26 anni fa strage nella Metropolitana di Tokyo: erano fanatici religiosi

La mattina del 20 marzo 1995, tra le 7,50 e le 8,11, gli adepti di un movimento religioso, Aum Shinrykyo, eseguono un attacco coordinato contro la metropolitana di Tokyo, usando un gas nervino, il sarin. I cinque attentati, eseguiti per ordine del fondatore della setta, Shoko Asahara, uccidono tredici passeggeri e ne intossicano seimila. Venti feriti riportano lesioni permanenti, per lo più alla vista. È il più grave attacco verificatosi in Giappone dalla fine della seconda guerra mondiale. Alla vicenda ho dedicato uno dei capitoli del mio libro “In nome di un Dio uccidono” (Edigrafema 2015), che analizza il terrorismo di matrice magico-religiosa.

L’attacco

I cinque attentatori trasportano il gas in forma liquida, dentro buste di plastica, avvolte nei giornali. Appena i treni giungono nelle stazioni scelte, tra le più affollate per il traffico dei pendolari a quell’ora, bucano i contenitori utilizzando la punta dell’ombrello e scendono precipitosamente. All’uscita li attendono complici con automobili per allontanarsi dal luogo del delitto mentre il gas si disperde nell’aria.

L’attacco più nocivo è quello alla stazione Naka Meguro che causa la morte di otto persone e il ferimento grave di altre 275.

Nella stazione di Kasumigaseki la strage è evitata dall’eroismo di un ferroviere che scopre nel vagone di un treno, appena giunto, il sacchetto da cui si diffonde la letale miscela, lo sposta e cerca di assorbire con carta di giornale il liquido che ne fuoriusciva. Con il vice capostazione spostano il sacchetto nell’ufficio di quest’ultimo e ne segnalano il ritrovamento. Salvano tanta gente ma i due moriranno per l’inalazione del gas velenoso.

Nelle altre stazioni, invece, il veleno ha tempo e modo di diffondersi. L’allarme scatta dieci minuti dopo l’ultimo attentato. Alle 8,20 arrivano alla polizia le prime segnalazioni che è successo qualcosa in diverse stazioni della metropolitana: sui vagoni colpiti, i passeggeri accusano diversi sintomi, dalla più banale irritazione di occhi e naso alla perdita della vista, che in alcuni casi si prolungherà per poche ore, e a casi di svenimenti e malori. Dopo i primi controlli, i treni sono bloccati e i passeggeri feriti ricevono le prime cure direttamente nelle stazioni dagli infermieri e i volontari immediatamente allertati dalle autorità.

I soccorsi

Già alle 8,35 – appena 45 minuti dall’inizio dell’attacco – tutte le linee sono evacuate. A supportare le immani operazioni di soccorso – 300 ambulanze sono mobilitate per i feriti, più i mezzi dei Vigili del Fuoco, della polizia e della Protezione Civile – si prestano volontariamente molti passeggeri illesi e i dipendenti della metropolitana. Nonostante la generosità individuale e il diffuso spirito civico, testimoniato in tante drammatiche circostanze, il Giappone si rivela indifeso di fronte all’offensiva terroristica. Risulta infatti inutile la tradizione di elevata qualità nella gestione delle catastrofi naturali, rodata da una secolare convivenza con il massimo rischio sismico,.

I soccorsi raffazzonati nelle stazioni colpite, con le vittime fatte sdraiare sui pavimenti, la confusione in alcuni ospedali con i medici che pensano a un’esplosione, offrono diagnosi sbagliate e mandano diversi feriti a casa senza le giuste cure, destano allarme nella popolazione sotto choc. Anche se l’anno precedente c’è stato, nella città di Matsumoto, un altro attentato al sarin, costato la vita a sette persone, molti medici della capitale ignorano le terapia adeguate.

Per risolvere la crisi ci vuole la felice intuizione di un professore universitario che riconosce i sintomi e divulga via fax i protocolli di cura. Alla mancanza di scorte negli ospedali della capitale sopperisce la raccolta di antidoti in tutto il Paese, immediatamente organizzata dal ministero della Sanità. Sarà così possibile raccoglierne in quantità appena sufficiente per fronteggiare l’emergenza. Gran parte degli intossicati si riprendono in poche ore. Solo per una cinquantina è necessario qualche giorno di cure ospedaliere

Per approfondire

La strage di Tokyo e la setta della Suprema verità

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.