30 marzo 1977. Azione rivoluzionaria debutta vendicando Serantini

Il dottor Alberto Mammoli, di 57 anni, di Pisa — medico del carcere della città — è stato ferito stamani, poco prima delle 8, alle gambe e ai torace da un giovane che gli ha sparato contro tre colpi di pistola. Il dott. Mammoli stava uscendo dalla propria villa di via Fabio Filzi 53, nel centro di Pisa, per dirigersi verso la sua automobile, parcheggiata all’altro lato della strada, quando gli si è fatto incontro un giovane bruno, a volto scoperto, che, senza dire una parola, ha fatto fuoco ed è fuggito. La sparatoria non ha avuto testimoni.

Alcune persone, lontane dal luogo dell’attentato, si sono voltate quando hanno sentito le esplosioni ed hanno visto di spalle il giovane che, allontanandosi di corsa imboccava una strada laterale. E’ stata subito chiamata una autoambulanza che ha trasportato il ferito all’ospedale. Qui i medici hanno riscontrato che il dottor Mammoli era stato colpito da tre proiettili: alla coscia destra e alla coscia sinistra e uno all’emitorace destro.

La dinamica dell’agguato

Il capo del «Servizio di sicurezza» per la Toscana, dott. Joele, accorso a Pisa nella tarda mattinata, si è recato subito col questore, Zampano, il capo della Mobile, Falbo, e il capo dell’ufficio politico, Valentini nella zona di Porta a Lucca (dove vi è l’abitazione del dott. Mammoli) per un sopralluogo nel giardino della villa e stabilire come si è svolta la sparatoria. Sarebbe risultato che il giovane attentatore ha sparato contro il medico da due punti diversi. Due proiettili hanno raggiunto il dott. Mammoli alle gambe mentre scendeva i gradini della villa e percorreva il viale del giardino che conduce all’esterno; il terzo colpo, al torace, quando il medico cercava di raggiungere il cancello per sfuggire ai colpi dell’attentatore.

Nella mattinata il dottor Mammoli è stato sottoposto ad intervento chirurgico da parte del prof. Colizzi che ha proceduto all’estrazione del proiettile. Il ferito, sensibilmente migliorato dopo l’operazione, ha descritto i connotati dell’attentatore e la questura ha predisposto l’«identikit» dello sparatore.

La storia di Serantini

L’episodio è stato subito messo in relazione al fatto che il dott. Mammoli era di turno al carcere «Don Bosco» di Pisa quando, il 5 maggio 1972, venne arrestato il giovane anarchico Francesco Serantini, che mori nel centro clinico del carcere per le ferite riportate durante una carica della polizia ordinata per sciogliere una manifestazione promossa da «Lotta continua» e volta ad impedire un comizio elettorale dell’ex deputato missino Giuseppe Nicoolai. Il dott. Mammoli visitò Serantini che aveva accusato dolori alla testa un giorno dopo l’arresto. Gli prescrisse applicazioni di ghiaccio e alcuni farmaci. Il giovane venne quindi ricondotto in cella e l’indomani morì.

La rivendicazione

Oggi verso mezzogiorno, infatti, i responsabili dell’attentato hanno lasciato un volantino in una busta indirizzata all’agenzia «Ansa» — in una cabina telefonica del centro di Firenze. «Franco Serantini, nel 1972 — è detto nel documento scritto con lettere trasferibili — venne linciato dalla p.s. e lasciato agonizzare fino alla morte dal dottor Mammoli, perché colpevole di antifascismo. Mammoli non è stato eliminato perché altri sono colpevoli quanto lui, ma è corresponsabile politicamente, umanamente e professionalmente dell’assassinio dell’anarchico Serantini, questo comportamento non si discosta da quello di altri medici delle carceri italiane». Il volantino è firmato, in grande, «Azione rivoluzionaria» e, sotto, «Giustizia per F. Serantini». g. n.

Fonte: La Stampa, 31 marzo 1977

La storia di Azione rivoluzionaria

Nel 1977, militanti dell’area anarco-libertaria, prendendo atto dei “caratteri di forza” espressi in particolare del Movimento del ’77 e facendo riferimento alle elaborazioni culturali del situazionismo e della Rote Armee Fraktion (RAF), danno vita all’organizzazione armata Azione Rivoluzionaria.  Le tesi politiche generali di questo raggruppamento sono esposte in “Primo documento teorico”, gennaio 1978.

