8 marzo 1976: lo strappo tra femminismo e sinistra
Radicalità, trasgressione, rottura del quadro dato: come interferisce tutto questo con la storia politica della sinistra? Della sinistra negli anni settanta? Il 6 dicembre 1975, in una grande manifestazione per l’aborto la prima espressione visibile di un separatismo che era pratica politica da anni, un esponente della nuova sinistra si prende uno schiaffo per aver forzato il servizio d’ordine che impediva agli uomini l’accesso al corteo.
Gli scontri del 6 dicembre ’75
Manifestazioni di sole donne
Fu la prima simbolizzazione a uso dei media di un conflitto non componibile all’interno della nuova sinistra, e delle difficoltà della sinistra, vecchia e nuova, di gestire ciò che non si presentava come una variabile della contraddizione principale tra capitale e lavoro. Le manifestazioni di sole donne diventano una pratica usuale. Sono diversissime da quelle miste. Zoccoli, ricci, gonne a fiori, le manifestanti cantano, ballano, si tengono per mano, si abbracciano, fanno girotondi. La felicità di “esserci” in tante, senza uomini, pare il fine vero di quel ritrovarsi insieme. Così l’8 marzo sarà annunciato con degli striscioni a quadretti bianco e rosa.
La fantasia di Pompeo Magno
Così il collettivo romano di Pompeo Magno mette la sua fantasia nella rottura dello schema classico di chi sfila marciando e lanciando slogan: qui è un grande bruco che si snoda per le vie di Roma. Così il corteo di “Riprendiamoci la notte” ha al suo centro proprio la rivendicazione, per le donne, di camminare per la città da sole: non solo a mezzogiorno ma anche a mezzanotte. Certo, questa politica delle donne e le sue espressioni sono sempre meno conciliabili con la politica della sinistra.
Il divorzio: la fine di Lotta Continua
E la difficoltà si trasforma in divorzio. Con il Congresso a Rimini di Lotta continua e il suo scioglimento (1976); con l’uscita delle donne da “il manifesto” e da altri gruppi misti. La critica alla politica motiva la fuoriuscita da organizzazioni la cui cultura riproduce, secondo le donne, forme di dominio altrove patito e denunciato. Giacché lì si separa “il personale dal politico“, l’economia dalla sessualità; l’individuo dal collettivo.
Fonte: Nanni Balestrini-Primo Moroni (a cura di) L’orda d’oro
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