso di lasciar perdere.

    Ma ogni tanto, ritrovando appunto il numero di telefono (un fisso, vecchia maniera; lo sentivo familiare, mai posseduto un cellulare), ci ripensavo.

    E anche in questi giorni, mentre riconsultavo il libro di Salvini (il giudice) “La maledizione di Piazza Fontana”, mi ero chiesto se lei lo avesse mai incontrato. E cosa ne pensasse di certe tardive “rivelazioni” (in gran parte già acquisite dai compagni e dal movimento) qui pubblicate.

    Fermo restando che comunque andrebbe letto e consultato (il libro intendo), per lo meno per certe informazioni in passato “accantonate”, trascurate (o semplicemente rimosse). Per esempio sul ruolo rilevante di certi personaggi vicentini.

    Si narra che anche il padre di Licia (un falegname poi operaio alla Pirelli) fosse stato anarchico. Cresciuta in una casa di ringhiera in via Monza, quelle con il gabinetto (alcuni hanno scritto “bagno”, un eufemismo) in comune sul ballatorio, al freddo.

    A scanso di equivoci, chi scrive è cresciuto in quel di Casaletto (S. Piero Intrigogna) con il cesso in lamiera sitemato fuori, a fianco dell’orto.

    Come usava all’epoca per i figli – e ancor più per le figlie – dei proletari, a tredici anni entrò nel “mondo del lavoro”: Con Pino si erano conosciuti ai corsi di esperanto, una speranza – o forse un’altra illusione – di internazionalismo e pace universale.

    Ed era stata lei (così almeno mi aveva raccontato Edgardo Pellegrini) a battere a macchina, nell’ufficio del fondatore di Medicina Democratica Giulio Maccacaro, il testo de “La Strage di Stato”, pubblicato da Samonà e Savelli nel giro di sei mesi da quel dicembre di sangue.

    Riprendo in mano l’agendina e scorro le pagine. Ormai un monumento funebre con più della metà quelli “andati oltre”, la gran parte compagni: Claudio Venza, Paolo Finzi, Alex Langer, Febe Cavazzutti, Edgardo Pellegrini, Aureli Argemì, i partigiani Giuseppe Sartori e Nino De Marchi, Peggy O’Hara, Tavo Burat, Pepe Rei, Bruno Zanin…

    E ovviamente tanti vicentini. Per lo più ambientalisti e antimilitaristi, magari anche antimperialisti. Forse inevitabile in una città con cinque o sei basi militari: Stefano Dal Cengio (protezionista, a Genova nel 2001…), Giorgio Fortuna (movimenti vari, U.N.A., Genova 2001, No dal Molin…), Gianfranco Sperotto (PSIUP, Legambiente, No Dal Molin…), Rino Refosco (anarchici, Radio Vicenza…), Olol Jackson (CSO Ya Basta! No Dal Molin, Bocciodromo…), Franceso Scalzotto (Presidio di Longare alla Base Pluto…), Eugenio Magri (giovanissimo partigiano, PCI, CGIL, CUB..), Alberto Carta (WWF), Luciano Ceretta (DP, Rifondazione comunista…), Arnaldo Cestaro (praticamente tutto e anche di più…)…

    Per ognuno di loro una storia condivisa di impegno, di militanza…

    E come il Guccini di sessanta anni fa, a volte anch’io “vorrei sapere a che cosa è servito…”.

    Ma almeno, mi consolo, l’importante è averci provato. In faccia al mondo e a quelli che verranno.

    Che la terra ti sia lieve compagna.

    Gianni Sartori

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.