L’impostazione organizzativa fondante di Azione Rivoluzionaria è quella dei “gruppi di affinità” [il modello adottato a fine anni 60 in America dai Weathermen, la frazione più radicale del Movimento studentesco che passa alla lotta armata contro la guerra in Vietnam, ndb] : “dove i legami tradizionali sono rimpiazzati da rapporti profondamente simpatetici, contraddistinti da un massimo di intimità, conoscenza, fiducia reciproca fra i loro membri”. In tale impostazione s’inquadra anche la costituzione di “gruppi d’affinità femministi”, con una propria produzione teorica e una propria autonomia operativa.

I primi attentati

Uno dei primi interventi di Azione Rivoluzionaria è il ferimento del medico del carcere di Pisa, Alberto Mammoli (Pisa 30-3-77). Il documento di rivendicazione fa riferimento alla morte dell’anarchico Franco Serantini (Pisa 5-5-72) a seguito delle percosse subite in Questura al momento dell’arresto e non curate dai dirigenti sanitari del carcere. Tra marzo e settembre del 1977 Azione Rivoluzionaria sviluppa la sua presenza in Lombardia, Piemonte, Toscana e Liguria.
Con un ordigno esplosivo contro la sede torinese del quotidiano «La Stampa» (17-9-77) ed il ferimento intenzionale di Nino Ferrero, giornalista del quotidiano «l’Unità» (18 9-77), Azione Rivoluzionaria dà avvio ad una campagna nazionale contro “le tecniche di manipolazione finalizzate al consenso” messe in atto dai grandi media. In particolare il quotidiano «La Stampa» viene colpito per la gestione che ha fatto delle notizie relative alla morte, avvenuta a Torino il 4 agosto 1977, di Aldo Marin Pinones ed Attilio Di Napoli, due militanti dell’organizzazione.  [Nel corso del meeting di Bologna contro la repressione, il 24 settembre 1977, sono ritrovati all’interno del Palasport pacchi di volantini di rivendicazione dell’agguato. Nasce una discussione sulla opportunità di dare lettura del comunicato. Per il sì si pronuncia, e convince l’assemblea, uno dei leader dell’area di Senza Tregua, Roberto Rosso. Due anni dopo sarà arrestato e poi condannato come dirigente di Prima Linea, ndb]

La campagna contro la Stampa

Questa campagna prosegue nel 1978 con l’attentato agli uffici amministrativi del «Corriere della Sera» (Milano 24-2-78) e alla redazione di Aosta della «Gazzetta del Popolo» (Aosta 29-7-78). Il 19 ottobre 1977, a Livorno, un gruppo di Azione Rivoluzionaria tenta di sequestrare l’armatore Tito Neri. Il sequestro fallisce e i militanti vengono arrestati. Nell’aprile del 1978 Azione Rivoluzionaria fa la sua comparsa anche a Roma, collocando tre ordigni esplosivi contro la sede del Banco di Roma, il concessionario della Ferrari e un autosalone di via Togliatti. Nel giugno del 1978 Azione Rivoluzionaria firma, ad Aosta, un attentato contro la sede della Democrazia Cristiana. Nella rivendicazione essa chiede che venga “revocato il permesso concesso al Movimento Sociale Italiano di continuare a parlare nella piazza di Aosta” (18 e 19-6-78).

Il processo e l’autodissoluzione

Le tesi generali di Azione Rivoluzionaria vengono ampiamente esposte nel documento “Appunti per una discussione interna ed esterna”, redatto nell’estate del 1978. Al processo che si tiene a Livorno fra il giugno del 1979 ed il luglio del 1981 alcuni militanti di Azione Rivoluzionaria presentano un documento in cui viene ufficialmente annunciato l’autodissolvimento dell’organizzazione. Il 4 ottobre 1979, nel corso di un processo che si svolge a Torino, alcuni militanti ricordano in un documento Salvatore Cinieri, ucciso nel carcere di Torino da un detenuto comune il 27 del mese precedente. [Salvatore Cinieri cade vittima della scelta di difendere un altro detenuto, Enrico Paghera, che poi si rivelerà essere un infiltrato e un provocatore, ndb]

La morte di Gianfranco Faina

L’11 aprile 1981, muore di tumore a Vignola, Gianfranco Faina, mentre sta scontando la pena inflittagli per appartenenza ad Azione Rivoluzionaria. [Faina, docente universitario a Genova, animatore dell’area consiliarista e luddista, la frangia più radicale dell’ultrasinistra italiana, è tra i fondatori di AR dopo essere brevemente transitato nelle Brigate Rosse, ndb]
Sciolta Azione Rivoluzionaria, alcuni militanti confluiscono in Prima Linea (Pl).
Per l’attività di Azione Rivoluzionaria sono state inquisite 88 persone.

Scheda tratta da: Progetto memoria, La mappa perduta, Sensibili alle foglie, Roma 1994.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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