15 dicembre 1938: nasce Sante Notarnicola, bandito e comunista

La banda Cavallero si formò a Torino in un bar di Corso Vercelli, nel quartiere periferico Barriera di Milano. Non era certo la fame il problema di quegli anni, ma – secondo quanto reso nelle deposizioni specialmente dal capo della banda – il desiderio di giustizia sociale, reso ancor più sentito dall’immigrazione. La Banda Cavallero era fortemente politicizzata ma non aveva nessun reale progettualità politica.
Le rapine rivoluzionarie del gruppo, dopo qualche anno di scacco alla polizia, si trasformano in violente scorribande. L’aspetto della sfida, che li spinse fino ad effettuare una tripletta (tre rapine di fila) ebbe un ruolo crescente nelle attività della banda
Ultimo atto: largo Zandonai
L’ultimo atto della Banda Cavallero è il 25 settembre 1967, quando la banda prende d’assalto il Banco di Napoli in Largo Zandonai a Milano. La polizia interviene e dopo una sparatoria tra i passanti, con un interminabile inseguimento in città alla fine del quale si contano 3 morti (un quartò sarà stroncato due giorni dopo da un infarto), uno della banda, Adriano Rovoletto, è arrestato.
In seguito alla sua confessione, Notarnicola e Cavallero sono arrestati il 3 ottobre, dopo una settimana di fuga. Cavallero era l’indiscusso leader carismatico della banda. L’altro fondatore Danilo Crepaldi, era morto nel 1966 in un incidente aereo. Piero aveva fatto cattivo uso dei bottini accumulati nel corso di quelle che presentava ai suoi complici come “rapine rivoluzionarie”. La scoperta, nei giorni della drammatica fuga per sottrarsi a una sempre più serrata caccia all’uomo, che non c’è nessun fondo cassa a cui attingere per finanziare la latitanza, non piega le gambe a Notarnicola.
La condanna all’ergastolo
L’8 luglio 1968 la Sentenza della Corte di Assise di Milano infligge l’ergastolo a Sante Notarnicola nel processo alla “Banda Cavallero” iniziatosi il 3 giugno e durato per ben 21 udienze. Devono rispondere di 23 rapine, 5 sequestri di persona, 21 tentati omicidi e 5 omicidi. All’istituto Bancario San Paolo a Torino 8 aprile 1963 la prima rapina. Banco di Napoli a Milano 25 settembre 1967: l’ultima. Quattro anni e mezzo in cui misero in scacco le polizie delle due capitali del boom economico.
Dalla lotta nelle carceri alle Br
Piero e Sante: destini separati
In prigione Sante studia, scrive ed è tra i promotori delle prime grandi rivolte carcerarie, quando le condizioni detentive erano a dir poco “medievali”, che condurranno alla grande riforma del 1975. Piero invece si distacca dall’ambiente, si dedica alla pittura, riscopre il cattolicesimo. Scarcerato nel 1988 si dedicherà ai più poveri in un’associazione di volontariato, il Sermig di Ernesto Oliviero.
Figlio di una rivoluzione fallita
Figlio di un artigiano ma a lungo senza un lavoro fisso, Piero Cavallero del Pci era stato un attivista di prim’ordine, stalinista combattivo che menzionava fra le sue letture predilette Come fu temprato l’acciaio di Ostrovskij: alla morte di Stalin e al processo di successiva lenta destalinizzazione il suo profilo di duro e puro, così come le sue spavalde intemperanze, avevano però impedito diventasse quello che tutto aveva lasciato immaginare e cioè un dirigente del partito stesso.
Ma come mai un militante appassionato e a quanto sembra del tutto disinteressato, come mai un critico di base del sistema si muta in una specie di Gatsby proletario, in un uomo avido di denaro, dei privilegi e dei segni distintivi di quella società che a lungo ha proclamato di disprezzare, di voler distruggere? Se la sua può apparire una alzata di ingegno o una impensabile conversione va aggiunto che Cavallero è un serio pianificatore e organizza varie attività di copertura.
Da giovane comunista a bandito
Nato a Castellaneta il 15 dicembre 1938, Notarnicola trascorre l’infanzia in un istituto e a 13 anni emigra a Torino dove vive la madre ed è presente, come si è detto, alla rivolta di Piazza Statuto del 1962. Iscritto alla FGCI poi al PCI si allontana presto dalla sinistra istituzionale per legarsi a gruppi rivoluzionari e anarchici. Nel 1963 inizia con la Banda Cavallero una serie di 18 “rapine rivoluzionarie”. Man mano che il numero delle rapine aumenta, la banda si fa più agguerrita: spara tra la folla, prende ostaggi. Il 16 gennaio 1967, nel corso di una rapina a Ciriè la banda uccide il medico Giuseppe Gajottino.
Nei primi anni settanta alle rivolte dei detenuti “comuni” del cosiddetto proletariato extra-legale si erano uniti i militanti politici ed in particolare quelli di Lotta Continua (è proprio dallo scioglimento del fronte carceri di LC che dopo il 1973 nasceranno i NAP), e Sante Notarnicola diviene un’icona del movimento carcerario della sinistra antagonista di quegli anni.
Nel 1972 Feltrinelli gli pubblica il suo primo libro “L’evasione impossibile” , Gianfranco Manfredi e dopo gli Onda Rossa Posse, gli dedicano canzoni e nel 1978 è il primo nella lista dei 13 nomi indicati dalle BR come detenuti da liberare in cambio del rilascio di Aldo Moro. Alla sua prima raccolta poetica “Con quest’anima inquieta” (Torino, Senza galere, 1979), seguirà “La nostalgia e la memoria” (Milano, G. Maj, 1986) che diverrà anche il titolo di una canzone dell’album “Terra di nessuno” degli Assalti Frontali. Dal 1995, in regime di semilibertà, ha gestito a lungo un locale a Bologna e nel 2014 la casa editrice Odradek ha pubblicato la raccolta “L’anima e il muro” con prefazione di Daniele Orlandi, che riporta, in ordine cronologico, alcune tra le tante poesie da lui scritte dal 1970 ai giorni nostri.
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