21.1.1982-2024: in ricordo di Lucio Di Giacomo ‘Olmo’
Il 21 gennaio 1982, un nucleo dei Comunisti Organizzati per la Liberazione Proletaria, rapina un’agenzia del Monte dei Paschi di Siena. E’ individuato a un posto di blocco sulla via Cassia a 2 km da Monteroni d’Arbia. Si allontana dal luogo dell’azione a bordo di un pullman. Nello scontro a fuoco, insieme a Lucio Di Giacomo, dirigente dei COLP, da tempo latitante, rimangono uccisi due carabinieri. Giuseppe Savastano ed Euro Tarsilli.
Segue una gigantesca “caccia all’uomo”. Ripresa anche dalla televisione. Dura due giorni. Si conclude con l’arresto di tutti i militanti in fuga dal luogo dello scontro. L’ultima a essere arrestata sarà Loredana Biancamano, qualche mese dopo, a Torino. Una militante, Giulia Borelli, è trovata gravemente ferita. Un altro, qualche giorno dopo, denuncerà le torture subite a seguito dell’arresto.
Oggi questo militante esercita il dovere della memoria con una lettera aperta a “Olmo”.
Caro Lucio,
caro Cristiano,
caro Olmo,
caro Comandante,
stasera sono melanconico, sono passati quarantadue anni da quella mattina di gennaio e devo fare il mio dovere di memoria, un dovere dolce che amo : onorare il tuo ricordo e ricordare il tuo sacrificio. Che parola di merda è il sacrificio. Ricordi che già allora cominciava a ruggire l’edonismo reaganiano, Milano era pronta per essere da bere. Sacrificarsi era roba da comunisti, quelli di allora, né. Era cosa da persone che cominciavano ad apparire strane dopo una lunga stagione in cui essere strani e ribelli era quasi normale.
E scegliersi dei nomi di battaglia mettendoci dentro un altro da sé completando e proiettando oltre la propria personalità. Olmo, un nome di pianta e di partigiano, un nome contadino, un nome di terra. Cristiano, che vuol dire tutto e al tempo stesso niente, perché si diceva cristiano per dire uomo, un uomo tra i tanti. Come uomo sei stato raro. Non credo che quarant’anni di mancanza possano esagerare quella impressione di serietà che suscitavi.
Eri bello e con un viso da fotografia degli anni quaranta, quando la gioventù fioriva e maturava intorno ai vent’anni. Alla tua età, la nostra, io ero un cazzone, e ancora lo sono adesso che mi incammino ad avere il triplo dei tuoi ventiquattro. Matteo era il tuo amico di Orbassano e te ne venisti via dopo che cadde ammazzato in una esecuzione in un bar di Torino . Avevate tutti e due qualcosa che hanno nel cuore i siciliani del nord, le nebbie da detestare e la gamba lesta, la testa che deve imparare in fretta. Il destino non fa giochi strani, può molto di più l’ostinazione dei fratelli che si ritrovano attorno ad uno scopo.
Moriste tutti e due mentre prendevate a calci il mondo, ingaggiando il nemico e combattendo, difendendo, amando e amandovi. Non c’è peggior ricordo che raccontare la sconfitta, la mia, la nostra, ma non la tua. È inutile che ti stanchi con tutto quello che è successo dopo.
Come sai ci siamo arresi, abbiamo messo al mondo figli, siamo anche nonni, la salute è quella che è, la pensione ce la sogniamo e siamo governati da gente di merda che quelli di allora al confronto erano dei signori. Lucio caro, io non so, non mi permetto di dire come sarebbe se tu fossi qui, come sarebbe per te, ti dico solo che manchi e che tu hai vinto.
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