18 luglio 1936, anarchici a Barcellona si preparano al golpe
Il colpo che doveva buttare a mare l’antica società venne da destra e i primi a organizzare la resistenza autonoma furono gli anarchici a Barcellona. Fin dal primo giorno del fronte popolare la destra era decisa a rovesciare con la violenza il governo uscito dalle elezioni. A questo scopo accorrevano preparativi sia ideologici che organizzativi. La Germania di Hitler e l’Italia di Mussolini offrivano esempi del modo in cui la reazione potesse uscire dai propri sogni di pura restaurazione e passare all’offensiva; le potenze dell’Asse promettevano, per giunta, appoggio propagandistico e materiale.
Il putsch parte in Marocco
La Falange Española cominciò la sua ascesa. L’esercito si preparò al colpo di stato. Si profilava lo scontro di forze. Il governo esitava. I generali diedero il colpo d’avvio. Il 17 luglio Francisco Franco si pose alla testa di una rivolta militare nel Marocco spagnolo. Il 18 luglio il putsch raggiunse il continente. Tre giorni dopo un terzo del paese era nelle mani dei generali: la Navarra, rigidamente cattolica, una parte dell’Aragona, la Galizia, il León, l’Antica Castiglia, Siviglia, Cadice e Cordova. I fautori del colpo di stato contavano di non incontrare alcuna resistenza seria. Ma avevano fatto i conti senza il popolo spagnolo.
Il Comitato di difesa
A chi non sapeva come stavano le cose, il 18 luglio poteva sembrare un sabato come tutti gli altri. Ma, benché facesse molto caldo, s’incontravano pochi sfaccendati, e la spiaggia era rimasta vuota. Era chiaro che molte massaie erano fuori a fare spese; nei forni, già nel pomeriggio il pane era esaurito.
Nella sede del comitato regionale della CNT predomina un febbrile andare e venire. Arrivano messaggeri da tutte le parti della città e dai dintorni. II comitato di collegamento presso la Generalidad è in seduta permanente. In un angolo del locale Durruti parla con minatori di Fígols, che vogliono avere notizie sulla situazione. Durruti deve appoggiarsi ad una sedia. Ha alle spalle un’operazione d’ernia, non ancora guarita. Non sembrano escluse complicazioni, perché continua ad avere dolori.
A qualche passo di distanza Marianet parla al telefono con Madrid. Si cerca dappertutto Ascaso, deve venire immediatamente al caffè Pay-Pay, è urgente… Gli attivisti del sindacato metallurgici fermano Ascaso: “Che dobbiamo fare?” Gli propongono azioni. Francisco risponde: “Non siamo ancora a questo punto. Dobbiamo tenere i nervi a posto.”
La veglia d’armi a casa Jover
Una mitragliatrice Hotchkiss, due fucili mitragliatori cecoslovacchi e numerosi fucili Winchester, con abbondanti munizioni, sono pronti in uno degli appartamenti di via Pujadas n. 276, quasi all’angolo della Espronceda, nel quartiere di Pueblo Nuevo. In questo appartamento, dove vive Gregorio Jover, è riunito il comitato di difesa degli anarchici.
Juan García Oliver, Buenaventura Durruti e Francisco Ascaso sono giunti alla riunione con due ore di ritardo. Questa ultima riunione che può meglio chiamarsi veglia d’armi, era stata convocata per mezzanotte. Il tenente di aviazione Servando Meana ha messo a loro disposizione un’automobile che li è andati a prendere al Consiglio del Governo. Hanno fatto il percorso a grande velocità e con le armi pronte; comprendevano che gli altri compagni si sarebbero preoccupati del loro ritardo.
Davanti al Consiglio del Governo si è formata una specie di manifestazione dei militanti della CNT, che reclamavano armi. García Oliver, Durruti e Ascaso hanno dovuto affacciarsi ad uno dei balconi che danno sulla Piazza del Palacio, per tranquillizzare la folla. García Oliver ha raccomandato di circondare le caserme di San Andrés e di attendere il momento. Se tutto va secondo i piani, domani 25.000 fucili mitragliatori e forse anche qualche cannone potranno trovarsi nelle mani della CNT-FAI.
Gli accordi con l’Aviazione contro i golpisti
Le persone che tengono per loro i contatti con l’aviazione, Meana ed altri ufficiali, hanno già parlato col tenente colonnello Díaz Sandino, capo della base aerea di Prat de Llobregat. Non appena le truppe si solleveranno dalle caserme, gli aerei decolleranno e le attaccheranno. Nel bombardamento della caserma di San Andrés si dovrà fare attenzione a non colpire i depositi e a non far saltare i magazzini di munizioni. I membri dei comitati di quartiere di Santa Soloma, San Andrés, San Adrian del Besós, Clot e Pueblo Nuevo attaccheranno poi la caserma e, se necessario, faranno saltare le porte con la dinamite. Díaz Sandino lo sa ed è d’accordo. Nell’arsenale di San Andrés si trovano molti milioni di cartucce.
