Galmozzi: “Noi mica cantavamo Bella ciao …”

Ma noi cantavamo “Stato e padroni” mica Bella Ciao. Se devo essere sincero a noi giovani operai, che pure stavamo a Sesto San Giovanni, città Medaglia d’oro, della Resistenza ci importava quasi un cazzo. Al massimo si celebravano i fasti della Volante Rossa ma non in quanto “continuatori della Resistenza” quanto invece espressione della violenza operaia contro i padroni e i capiofficina.
La Resistenza tradita: un’idea m-l
Il mito della Resistenza “rossa” e “tradita” dal PCI l’hanno inventata i gruppi extraparlamentari marxisti-leninisti. Meno da Lotta Continua, che si rifaceva piuttosto agli Arditi del Popolo.Il fascismo per noi era la Cisnal che ci stava fra le balle in fabbrica e che nel 1968 era ancora un sindacato forte e che sarà spazzato via solo durante l’Autunno caldo.Ancora meno ce ne fregava nel 1977: a parte che allora quelli che avevano fatto la Resistenza a noi ci mettevano in galera, onesti: chi ha fatto il ’77 dica qui se ce la filavamo e se in un corteo si è mai sentito cantare Bella Ciao….
Il mito nasce a giochi finiti
E’ quando è finito tutto che c’è stata tutta sta ripresa nostalgica che ha il sapore del rifugio in un tempo e in un luogo mitici. Viene chiamata “memoria” ma è solo il rifugio in un mitico paradiso perduto che allevia lo sgomento della sconfitta. (lo stesso si può dire per le rievocazioni del ’77: mi pare la reunion dei Pooh, ha detto argutamente un amico.)Io, che ho settantanni, a chi, per età e convinzione, volesse continuare o ricominciare, consiglierei di guardare piuttosto ai picchetti operai della logistica.
Enrico Galmozzi
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