9.2.75. Il record di Pasquale Abatangelo che fugge da Murate

Pasquale Abatangelo

Il 9 febbraio 1975 il militante dei Nap Pasquale Abatangelo riesce a evadere dalle Murate insieme al proletario prigioniero Dante Saccani. E’ la prima evasione di un prigioniero politico. Abatangelo toglie il record a Renato Curcio per soltanto nove giorni. Ma la libertà dura poco, già il 25 febbraio è ripreso a Parma, e da quel momento trascorre più di venti anni in carcere.

Pasquale Abatangelo nasce a Firenze il 2 novembre 1950. E’ l’ultimo figlio di una famiglia pugliese numerosa e poverissima. I nonni erano migrati in Grecia e di lì si erano trasferiti in Belgio. Tornati in Italia, per alcuni anni gli Abatangelo vivranno insieme ad altre sei famiglie, per un totale di una cinquantina di persone, in un camerone. Per l’indigenza i due figli più piccoli, Nicola e Pasquale, finiranno in collegio. Il primo arresto di Pasquale è a 16 anni, con Nicola e il cugino. Conosce così il carcere minorile.

Nei primi anni ’70, dopo una serie di esperienze di strada con vari arresti, partecipa attivamente alle rivolte carcerarie del movimento dei proletari prigionieri e alle manifestazioni della sinistra rivoluzionaria. Intanto ha conosciuto Anna che sarà la sua compagna per tutta la vita.

La rapina di piazza Alberti

Alle Murate incontra l’ex LC Luca Mantini, che aveva creato il gruppo George Jackson, e quando esce di prigione fonda con lui il nucleo fiorentino dei NAP. E’ arrestato alla prima azione, in Piazza Alberti, il 29 ottobre 1974. Nel conflitto a fuoco muoiono Luca Mantini e Sergio Romeo mentre lui resta seriamente ferito; poco dopo viene arrestato anche il fratello Nicola. Nel suo memoir Abatangelo smentisce la narrazione vittimistica che avevamo costruito all’epoca

“La rapina di Piazza Alberti e la morte di Luca Mantini e di Sergio Romeo destarono una enorme sensazione tra l’opinione pubblica e nel movimento rivoluzionario. Erano i primi morti della guerriglia italiana dopo Giangiacomo Feltrinelli, e la dinamica dei fatti indusse molti ad ipotizzare un agguato dei carabinieri nei nostri confronti. Ma è chiaro che non si verificò niente del genere. La verità è che molto dipese dal caso e dalla nostra cocciutaggine…Ma bisogna avere il coraggio di riconoscere gli errori e di guardare in faccia le cose. Peccammo di frettolosità sia nella riunione plenaria, sia sul terreno di azione. La partita di armi era sicuramente importante, ma non abbastanza da autorizzare una rapina priva di inchiesta seria ed approfondita … E non cademmo in un agguato”.

La sua dichiarazione al processo di Firenze

Nicola Pellecchia e Maria Pia Vianale al processo di Napoli contro i Nap

La militanza in carcere con le Br

E’ tra i primi militanti dei Nap, con Mimmo Delli Veneri e Giorgio Panizzari, ad aderire alle Brigate Rosse. Nell’aprile del 1978 lo indicano tra i 13 militanti da liberare in cambio del rilascio di Aldo Moro. Alla scissione è nella vasta maggioranza dei prigionieri che aderiscono al Partito guerriglia ma ben presto ne prende le distanze dagli eccessi giustizieri:

“… il caso di Giorgio Soldati, ucciso a Cuneo nel dicembre del 1981, e quello di Ennio Di Rocco, strangolato a Trani nel luglio del 1982, erano roba nostra, e sembravano fatti apposta per generare dubbi e repulsione tra gli stessi fautori del rigore rivoluzionario… Quanto ai deboli, le punizioni erano un dovere, avevo condannato tante volte, ma volevo continuare a giudicare con equilibrio, e anche con quello spicchio di umanità…E poi un avvenimento incredibile, il 21 ottobre a Torino venne eseguita una rapina in banca, nel corso della quale il nucleo operativo del Partito Guerriglia uccise a freddo due agenti della Mondialpol in servizio di guardia alla filiale, al solo scopo di dare risalto a un comunicato in cui si accusava infondatamente di tradimento Natalia Ligas…i nuovi metodi della ‘comunicazione sociale trasgressiva’…Cosa c’entrava tutto questo con l’obbrobrio di Torino?”

La vita dopo il carcere

Nel 1995 ottiene la semi-libertà, tre anni dopo la maturazione dei termini. Una prassi costante all’epoca. Nel 2001 arriva la liberazione condizionale. Inizia a lavorare come parcheggiatore nella cooperativa fiorentina SCAF. Dopo averlo eletto delegato sindacale nel 2002 i soci lo nominano consigliere. In seguito, costituisce con il Comune di Firenze una società mista. La SAS gestisce per conto di Palazzo Vecchio la segnaletica cittadina. Nel 2017 ha pubblicato con DEA Correvo pensando ad Anna. La sua compagna morirà pochi mesi dopo. Il libro racconta la propria storia e quella dei NAP. La presentazione in un centro sociale fiorentino scatenerà la solita canea della canaglia forcaiola.

«Prendete un ragazzino e destinatelo alla povertà. Poi speditelo lontano da sua madre, in un posto dove non vuole stare e, se disubbidisce, punitelo severamente. Mettetegli davanti agli occhi dei vecchi abbandonati. Fategli anche subire qualche molestia dai preti. Quando diventa grande, mostrategli che la polizia e i carabinieri sono lì per fregarlo, in nome della legge e della sicurezza delle persone perbene. Cosa potete aspettarvi? Che si faccia sfruttare contento? Che vi dica grazie? Appena può, quell’animale morderà. Non penserà nemmeno di essere una vittima. Morderà e basta».

Il suo ricordo di Sante Notarnicola

fonti: Davide Steccanella – Gli anni della lotta armata
Carmilla online – Recensione di Correvo pensando ad Anna

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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