Con Maurizio Sarri, contro la dittatura del politicamente corretto
Poche chiare parole sulla querelle mediatica del giorno. Da tifoso juventino che schifa l’Inter ed è odiato ferocemente dai napoletani, a cominciare da mia sorella.
Contro la dittatura del politically correct, contro il ‘pentito’ Mancini (quando le zozzerie riguardavano i suoi invocava la legge del campo) io starò pe’ ciente anne con quella testa di cazzo di Maurizio Sarri. Nonostante certo vittimismo napoletano che già tracima o viene usato per legittimare l’indifendibile su questo terreno (l’evocazione difensiva dei cori razzisti …)
Perché Napoli è la città con il più alto tasso di integrazione dei femminielli nella comunità e nell’immaginario collettivo.
Perché una delle battute di culto (ripetuta) del mio film preferito (C’era una volta l’America”) è: “Che ore sono? L’ora di prenderlo in culo”. E la cosa non allude alle pratiche sessuali ma ai rapporti di forza nel conflitto sociale.
Perché in vita mia avrò declinato migliaia di volte le espressioni “fare/non fare” il ricchione e “metterlo/prenderlo” in culo restando sempre ancorato a un discorso sul sistema di relazioni umane e non sulle congiunzioni carnali variamente interpretate.
Perché, appunto, a Napoli “una ricchionata” è una condotta che viola l’ethos virile, la condotta propria dell’essere uomini (e qui vi risparmio la lezione filologica: sia in greco che in latino virtù e virilità hanno la stessa radice, ar in greco e vir in latino): e sicuramente, ex post, le dichiarazioni stampa di Mancini, ieri sera, sono state una ‘ricchionata’.
Perché Napoli è una città che vanta intellettuali omosessuali, da Paolo Isotta a Pino de Stasio, che nel sentire comune sono diecimila volta più “uomini” di un etero isterico e risentito come Mancini.
E quindi, con Maurizio Sarri pe’ ciente anne.
E finalmente e fernuto e fa o femminiello, e to veng’ a dicere fine e ca!!!
E ti ricordo che la questione dei cori infami, non è vittimismo, ma pura realtà, e lo sai…