19 giugno 1985: arrestata Barbara Balzerani, l’ultima leader brigatista in libertà

L’ hanno cercata ovunque. Ad ogni rapina, ad ogni attentato, ad ogni omicidio circolava il suo nome. E’ stata segnalata in tutte le grandi città italiane, a Parigi, in Germania, in Nicaragua. Poi l’ hanno presa a due passi da Roma, nei casermoni di Ostia che da anni vengono scelti dai terroristi per il rapido turn-over degli inquilini e la conseguente garanzia di anonimato. Barbara Balzerani, 36 anni dei quali otto spesi fuggendo la polizia, era l’ ultima dei grandi latitanti delle Br.

La sua è stata una carriera metodica. Un funzionario del partito del terrore che ha scalato uno dopo l’ altro i gradini dell’ organizzazione clandestina fino ad arrivare al Comitato esecutivo. Fino a diventare la coordinatrice dell’ ultima stagione delle Br. Una figura sottolineata dagli appellativi di rito (la “pasionaria”, l’ “inafferrabile”, la “primula rossa”) ma visualizzabile solo attraverso una vecchia foto che mostra due grandi occhi neri in un bel viso regolare e una massa di capelli corvini.

E’ una data celebre quella che segna il destino di Barbara Balzerani: il ‘ 69. Fino a quel momento il futuro commissario politico delle Br è una diligente studentessa. Abita a Colleferro, un paese a 35 chilometri da Roma, a pochi metri da una piazza che oggi è dedicata ad Aldo Moro. Il padre, autista di pullman, decide di fare qualche sacrificio e farla studiare a Roma. Si trasferiscono in tre. Lei e due amiche una delle quali, Gabriella Mariani, entrerà nella colonna romana e sarà arrestata nel 1978. Per il momento, comunque, per le ragazze di Colleferro la routine della capitale prevede molte lezioni e qualche lavoretto per arrotondare il bilancio. Così, mentre prepara la sua tesi sulla “Francia degli anni Trenta”, la Balzerani trova un posto all’ asilo “Nido verde”, specializzato nell’ assistenza a bambini handicappati.

Nel ‘ 76 la scuola viene assorbita dal Comune e lei si ritrova impiegata alla diciottesima circoscrizione. Ma il “Nido verde” è in realtà un “Nido rosso”, molto frequentato dai militanti di Potere operaio. E’ lì che la studentessa di pedagogia incontra Antonio Marini, uno dei professorini di Potop. Politica e affetti marciano di pari passo e nel ‘ 76 la Balzerani si ritrova sposata e impegnata in azioni sul filo della legalità. E’ un equilibrio precario che non dura molto. Il matrimonio si rompe presto (“Tony il professorino” sceglie l’ amica Gabriella) e lei, assieme al gruppo dei “Tiburtaros”, è tra i primi ad entrare nella colonna romana che Moretti, inviato dal nord con i soldi del sequestro Costa, sta reclutando.

Il rapporto con Moretti diventa in pochi mesi strettissimo. Nel ‘ 77 la Balzerani prende una diplomatica aspettativa e fa perdere le sue tracce. Ormai lavora a tempo pieno nelle Br. “Sara”, questo è il suo nome di battaglia, è presente nei momenti più delicati della storia del terrorismo italiano. E’ a Milano per rimettere in riga la “Walter Alasia” (“Ci avete mandato la signora ispettrice: riprendetevela”, i milanesi replicarono a Moretti). E’ a Genova a “portare la linea” E’ in Veneto a studiare l’ elenco delle vittime da colpire. Intanto continua a venire promossa. Dopo aver fatto parte del “Fronte di massa”, diventa responsabile della “Contro”, la struttura che decide le azioni di guerriglia, e viene cooptata nella Direzione strategica. Poi il passaggio al Comitato esecutivo.

Le tracce della sua attività si seguono attraverso l’ imponente mole dei fascicoli giudiziari a suo nome. A Roma è condannata all’ergastolo per la strage di via Fani. A Genova altro ergastolo per l’assissinio del sindacalista Guido Rossa. A Milano terza condanna a vita per l’ omicidio di tre agenti. Senza parlare delle pene minori (20 anni a Torino, 26 a Verona) per la partecipazione al sequestro Dozier e a una lunga serie di delitti rivendicati dalle Br.

Negli ultimi anni, dopo l’ arresto di Moretti (1981), è lei a cercare di tenere le fila di un’ organizzazione che continua a spaccarsi. Dopo le confessioni di Antonio Savasta e il fallimento dell’ operazione Dozier, è ancora una volta lei a dare la parola d’ ordine della “ritirata strategica”. Un ruolo direttivo rimasto indiscusso fino all’ autunno ‘ 84 quando, in un vertice a Parigi, l’ ala “movimentista” riesce a mettere in minoranza i “militaristi” e ad espellerli. Con loro finisce in minoranza, anche se la riunione pare non rispettasse il vero equilibrio all’ interno dell’ organizzazione pure la Balzerani. Da quel momento la primula rossa delle Br viene segnalata ovunque. L’ ultimo suggerimento è quello buono. “E’ a Roma, ha molta paura di essere riconosciuta e sta sempre chiusa in casa”, aveva rivelato uno dei pentiti, Gianluigi Cristiani. “La cattura di Barbara Balzerani chiude un ciclo storico”, ha commentato il Pm milanese Armando Spataro, “è caduto nella rete l’ ultimo personaggio di spicco delle Brigate rosse. Sappiamo che tra l’ altro era in contatto con le nuove leve delle quali per ora non conosciamo molto”. Potrebbe essere lei l’ anello che porterà all’ arresto della retroguardia Br.

FONTE: la Repubblica 20 giugno 1985

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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