25 anni fa muore Arrigo Cervetto, da anarchico a leader di Lotta Comunista
Il 23 febbraio 1995, a 67 anni, moriva Arrigo Cervetto, fondatore con Lorenzo Parodi di Lotta Comunista, l’organizzazione più solida di quella tendenza definita “sinistra comunista” che, a metà degli Anni ’50 animò l’esperienza del Movimento di Azione Comunista. La biografia di Cervetto è estremamente interessante, perché è la storia di un giovanissimo operaio e partigiano che rompe con il Pci e lo stalinismo già nella clandestinità e da licenziato dell’Ilva si dà da fare come agit prop dei Gruppi anarchici di azione proletaria, una corrente operaia che ingloba anche una componente antistalinista. I Gaap confluiranno nel 1957 nel Mac, insieme a Giulio Seniga e i fuoriusciti secchiani del Pci, Luciano Raimondi e Bruno Fortichiari, Danilo Montaldi e altri compagni influenzati da Camatte e dai bordighisti francesi, uno degli spezzoni della diaspora bordighista autoproclamatosi Partito comunista internazionalista. Strada facendo Azione comunista perderà qualche pezzo e arriverà alla sfida del centrosinistra e della rottura tra Cina e Urss oramai divisa in due tendenze inconciliabile: da una parte i marxisti leninisti che con Raimondi daranno vita nel 1966 alla prima Federazione marxista leninista e dall’altra la sinistra leninista di Parodi e Cervetto che, forte del suo radicamento operaio a Genova, vi trasferirà la sede del giornale e darà vita all’esperienza, ancora vitale, di Lotta Comunista. Quella storia la racconta Parodi, sul mensile di partito, in ricordo del compagno appena morto
Il terzo convegno di Genova
Al Terzo Convegno della Sinistra Comunista, tenuto a Genova nel dicembre 1963, il tema all’ordine del giorno riaffermava: «Nella lotta contro l’opportunismo costruiamo il partito leninista». Il documento di sintesi del convegno sottolineava il superamento della condizione politica di dissidenza PCI come approccio preliminare alla conquista di una base teorica leninista. Precisava che la dissidenza filo-cinese non poteva condizionare la strategia del movimento in quanto rappresentava «l’ultima espressione di un movimento spontaneo» presente da qualche anno nelle lotte operaie, «un prodotto di una situazione massimalista» tradizionale di certi settori, una manifestazione di protesta e «uno stato d’animo più che una scelta politica».
“Il partito si forma nella chiarezza”
Annunciato il trasferimento a Genova di “Azione Comunista” per incrementare la sua funzione di organizzatore collettivo, il numero del febbraio 1964 apriva con un editoriale di Cervetto esplicito già nel titolo: “Il partito leninista si forma nella chiarezza”.
Una chiarezza intesa sulla traccia dell’articolo del luglio precedente di cui citiamo ancora un passo: «Avremo… il partito “oggettivamente” non quando avremo dieci, cento, mille uomini in più… ma quando avremo risolto a fondo lo strategico “Che fare?”».
La serie di articoli che dall’aprile 1964 andranno a formare organicamente “Lotte di classe e partito rivoluzionario” si proponeva appunto «di mettere in chiaro le linee fondamentali della concezione leninista del partito», muovendo con Lenin dall’idea primaria di Marx «di un processo storico naturale di sviluppo delle formazioni economico-sociali».
Bisognava rispiegare con Lenin che Marx non si era limitato allo scheletro del “Capitale”, ma lo aveva rivestito «di carne e sangue», investigando «sempre e dappertutto» le «soprastrutture corrispondenti ai rapporti di produzione».
Ricomporre Capitale e Che fare?
Lenin riprese l’idea fondamentale di Marx con una descrizione politica dei rapporti sociali. Ma occorreva rintuzzare la facile mistificazione del pensiero di entrambi. «Come nell’astrazione del “Capitale” i rapporti di produzione sembravano spiegare solo l’economia, così nel “Che fare?” l’astrazione rapporti sociali e politici sembrano spiegare solo la politica. In realtà, dovrebbe essere ormai chiaro, i primi spiegavano anche la politica e i secondi spiegano anche l’economia in quanto gli uni e gli altri ricostruiscono tutto il movimento della realtà sociale».
Questa non si chiarisce alla classe per via spontanea. Alla vigilia di una ondata tradeunionistica dovuta all’aumento del valore della forza-lavoro sulle ali del “miracolo economico”, occorreva riprendere il concetto di Lenin della coscienza politica di classe portata dall’esterno dei rapporti tra operai e padroni nel suo richiamo a Marx.
«Vedere solo la legge economica della coalizione operaia e non vederne la coscienza politica, significa non comprendere Marx, rimanere alla soglia della scienza, rimanere ancorati al più piatto economicismo, alla più volgare economia “pura”». Nella legge economica della coalizione, Marx aveva già scoperto «il movimento politico, cioè il processo oggettivo attraverso il quale la lotta di classe diventa coscienza, Partito».
Nasce la rete dei circoli operai
La ricostruzione del pensiero di Lenin su questo tema, operata da Cervetto e assimilata dai militanti, avrebbe agevolato la costruzione di una rete di circoli operai capace di portare energie preziose al partito. Senza tuttavia trascurare il tema della strategia.
La tattica sindacale è un dettato permanente del partito, nella consapevolezza che essa è condizionata dal ciclo capitalistico. Il partito «è la scienza perché analizza e lotta per trasformare la realtà, in ogni situazione contingente e in ogni periodo storico».
Nel riflusso sindacale il concetto di partito-scienza si rivela il vero anello di tenuta. Specie in una fase controrivoluzionaria resa “dinamica” dalla contesa imperialistica a livello di produttività del sistema. Cervetto dimostrerà come la teoria è azione, inducendo i militanti a riflettere sul rapporto partito-strategia (il capitolo conclusivo del suo libro) onde organizzare una “ritirata ordinata” in contrapposizione alla Caporetto sindacale.
La restaurazione del marxismo
La strategia è nella memoria storica del partito. La Seconda Internazionale aveva ridotto la strategia a un “fine ultimo” millenarista, facendo prevalere la concezione tattica come espressione della pratica riformista opportunista. La controrivoluzione staliniana ha fatto leva sul tatticismo ad uso dei partiti stalinisti per sostituire l’assenza di strategia con la strategia dell’imperialismo russo.
La necessità storica della restaurazione del marxismo è nella concezione scientifica dello sviluppo imperialistico che il compagno Cervetto ha tracciato coerentemente durante la sua battaglia politica
Mi sono avvicinato ai circoli operai e al giornale Lotta Comunista.