Gregorio Jover distribuisce ai compagni pane e salame e mesce loro il vino. Tutte le istruzioni sono date. I gruppi di azione, i comitati di quartiere sono in allarme. Ciascuno sa quello che dovrà fare, quando verrà il momento. Nelle fabbriche e a bordo delle navi alla fonda nel porto, i fuochisti montano la guardia; le loro sirene daranno il segnale dell’attacco. I membri del comitato non hanno altro da fare se non aspettare che i soldati escano dalle caserme. Secondo le ultime informazioni ciò accadrà all’alba.
Le giuste previsioni degli anarchici
Nervoso, esaurito dal lavoro febbrile di giorni e giorni, García Oliver è abbandonato su una sedia. Dovrebbe approfittare delle poche ore che rimangono per riposare, prima di dover affrontare sforzi nuovi e ancora maggiori. Ma non gli riesce di addormentarsi. Per settimane, per mesi, i convenuti hanno preparato questa notte. Già prima delle elezioni di febbraio erano persuasi che, entro breve tempo, si sarebbe giunti alla guerra civile. In quel momento diversi aderenti alla CNT erano inclini a superare la tradizionale opposizione alle elezioni, il boicottaggio ed a votare, una volta tanto, per i partiti della sinistra borghese o per i socialisti.
I dirigenti non l’avevano né consigliato né sconsigliato, avevano lasciato a ciascuno la libertà di decidere. In ultima analisi non avrebbe fatto nessuna differenza chi vincesse le elezioni, la destra o la sinistra. Se il fascismo fosse giunto al potere legalmente, attraverso l’astensione dal voto dei lavoratori anarchici, la cosa avrebbe dato il segnale della rivolta armata.
Invece una vittoria elettorale delle sinistre, così prevedeva la CNT, avrebbe portato alla conseguenza che i fascisti avrebbero cercato di impadronirsi del potere seguendo l’abituale strada del colpo di stato. In ogni caso si sarebbe dovuto scontrarsi con loro con le armi alla mano. Gli eventi avevano dato ragione a queste previsioni, l’analisi degli anarchici rispondeva alla realtà meglio di quella dei politici professionali dei partiti.
Solo a Barcellona il piano antigolpista
Essendo la CNT una confederazione di federazioni regionali, autonome e quasi indipendenti, si poté preparare il contro-colpo di stato soltanto in Catalogna, a Barcellona. Madrid è la capitale politica della nazione; ma Barcellona ne è la capitale industriale e proletaria. La prevalenza operaia e la tradizione rivoluzionaria le danno prestigio e primato. Se la massa operaia trionfa a Barcellona, il suo esempio sarà seguito nelle altre capitali spagnole.
Gli anarchici cominciarono perciò ad organizzare in ogni quartiere un comitato di difesa. Coordinarono questi comitati in modo tale da realizzare un collegamento ininterrotto con i delegati. Ciascuno di tali delegati conosceva le consegne per l’ora X. Anche la lega giovanile degli anarchici, le Juventudes Libertarias, e l’organizzazione femminile, Mujeres Libres, erano incluse nel piano operativo. Con l’unione dei sindacati e col comitato regionale si convenne che, questa volta, non si dovesse indire lo sciopero generale, per non mettere in guardia gli avversari.
La grande risorsa della conoscenza del territorio
La pianta della città, stesa sul tavolo, mostra la situazione delle caserme e gli stazionamenti delle truppe, nonché i loro effettivi. Informazioni degne di fede provenienti dai quartieri completano, all’ultimo momento, il quadro dell’azione nemica. Il comitato ha anche studiato la rete delle fognature e ne conosce gli accessi sotterranei ed i punti d’incrocio. Ancora più importante è la rete elettrica; sono state date istruzioni in modo da poter tagliare la corrente in qualsiasi momento, per qualsiasi settore si voglia.
I gruppi armati hanno la consegna di lasciar uscire indisturbate le truppe dalle caserme in strada. Questo apparente successo iniziale produrrà in essi la certezza di non dovere fare i conti con alcuna resistenza. I soldati porteranno con sé, prevedibilmente, non piú di cinquanta colpi di riserva a testa. Non appena si saranno allontanati dalle caserme, si aprirà il fuoco contro di loro. Quando termineranno le munizioni e si vedranno isolati, daranno i primi segni di demoralizzazione. Sarà quello il momento di sollecitarli a voce; il punto è questo, che essi si rivoltino contro gli ufficiali o almeno disertino.
I dubbi sui corpi di polizia
Per quanto riguarda la polizia speciale, la Guardia de Asaltos, è da ritenere che prenda partito per il governo in carica e contro i rivoltosi; perciò i gruppi d’azione collaboreranno con essa. Il comportamento della Guardia Civil è dubbio; va tenuta sotto osservazione, ma si deve sparare su di essa solo nel caso che attacchi i lavoratori. In questo caso, però, va combattuta spietatamente come i soldati.
Tutto è stato preparato, discusso, esaminato e deciso. I membri del comitato di difesa degli anarchici ormai tacciono. Bevono grandi quantità di caffè per tenersi svegli. Lottano contro l’impazienza. Ognuno ripercorre nella propria mente tutti i dettagli. Si conoscono tutti da anni, da anni hanno combattuto insieme. Sono vicini l’uno all’altro come fratelli, forse più vicini. Può darsi che questa notte si vedano per l’ultima volta.
