9.10.74, manette al capo supremo BR, Giovanbattista Lazagna
Un mese dopo l’arresto di Renato Curcio e Alberto Franceschini, il provocatore Silvano Girotto, collaboratore dell’Antiterrorismo del generale Dalla Chiesa, continua a fare danni. Il 9 ottobre scatta l’operazione contro il compagno Giovanbattista Lazagna, comandante partigiano con medaglia d’argento e comunista di antica milizia. “Con lui – scrive Soccorso Rosso – si vuole colpire l’intera sinistra, dal PCI ai gruppi extraparlamentari, alle organizzazioni che hanno scelto le forme di lotta armata”.
Il capo supremo delle Br
Con gli arresti di Pinerolo i carabinieri avevano realmente dimezzato il vertice brigatista. Ma sono le illazioni di “fratello mitra” a trarre in inganno Dalla Chiesa e il giudice torinese Giancarlo Caselli. L’avvocato Giovanbattista Lazagna è sospettato di essere il capo supremo delle Br. Evidentemente una banda armata di operai, tecnici e studenti non andava bene. Un antico pregiudizio, insomma. Imbeccati dai carabinieri, i giornali rilanciano: «Giovanbattista Lazagna è stato descritto dal fraticello come un capo», spiegava «La Stampa». E avvalorano la possibilità di sgominare, dopo l’arresto del legale genovese, l’intera organizzazione.
Il teorema Dalla Chiesa
Per Sergio Luzzatto
(…) erano i primi segnali di un’intuizione che il generale Dalla Chiesa avrebbe coltivato negli anni sino a farne dapprima una convinzione, poi un teorema: estrapolando anche troppo dal contesto genovese, a rischio di confondere un paesaggio locale con un paesaggio nazionale.
L’intuizione cioè che il terrorismo rosso avesse, in Italia, una matrice fondamentalmente intellettualistica. E che i combattenti della lotta armata andassero dunque ricercati – almeno altrettanto che fra gli operai di fabbrica, quotidianamente inchiodati alla catena di montaggio – tra i professori, i funzionari, i professionisti, e soprattutto fra gli studenti impregnati di marxismo, di leninismo, di maoismo, di castrismo o di un qualunque altro-ismo strabordante dai libri che leggevano e scrivevano e discutevano ventiquattro ore su ventiquattro.
Secondo Dalla Chiesa, l’intellettualismo era a tal punto un ingrediente costitutivo della lotta armata da poter rendere più agevole, al limite, l’identificazione dei terroristi rossi: tanto questi ultimi erano tentati di agire da pensatori, oltreché da cospiratori. Esponendo in pubblico, oltreché clandestinamente, le ragioni e gli obiettivi della lotta. Facendo proseliti, oltreché di nascosto, in piena luce.
Un errore di valutazione
Giovanbattista Lazagna fu la prima vittima del teorema Dalla Chiesa. Il generale poteva puntare sui suoi freschi precedenti: il forte legame con Giangiacomo Feltrinelli, l’aiuto prestato ad Augusto Viel della banda XXII ottobre per fuggire da Genova dopo l’uccisione di Floris, il ruolo giocato involontariamente per facilitare l’incontro di Girotto con Curcio e Franceschini. La contiguità fisica e l’affinità ideale diventano così complicità materiale e responsabilità penale.
Dalla Chiesa commette però un errore di scenario: sottovaluta l’impatto emotivo delle tante provocazioni consumate in quegli anni contro l’estrema sinistra e così in favore dell’avvocato partigiano scatta un’ampia ed efficace campagna di difesa che in pochi mesi lo tira fuori dalla prigione. Checché ne scriva il giudice Caselli, alla fine dell’iter processuale, durato 7 anni, Lazagna sarà assolto su un capo di imputazione e amnistiato sull’altro.
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