6 maggio 1943: nasce a Monaco Andreas Baader, il fondatore della Raf
Primo leader dell’organizzazione terroristica tedesca Rote Armee Fraktion, Andreas Baader fu uno dei pochi militanti a non aver frequentato l’università. Nel 1968 Baader e la sua compagna Gudrun Ensslin furono arrestati e condannati per aver posto una bomba incendiaria in un negozio di Francoforte, azione dimostrativa contro la guerra in Vietnam. Il 14 maggio 1970 fuggì dalla custodia degli agenti con l’aiuto della giornalista Ulrike Meinhof, un’intellettuale borghese con una lunga storia di militanza nel PC tedesco. Questa azione viene considerata la data di fondazione del gruppo, spesso indicato come Banda Baader-Meinhof. Segue un addestramento alla guerriglia nei campi palestinesi in Cisgiordania.
L’organizzazione e gli obiettivi si formarono parzialmente sul modello dei Tupamaros che introducono la lotta armata all’interno delle metropoli, invertendo il concetto maoista e poi guevariano di una guerriglia radicata nelle aree rurali. A differenza delle Brigate rosse, che hanno una significativa presenza nelle grandi fabbriche del Nord e una prevalente composizione operaia e proletaria, la Raf è un gruppo di avanguardia, composto in gran parte da militanti politici e intellettuali, con una forte attenzione allo scenario e alle iniziative di lotta antimperialista. La stessa scelta del nome, letteralmente Plotone dell’Armata Rossa, allude al riconoscersi come componente di un più ampio fronte rivoluzionario.
Il 1º giugno del 1972 Baader, Jan-Carl Raspe e Holger Meins (che morirà due anni dopo nel corso di uno sciopero della fame) furono catturati al termine di un conflitto a fuoco a Francoforte. Entro il 1974 praticamente tutti i militanti della prima generazione della Raf sono detenuti ma mentre Baader e Meinhof si trovano in carcere viene alla ribalta una seconda generazione che realizza numerosi rapimenti, rapine e attentati.
Il 9 maggio 1976 dopo anni di duro isolamento e di sciopero della fame collettivo da parte dei membri della RAF in protesta contro le condizioni inumane di detenzione Ulrike Meinhof fu trovata impiccata in cella. Una commissione internazionale indipendente concluse che Ulrike fosse stata appesa già morta alla finestra.
Per spingere le autorità tedesche a rilasciare Baader e gli altri membri, il 5 settembre 1977 la RAF rapì il presidente degli industriali tedesco-occidentali ed ex ufficiale SS Hanns-Martin Schleyer. Quando le autorità si rifiutarono di liberare i detenuti, la RAF dirottò con l’aiuto di un gruppo indipendentista palestinese il Boeing 737 civile della Lufthansa. Dirottato l’aereo in Somalia, a Mogadiscio, i terroristi si asserragliarono al suo interno per le trattative, ma il 17 ottobre 1977 un commando di teste di cuoio tedesche irruppe nell’aereo, salvando tutti i civili e uccidendo tutti i terroristi tranne uno. Visto il fallimento del dirottamento, il gruppo di rapitori uccise Schleyer. Il giorno successivo, il 18 ottobre 1977, nel carcere di Stammheim, Baader e Gudrun Ensslin vennero trovati morti; un altro dei detenuti della RAF, Jan-Carl Raspe, morirà in ospedale. Baader e Raspe presentavano lesioni da armi da fuoco, Ensslin era stata strangolata dal cavo di un altoparlante e un’altra detenuta, Irmgard Möller, fu trovata agonizzante dopo essersi pugnalata al petto ma riuscì a sopravvivere (uscirà di prigione nel 1995). Nonostante la versione ufficiale del suicidio, esiste una corrente di pensiero che parla di un’esecuzione sommaria dei militanti della RAF, tesi supportata dalla testimonianza dell’unica sopravvissuta.
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