I capi della Resistenza
Francisco Ascaso fuma nervosamente. È pallido come sempre, e reca come sempre un sorriso scettico sulle labbra fredde, sottili. Anche Durruti sembra sorridere, ma a dispetto delle folte, scure sopracciglia, della piega profonda alla radice del naso, della fronte corrugata, la sua espressione serba qualcosa di infantile. Gli occhi grigi, vivaci, continuano a volgersi verso le armi. Ricardo Sanz, grande, biondo, dalla struttura possente, siede immobile, quasi indifferente; Gregorio Jover, cui gli zigomi hanno procurato il soprannome de “il cinese,” anche adesso fa il cinese; gioca con i nastri di mitragliatrice che porta ai fianchi.
Aurelio Fernandez spia il volto di Jover, quasi fosse un termometro, per leggervi quanto la situazione sia seria; ha gli occhi un poco sporgenti, si tiene molto eretto ed è l’unico che dia valore al vestir bene. Sono tutti quanti combattenti sperimentati della strada, guerriglieri urbani, che trattano la pistola come un vecchio amico. Del comitato fanno parte anche due membri più giovani, Antonio Ortiz e “Valencia” II primo vorrebbe distrarsi e cerca invano di far parlare i suoi silenziosi compagni; i capelli gli si inanellano in folti riccioli. “Valencia” è orgogliosissimo che abbiano chiamato anche lui a partecipare alla giostra. È un fumatore accanito e accende una sigaretta dopo l’altra.
Il rione del quartier generale
Hanno fissato qui il loro quartier generale, perché la maggior parte di loro abita in questo rione. Dall’appartamento di Jover si può vedere di fronte, in obliquo, lo stadio di calcio Jupiter. Le strade intorno sono sorvegliate da uomini scelti. Due camion sono parcheggiati, pronti, in via Pujadas, accanto alla piazza dello stadio.
García Oliver abita a non più di cinquanta metri, in via Espronceda n. 72, Ascaso in via San Juan de Malta, proprio accanto all’osteria “La Farigola,” dove, qualche giorno fa, ha tenuto seduta il plenum del comitato di quartiere unitamente al comitato di difesa di Barcellona. Durruti abita a Clot, lontano meno di un chilometro. Un vecchio orologio a muro, acquistato al mercato delle pulci, ticchetta con lentezza tormentosa. Una mitragliatrice Hotchkiss, due mitragliatori e numerosi fucili Winchester…
L’organizzazione dei trasporti
Tra le undici e mezzanotte alcuni gruppi lasciano il comitato regionale, per sistemare la faccenda dei trasporti. È assolutamente necessario procurarsi automobili, affinché i commando operativi mantengano libertà di movimento. Un’ora più tardi si vedono già passare sulle Ramblas auto private requisite, che recano, a grandi tratti di gesso, le lettere CNT-FAI. I lavoratori sulla passeggiata salutano queste vetture e gridano agli autisti: “Viva la FAI!”. Nella stessa notte vengono assaliti i negozi d’armi di Barcellona. I gruppi degli anarchici vuotano vetrine e armadi e fanno man bassa di pistole e fucili da caccia.
La caccia alle armi della polizia
Alle due del mattino Durruti e García Oliver compaiono al comando di polizia. Chiedono categoricamente al commissario per la sicurezza, Escofet, di disarmare metà della polizia speciale e di mettere le armi a disposizione dei lavoratori. Escofet rifiuta. È convinto che i suoi faranno il loro dovere fino all’ultimo; non può rinunciare neppure a un’arma.
Alle quattro e mezzo, al comando di polizia suona il telefono. “Ci siamo, le truppe a Montesa e a Pedralbes lasciano le caserme”. Ascaso e Durruti si precipitano sulle armi e lasciano il comando. Santillán e García Oliver afferrano per l’uniforme l’ufficiale di guardia: “Dove sono le pistole? Presto!”
Abel Paz 1
Rivoltosi e guardie fraternizzano
Alle cinque del mattino si forma, davanti al palazzo del governo, un assembramento. Le sentinelle sono nervose. Una folla di persone, proveniente da Barceloneta, preme contro il portale. La situazione è critica. Durruti, che è appena arrivato, sa che cosa significa quella dimostrazione. Si affaccia al balcone. I portuali lo riconoscono e chiedono che le guardie lascino entrare nel palazzo una delegazione, che dovrà parlare col comitato di coordinamento. In questo momento accade qualcosa di singolare.
La tensione mortale tra i dimostranti e la guardia del palazzo, costituita da poliziotti speciali, si rompe. La disciplina militare comincia a vacillare. Lavoratori e guardie fraternizzano. Una guardia armeggia alla cintura e consegna la sua pistola a un operaio. Presto anche i fucili sono distribuiti alla folla. Dinanzi agli occhi degli ufficiali si verifica un fatto sorprendente: poliziotti che si trasformano in uomini.
FONTE: H. M. Enzensberger, La breve estate dell’anarchia
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